mercoledì 30 ottobre 2013

l'intervista

ILVOCIFERO: TRA NICHILISMO E POESIA
 
Solitamente a fine anno uno sguardo ai mesi che ci hanno accompagnato a ridosso dell'inverno diventa tappa quasi obbligata. È tempo di consunti e di bilanci. Nell'anno 2013 IlVocifero non solo si candida, ma a detta di chi scrive, guadagna a piene mani la palma di miglior realtà musicale espressa oggi dal nostro paese. Una forza della natura così viscerale e visionaria, solo in apparenza misteriosa, che, come ci racconta Walter Somà, sintetizzando diversi percorsi umani concepisce un modo nuovo di rapportarsi con la realtà e le sue convenzioni. Senza fare sconti a nessuno. Neppure a sé stessa. Questo è IlVocifero. Persona plurale. Unica. Trina. Molteplice.
 

Chi o cosa è IlVocifero? Come, dove e quando comincia l'avventura tua in compagnia di Aldo Romano e Fabio Capalbo?
Walter: IlVocifero è prima di tutto Aldo, Fabio e Walter che in maniera un po' atipica fanno uscire questo disco.  L'idea è che questa esperienza artistica possa poi esistere anche attraverso altre espressioni ed altre persone che in qualche modo ne estendano la voce. La musica rimane comunque il nucleo centrale. Ed una poetica da cui partire. Già ora, per esempio, esistono delle stringhe di fumetto disegnate da Giovanni Rabuffetti, fumettista geniale, in cui IlVocifero è un personaggio che dà vita a parole di Aldo. Mi piacerebbe che IlVocifero fosse un contenitore aperto, che quindi non contiene; una casa che puoi frequentare. Con Aldo del resto ci si conosceva da sempre. Siamo entrambi di Settimo Torinese, città a cui abbiamo dato i natali. Poi ci siamo persi di vista per tantissimi anni; anni in cui sentivo sempre un senso di sospensione nei suoi confronti. Una sorta di incompiuto, che volevo compiere. Ci siamo ritrovati ed in un paio di giorni abbiamo suonato le canzoni del disco. Come se già esistessero. Ma, a parte tre, esse non esistevano. Lampo. Con Fabio invece ci siamo conosciuti qualche anno fa, per via del progetto solista di Edda. Io con Stefano avevo scritto tante canzoni prima del suo esordio con SEMPER BIOT e Fabio ha avuto l'intuizione di andarselo a cercare per proporgli una pubblicazione per Niegazowana dopo che per una quindicina di anni era sparito. Siamo subito diventati molto amici. Fabio ha a cuore la purezza delle cose. Quindi immaginati che vita fa!? E questa cosa la cerca per esempio nella musica oltre che nei lavori come regista, quindi è stato perfetto così: ci siamo capiti.

Dopo diversi anni e, appunto, ben due album con Edda realizzati tutto sommato dietro alle quinte, cosa ti ha spinto a passare dall'altra parte della barricata? Perché questa volta passerai dall'altra parte, vero?Walter: In realtà rimango sempre dalla stessa parte della barricata... che è la parte in cui c'è l'ispirazione iniziale, la scrittura, la progettazione, la produzione, ecc... Non ho spinta a suonare dal vivo se è questo che intendevi e mi soffoca un po' l'idea. Di spinta ne ho invece tanta a scrivere canzoni e ad attivare realtà, con l'idea che possano poi anche camminare senza di me. Da questa parte della barricata c'è un mondo intero pieno di altre barricate. E dietro il "dietro le quinte", c'è il muro del teatro. Oltre al quale c'è tutto. Qualcosa poi, toccato in forma d'arte, finisce dalla strada, dalla casa, dal prato, dal supermercato sul palco. In sostanza, scavo buchi cercando di aprire varchi.
 

Nei mesi passati siete saliti sul palco della Cooperativa Portalupi, nel Pavese, per quella che è stata la data zero; poi il silenzio. Come si articolerà il tour e in che modo pensate di portare dal vivo un album comunque complesso come AMORTE?

Walter: Bella domanda.  Oltre a Fabio alla batteria e ad Aldo alla voce c'è l'Ensemble Vinaccia che ha anche suonato tutto il disco e che seguirà dal vivo il progetto. Stiamo anche verificando l'inserimento di una voce femminile che affianchi Aldo dove serve. Dorina ora vive in Germania e sicuramente qualche volta verrà sul palco. Stiamo comunque facendo fatica a trovare spazi in cui suonare. Anzi, se qualcuno ci vuole aiutare ci chiami! L'etichetta Niegazowana sta cercando un ufficio booking, ma anche questa sembra una cosa molto difficile. Questa è una area di cui non riesco ad occuparmi.
 
