lunedì 15 ottobre 2012

INFECTION
Miss O
- Addictive Noise Records - 2012

È un lavoro maturo, attento, ragionato, realmente internazionale, quello realizzato dalla mai dimenticata Odette Di Maio, già cantante dei Soon a cavallo di quei nostri prolifici anni '90 e successivamente sparita dai riflettori del grande circo mediatico in cui, a torto o a ragione, la band era ad un certo punto approdata. INFECTION è l'inizio di una nuova era, fatta di contaminazioni e incanto, di suoni liquidi e produzioni cristalline. Sognante quanto basta, emozionante mai per onor di firma, il progetto realizzato a quattro mani con Jan De Block, talentuoso polistrumentista belga, è un deciso step in avanti rispetto al già apprezzabile trip hop metropolitano sviluppato con l'amico Lorenzo Bianchi (a.k.a. Lorbi) in RING; qua le sonorità più legate al Bristol sound si fondono e vengono armonizzate ad importanti strutture acustiche capaci di conferire una cifra stilistica davvero dinamica, con quella sensibilità pop mai perduta o rinnegata. Disco solo apparentemente notturno in cui viene comunque bandita ogni asperità sonora, il ritorno di Odette sa veicolarsi in maniera agile e fascinosa attraverso ritmi e armonie improntate ad una raffinata ricerca, con il costante utilizzo della lingua anglosassone quale via privilegiata di comunicazione. A Talk To Me spetta il compito di portare l'ascoltatore sui sentieri già percorsi dai Morcheeba di BIG CALM con una fascinazione però tutta italiana che viene replicata con ottimi risultati in Getaway (Dido che incontra i Portishead e se ne innamora) e da In Motion. Si cambia registro con il pacificato dramma amoroso di The Neptunian, la confidenziale Butterfly e il folk americano su cui si sviluppa l'idea di My Wish, a rispolverare quel songwriting d'Oltreoceano riportato prepotentemente in auge a livello mondiale dalla premiata ditta Plant-Krauss con lo strepitoso RAISING SAND e sperimentato comunque a suo tempo dalla stessa Di Maio, in compagnia del newyorkese Ben Slavin, con il progetto The March. Night Ride è una desertica sceneggiatura dark puntellata da atmosferici interventi di tromba che Luc van Lieshout pesca direttamente dai seminali Tuxedomoon; la spettrale profondità celeste di My Wildest Time ben si accorda alla sognante Sensitivity, capace di gettare un ponte tra Martina Topley-Bird e gli U2 di POP, con chitarre orientaleggianti a rimescolare le carte in tavola. Intimistiche ballate per piano e voce, 61 Cravings e la sofferta The Girl rimandano alle composizioni di Tori Amos mentre non va a cozzare con lo spirito globale del lavoro, ma anzi lo completa e impreziosisce, la solarità malinconica della candida The Country. Spetta a Back Home suggellare l'esordio di Miss O, giusto epilogo capace di trascendere le divisioni di genere e funzionale a richiudere il cassetto dei sogni da cui ha preso le mosse tutta la vicenda narrata. Un sogno condiviso, armonico e spontaneo. Lampi, bagliori, scintille capaci di innescare la sacra fiamma delle emozioni.
 
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