mercoledì 17 ottobre 2012

ENDIMIONE
?Alos - Xabier Iriondo
- Brigadisco - 2012

Cosa può accadere quando una voce sovrumana in cerca di note incontra un agitatore musicale con la necessità opposta? La risposta è qua, incisa su questo splendido vinile 12" che, prendendo le mosse dai Madrigali di Antonin Artaud (ritratto ora giovane, ora anziano nell'espressiva serigrafia di fronte e retro copertina a cura dell'ottima Valentina Chiappini), viene in ultima istanza intitolato a ENDIMIONE, mitico re dell'Elide, figlio di Zeus e della ninfa Calice secondo alcuni, fantomatico pastore della Caria secondo altri. "Nel primo dei Madrigali di Artaud è proprio questo personaggio della mitologia greca ad essere citato; la sua figura ci è parsa perfetta per rappresentare l'unicità e la bellezza del nostro duo." Così Xabier Iriondo, a proposito di questo progetto che lo vede, infaticabile, nuovamente protagonista con Stefania Pedretti, per gli amici tutti "la sig.na ?Alos", dopo l'esordio dello scorso anno su 45 giri. "A livello tematico non c'è un rapporto vero e proprio con il primo 7", ma a livello sonoro direi che quello è stato l'incipit!". L'album ha preso così vita dalla lettura dei Madrigali, sette poesie ancora oggi facilmente rintracciabili in varie raccolte di scritti del commediografo francese, e "dalla decisione di ridare voce proprio ad un personaggio meraviglioso come Artaud, mostrandone il lato geniale, ma anche quello sofferente", prosegue Stefania. I testi, contenuti nell'lp, tradotti in italiano dal francese e opportunamente modificati dall'ex componente delle mai dimenticate Allun, qui alla sua prima prova vocale con la lingua madre e lontana da qualsivoglia strumento suonato in prima persona, diventano il punto focale su cui ruota l'ispirazione. Rapidamente, e in maniera spesso volutamente disturbante, torna dunque in vita una serie di personaggi e figure realmente incontrate e vissute da Artaud negli anni in cui recitò al cinema e in teatro. Si comincia con il poeta Georges Gabory, avvolto dall'elettronica spinta e morbosa prodotta da Iriondo, prima di risorgere, autorevole, dagli inferi della psiche umana. I rintocchi a morto simulati dall'italo-basco con il suo Mahai Metak, introducono e chiudono la rappresentazione sommessa e raccolta di Robert Mortier. Profumo di incenso, tessuti in seta d'organza e atmosfere bizantine per l'attrice parigina Marguerite Jamois, prima del Medioevo fisiognomico di Hieronymus Bosch declamato nella grottesca Florent Fels ("Quando il vescovo morì apparve il diavolo"). Simone Dulac è asfissiante ed intensa avanguardia dislessica che cresce nervosa e nevrotica. Evocata, l'amata Genica Atanasiou avanza a fatica tra i corridoi di un leggiadro vaudeville mitteleuropeo, contrastata dal feroce growl della Pedretti; la satura Charles Dullin è urlo di disperazione, esasperata tensione rivolta alla metafisicità, nel tentativo di allontanarsi dal disagio psicofisico che tortura l'uomo. Un ultimo invito, quello al Cruel Restaurant, duetto per sole chitarre scritto ex novo dall'accoppiata Iriondo-Pedretti espressamente per questo progetto, ha la funzione di sedare sinteticamente il paziente, quasi fosse una massiccia iniezione di farmaci e stupefacenti mirata alla quiete finale. Spettrale e angosciante. Giunta è la fine, tra l'incuria e la sporcizia. "Non ho più nulla da dire, ho detto tutto ciò che avevo da dire."
 

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