sabato 14 gennaio 2012

13-01-2012
- MARK RICHARDSON'S “PERSPECTIVES” @ SourMilk - 
Menzago di Sumirago (VA)

C'era una giustificata attesa per questa prima mostra fotografica di Mark Richardson, batterista degli Skunk Anansie e già dietro le pelli con i Feeder e i Little Angels di Toby Jepson. Attesa e curiosità che si manifestano nell'affollamento all'ingresso della piccola villa Liberty, splendidamente riadattata dai suoi gestori, in occasione del party organizzato a partire dalle ore 21:00 in questo venerdì sera di metà gennaio. L'arrivo in paese è molto più semplice da fare che da spiegare. Ben più difficile è trovare parcheggio in zona. La fortuna ci assiste e in pochi istanti troviamo ciò che fa per noi. Lungo la strada che costeggia il giardino della villa qualche coppia si avvia di corsa al cancello del Sourmilk, nella speranza di entrare al più presto e fuggire al freddo pungente della sera. Arriviamo anche noi e, tesserati in pochi istanti, puntiamo direttamente al primo piano. Scegliamo la sala blu, dove ad accoglierci sono le note di musiche sintetiche selezionate come adeguato sottofondo dalla sick girl, per l'occasione dj, The Blonde Pitbull. Alle pareti nove quadri, nove scatti in formato 42x60 che raccontano luoghi e non luoghi, nature morte metropolitane e spazi aperti di frontiera, dettagli e particolari. Inquadrature nette, lucide astrazioni. I colori sempre vividi e accesi, anche quando soffocati dall'ombra, regalano sfumature magnetiche a porte vetuste, a fibre ottiche tranciate di netto, a solchi di campi arati. La sacralità del Duomo di Milano è sintetizzata da una processione di candele. Un ammasso variegato di rifiuti plastici urbani è monito contro gli sprechi, mentre un pensiero corre a quell'altra metà del mondo privata fin dalla nascita dei propri beni primari, indispensabili e necessari. La stanza si riempie di volti variegati.

Decidiamo che cambiare aria sia al momento la cosa migliore per far spazio ai nuovi venuti e per continuare nel percorso proposto. Ci trasferiamo così nello spazio adiacente, forse quello più espressivo della mostra, dove sono due le fotografie alle pareti che catturano la nostra attenzione. La prima è Dad, Yorkshire, istantanea visione contadina ambientata nella campagna inglese, innevata e avvolta da una malinconica foschia, mentre un uomo avanti con l'età cammina di spalle in direzione dell'orizzonte sensibile, calpestando un terreno dissestato, ma dall'incredibile color turchese. Sulla parete contigua di destra compare un traliccio elettrico ripreso dal basso verso l'alto, in un geometrico gioco simmetrico. Sorridiamo con Cass in Airport Europe quando il nostro sguardo incontra il suo e quello più serio e distratto di Ace e Skin, intenti a trasportare i loro bagagli su tapis ruolant di qualche scalo internazionale. L'accesso al backstage dell'O2 Academy di Bristol è immortalato in una gigantografia scelta per promozionare l'evento qua a Menzago; le luci al neon rosa che invadono la scena, regalano un'atmosfera calda, ma à-la Strange Days, film fantascientifico di Kathryn Bigelow del 1995 nella cui colonna sonora compaiono, neanche farlo apposta, gli allora esordienti Skunk Anansie seppur ancora privi di Mark.

C'è pure Coney Island, il lungomare e la sua passeggiata, lì sulla quarta e ultima parete della sala. Eppure c'è di più. È Pier, Helsinki. "Sì, un giorno ero con mio figlio che vive appunto ad Helsinki e stavo camminando in sua compagnia quando ci siamo imbattuti in questa particolare costruzione che ha colpito la mia fantasia, quasi una porta sul mare." Con queste parole è lo stesso Richardson a spiegarci la genesi di una scatto ben riuscito anche grazie al bizzarro soggetto eternizzato dalla fotocamera. Incontriamo il batterista quando siamo già nella terza e ultima stanza del piano superiore, quella rossa, anche qui accolti dalla presenza del dj set affidato per l'occasione a Risiraider mentre sulle pareti è il rock a farla da padrone. 137 scatti, assemblati da Mark in compagnia degli autori del vernissage Erique LaCorbeille e Fabrizio Gagliardi e dalla sua curatrice Clarissa Tempestini, fanno bella mostra di sé in un collage entusiasmante, ricco di spunti e curiosità. Smorfie, dettagli, luci, pose, tempi morti, sorrisi, ombre, astrazioni: tutto assume nuova vita in questa variopinta installazione che occupa un'intera parete. Accanto troviamo quattro gigantografie di altrettanti concerti tenuti dagli Skunk Anansie l'estate scorsa nel Bel Paese: Pistoia, Milano, Roma e Ferrara sono omaggiate direttamente dalla pedana del drum kit.

Bei momenti e intensi ricordi, però "la mia preferita si trova nell'altra sala. È quella in cui compare mio padre di schiena in aperta campagna. L'avete vista?" Sì che l'abbiamo vista caro Mark, e per quanto ci riguarda è proprio uno dei must della serata, intenso e indimenticabile proprio per l'universalità della scena rappresentata, visto anche il retaggio rurale della nostra stessa Italia. Il tempo che scorre, la dimensione contadina, la vita umana in simbiosi con la Natura: simboli potenti per occhi sensibili. Lasciamo Richardson ad altri avventori mentre ci dedichiamo agli scatti appesi lungo la scala; qui s'è scelto di dare spazio al bianco e nero per immortalare preghiere e offerte, in un rituale tra il sacro e il moderno. Torniamo nuovamente a visitare in rapida successione i tre spazi espositivi appena descritti soffermandoci in ognuno di essi qualche istante in più davanti agli scatti preferiti; scendiamo al pian terreno, al bar, e pure qui notiamo nuove fotografie difficili però da osservare con tranquillità visto il normale via via al bancone. Risaliamo. Intorno alla mezzanotte Mark fa capolino nella stanza rossa dove siamo intenti a rimirare il collage e uno scatto di Cass con un sigaro in bocca. Ci vede e saluta con la mano e un'alzata di sopraccigli. Capiamo che se ne stia andando dalla concitazione proveniente dal piano di sotto. Noi restiamo. E attendiamo gli altri visitatori.

Andrea Barbaglia '12

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