venerdì 10 ottobre 2014

DON KIXOTE

DON KIXOTE
The Shipwreck Bag Show
- Wallace Records/Brigadisco/Phonometak - 2014  

Non si può non rimanere affascinati dalla trasposizione sbilenca e rumorosamente minimalista che Roberto Bertacchini e Xabier Iriondo fanno del capolavoro cervantesco Don Chiscotte della Mancia. Per una volta non leggetelo, ma ascoltatelo e fatevelo raccontare da chi ha messo anima, cuore e cervello per riconsegnarcelo intatto in tutta la sua poderosa essenzialità che da quasi quattrocento anni travalica i secoli. È più che una rilettura questo visionario DON KIXOTE; è proprio un racconto nuovo. È una messinscena modernissima e contemporanea di altissima qualità quella che il duo The Shipwreck Bag Show fa e allestisce nei solchi di un album prezioso ed emozionante. Sarà la voce di Bertacchini, saranno gli interventi sonori di Iriondo, sarà lo script da cui tutto ha avuto origine, ma quello che più conta qui è la capacita di sintesi operata dall'affiatatissima coppia di musicisti che seleziona, taglia, riduce e illumina ciò che risulta in ultima analisi fondante l'intero romanzo, ponendo l'accento su alcuni passaggi clou basilari. Non solo cronologicamente impeccabili, ma significativamente esistenziali. È il particolare, che comprende e rivela il generale. C'è un pezzo a tal proposito, La Follia, Il Sogno, L'Ignoto, in cui ogni cosa appare, nella sua lungimiranza senza tempo, come data una volta per tutte. Un solo minuto, sessanta secondi che raccontano più di tanti libri di scuola e pedanti pagine di critica letteraria. Ciò che altrove diventa sempre più spesso merce rara è una dote che hic et nunc, su due facciate viniliche, viene elargita gratuitamente e in abbondanza: la credibilità. Quella di un lavoro che vede nello schivo leader degli Starfuckers il perfetto attore calato con naturalezza nei panni del problematico cavaliere della Mancia e che, di contro, premia il sodale musicista italo-basco quale suo alter ego di fiducia. Una via preferenziale tra i due per la realizzazione di un'opera artigianalmente ineccepibile che mescola l'alto e il basso, il tragico e il comico, la follia all'equilibrio. Disillusione e complessità con una aderenza al vero letterario che spaventa tanto è il grado di immedesimazione dei protagonisti. Non esiste più una perpetua e distaccata immutabilità di temi e ruoli. Quando l'hidalgo spagnolo perderà il senno e mostrerà tutta la delusione che l'uomo prova di fronte alla realtà, noi saremo in completa avaria con lui e il duo che lo canta. Con una voce mai allineata, per questo pura e disillusa, nella quale ritrovarsi con lucida malinconia e spirito critico. Non più un accomodante flusso di coscienza libero da geometrie unitarie e neppure una "semplice" vita parallela fra le tante possibili; ma un capitolo importante per la comprensione dell'Io interiore. Viscerale. Primitivo. Umano. Frammentario come le nostre esistenze moderne partorite, a volte, da nuovi mulini a vento.

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