Di questi tempi trovare un lavoro discografico in cui produzione e missaggi non siano all'altezza della situazione è abbastanza raro. Qua a far la differenza rispetto ad altre uscite assai ben curate è la resa sonora che per quanto in presenza di un album ricco di umori, risulta sfacciatamente calda, "sporca", quasi ci trovassimo di fronte ad un live non dichiarato.
Walter: Credo che moltissima resa sonora del disco dipenda dal grande qualità del lavoro di Davide Tessari che ha seguito tutto il progetto come fonico, tecnico di studio e nel mixaggio. Ha colto in profondità l'essenza del progetto e di fatto ne è entrato a far parte, suonandoci anche. Nella lunghissima lavorazione del disco Davide è stato il perno sicuro attorno cui sono girate tutte le diverse fasi. Stiamo valutando di fargli un monumento. Ci interessava comunque esprimere una profondità ulteriore rispetto al suono degli strumenti e della voce. Come recuperare un ambiente molto nostro.

Ci sono dei punti fissi in questa avventura musicale?
Walter: Forse l'amore? Forse la morte?
 

E nel mezzo?
Walter: La volontà e la ricerca di coscienza.
 
Con che criterio vi siete orientati per la scelta delle canzoni? Cos'è rimasto nel cassetto?
Walter: Come ti dicevo, a parte tre mie canzoni che Aldo aveva sentito e che mi propose di fare insieme, ed un brano che Aldo aveva ideato con un suo amico, il resto l'abbiamo messo a fuoco all'istante. È comparso ciò che serviva. Compresa una improvvisazione che Dorina aveva registrato al volo e che voleva buttare. Me la feci regalare e ci lavorammo su. È Lucyd, il primo singolo. Nel cassetto? Restano molte canzoni che noi non abbiamo ancora sentito.
 
Per quanto stratificato AMORTE è un disco diretto, in cui i sentimenti vengono messi a nudo. Perché cantare l'amore?
Walter: L'amore è il tema totale, secondo me. La lente attraverso cui guardare tutto e la chiave per decifrare le cose. Quando non c'è ne senti la potenza in virtù della sua assenza. È provenienza e destinazione; è l'interrogazione che ti fa capire molto bene come sei messo. Mi riferisco all'amore in senso ampio, non solo ciò che riguarda le relazioni umane. L'amore come spinta costruttiva, una linea che, almeno secondo me, porta ad una idea di Dio. Ed io ne devo fare ancora tantissima di strada. Spero di averne il tempo. Non mi hai chiesto della morte. Hai fatto bene.

 
Non ti ho domandato della morte perché, a mio avviso, non è un sentimento, ma uno stato, una condizione, per l'esperienza che ci è dato fare, immutabile. Però rimedio all'istante: perché cantare la morte in un mondo che continua in fin dei conti a temerla, forse davvero ultimo tabù rimasto per l'essere umano?
Walter: È vero, anche se in effetti la morte, in questo nostro lavoro, penso si possa intendere in maniera più simbolica. Come per esempio in Lucyd quando scrivo "nei movimenti che fai, l'amore ha uno strano sapore di morte e ti vedo senz'anima. tu dove sei? ti voglio vivo. senza libertà l'amore è una malattia." In questo caso la morte è la non presenza a sé stessi, la mancanza di libertà, la dipendenza e temi di questo tono. Come faccio ad amare pienamente se non ho il governo della mia esistenza, se sono stato schiavo delle abitudini ("dell'abitudinario siam proprietà privata", scrive e canta Aldo), se passiamo l'esistenza in uno stato di vita apparente come morti viventi? È camminare sui binari che non sono i tuoi. Parliamoci chiaro: c'è una imposizione. Un lavaggio del cervello da quando sei bambino e neanche sai parlare. Una induzione continua. Un falso sé calcificato. Ricordi? "Tu dove sei? Io sono qua. Ciao ciao bambino, fango di dio."
 
L'avere oggi tra le mani il disco che volevate realizzare, provocatorio con raziocinio, sincero e senza compromessi,  può risultare controproducente da un punto di vista commerciale oppure è lì a testimoniare la bontà del vostro operato?
Walter: A noi interessava essere liberi e fare una opera che rappresentasse ciò che avevamo dentro. Mi chiedi se è controproducente da un punto di vista commerciale, ma io non so neanche se esiste un commercio musicale. Il tempio è stato occupato alla fine. Ci si è rinchiusi dentro a vendere e comprare. Anche icone sacre. Molti sono rimasti fuori senza soldi e senza prodotti. Gli altri, dentro, sono come in preda ad un delirio di cannibalismo. Finite le cose da commerciare e dediti ora al consumo della carne a volte, sotto ipnosi, spingiamo anche per entrare nel tempio e partecipare, dimenticando o non sapendo che significa dare sangue. Nel senso horror del termine. Sarebbe bello invece creare isole a cielo aperto dove non c'è commercio, ma scambio teso a costruire.
 
Qua e là se ne fa cenno: IlVocifero ha fatto esperienza di Dio?
Walter: Dio è una musa ispiratrice.


E come tale deve avervi guidato attraverso il caleidoscopio di emozioni scaturite dal cd. Rock, teatro, musica popolare, jazz e canzone d'autore: questo e molto altro si trova nel vostro esordio. Avevate messo in preventivo di partorire un'alchimia così intensa?
Walter: L'intensità sicuramente. Ma non c'era in preventivo una idea legata ai generi. Io dall'inizio dicevo che avrei voluto trovare un punto di incontro tra Sex Pistols e Pink Floyd! Tra l'attitudine nichilista e una poetica visionaria e trascendente. Tutto qui. Per quel che riguarda strettamente la musica c'è una apertura mentale completa. A me non interessa una codifica.
 
Nella vita un po' di scotto da pagare devi probabilmente metterlo in preventivo: tu, come dicevamo, hai lavorato con Edda e Aldo, personalità uniche e genuine in questo senso.
Walter: Aldo Romano e Edda, sono persone con cui sento una forte connessione spirituale, di intimità. Grande amore che si esprime in uno spazio di libertà che trascende il carattere. Ci siamo sempre dati tantissimo, vicendevolmente. Una continua inversione di ruoli. Così come con Dorina, con cui lavoro tantissimo. Siamo tutte persone pesantissime e leggere al tempo stesso.
 
Perché a tuo avviso c'era necessità di un lavoro come quello de IlVocifero?
Walter: Per diversi motivi. Io personalmente avevo bisogno di fare un lavoro molto forte ed occuparmi dell'intero processo della realizzazione di un disco. In Italia, anche se magari passerà quasi inosservato, credo che servano lavori come questo. Trovo che AMORTE abbia una grande carica eversiva, nel senso di rovesciare il tavolo, incarnare una diversità. Credo che parole come controcultura, underground, poesia e la bellissima parola "indipendenza" siano, nel nostro contesto, ben rappresentate. Così come follia e voglia di comunicare. Quindi vi avviso che se ci chiamassero a Sanremo o nel carcere di San Vittore a portare AMORTE, ci si va. A San Vittore con messaggio d'amore; a Sanremo come detenuto in sciopero della fame che vuole comunicare un messaggio legato al diritto.


L'apertura a collaboratori esterni è stata naturale trattandosi di amici prima ancora che musicisti; chi fra loro ha saputo meglio calarsi in questa realtà?
Walter: Mah, direi tutti. Ognuno a proprio modo. I ragazzi dell'Ensemble Vinaccia sono stati fantastici e ci hanno addirittura accolti  in casa loro recependo un approccio musicale completamente diverso da quello a cui sono abituati. Carlo Sandrini ha scritto gli arrangiamenti per archi e fiati con una tale vicinanza che sembra cresciuto con noi a Torino! Edda e Gionata Mirai sono fatti della stessa pasta de IlVocifero, ci si conosce bene e non avevo nessun dubbio sugli esiti. Mi viene da dire qualcosa in più su Dorina. La sua presenza è stata molto forte. In questi giorni abbiamo fatto le riprese del singolo Lucyd, con Fabio alla regia, e salta all'occhio subito quanto sia dentro allo stesso tipo di energia. Con lei sto lavorando al suo disco solista insieme proprio a quel Carlo Sandrini di cui sopra. E mi colpisce quanto siano sottili i confini di questa comune esperienza artistica e umana.

In apertura a questa chiacchierata affermavi "mi piacerebbe che IlVocifero fosse un contenitore aperto, che quindi non contiene. una casa che puoi frequentare". Chi pensi accoglierà l'invito a far parte di questa famiglia allargata?
Walter: Ah, non ho idea... A me piacerebbe molto lavorare con gente giovanissima perché credo che ci siano delle energie accesissime là in mezzo. Ma anche con persone anziane.  Come area di azione sono spesso attratto dall'idea di operare per esempio con gente del mondo del teatro perché penso che sia uno dei pochi ambiti in cui si riesce ad osare di più. Invece una persona con cui sarebbe bello fare qualcosa è Silvano Agosti, ma lui ancora non lo sa. E se anche tu hai qualche proposta sappi che è ben accetta!

Guarda che ci penso sul serio?!
Walter: Perché no? Magari potremo fare qualcosa. Intanto però ti ringrazio tantissimo per l'attenzione e la disponibilità. ...Che dire? Sei stato paziente!

Andrea Barbaglia '13

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