mercoledì 16 luglio 2014

LUME

LUME
Lume
- Blinde Proteus - 2014

Creatura multiforme questo Lume. Un addomesticato cerbero a tre teste che abita il sottobosco dell'indie rock tra psichedelia e onirismo pop. Nato dall'incontro fra la bassista Anna Carazzai, una vita con i Love in Elevator di cui i Lume potenziano la proposta, e Andrea Abbrescia (altro collaboratore dei LiE) in combutta con il martellante Franz Valente preso in prestito nelle ore d'aria concesse da Il Teatro degli Orrori, l'estemporaneo trio lombardo-veneto ha sviluppato relativamente presto un set di brani che deve aver dato fin da subito una qualche parvenza di potenziale autonomia dai lavori delle varie band di appartenenza. Approfondita la reale tenuta di questo e del materiale proposto in un secondo momento da Valente ci si è accorti di come tutto filasse per il verso giusto senza alcuna forzatura o, peggio, imposizione esterna. Dunque, buona la prima. Nulla di rivoluzionario sia ben chiaro, ma molta energia e una buona dose di improvvisazione, che giocoforza conferiscono una netta percezione di libertà creativa, sono gli ingredienti principali per un pasto rapido eppure sostanzialmente completo. Una batteria "pestona" e un divertito mood da dancing padano da favolosi anni '60 bagnano il singolo Lucky Number, primo episodio su cui fanno capolino alcuni degli ospiti che via via si alterneranno in studio. Marco Fasolo, autore fra l'altro di missaggi e masterizzazione, è il chitarrista aggiunto che porta con sé il compagno di merende Liviano Mos, altro membro della famiglia allargata a comparire nel disco vista la sua militanza tanto negli Love in Elevator quanto nei Jennifer Gentle, alle tastiere. Quelle stesse che imperversano nella sakeesadiana Domino e che trovano un fertile terreno psichedelico in Bye Bye Baby dopo aver remiscelato la cupezza meccanica di Charge, notevole esempio di quello che i Lume potrebbero avere nuovamente in serbo in futuro se continuassero su una strada oscura e irta di asperità metalliche. Aero Bleach sembra omaggiare ciò che fecero i Nirvana con Aero Zeppelin, questa volta prendendo come riferimento iniziale proprio la band di Cobain e compenetrandone la distruttiva forza punk con una progressione rock ruvida e caotica; di contro c'è Elastica, la più melodica delle tracce e forse la meno riuscita, statica e monocorde. Caratteristica abbastanza peculiare del lavoro è il flusso senza soluzione di continuità che lega quasi sempre a coppie di due alcune canzoni, come a voler porre l'ascoltatore di fronte a un intreccio perpetuo tra suoni aspri, distorti, esagitati e paesaggi sonori fatti di lande e territori illuminati da una tenue luce mattutina. E mentre la predominanza delle vocals è a carico di Anna (potenziata dai cori di Elisa Mezzanotte nella piacevole Bad Daughter ed estremamente sicura in Sparks Were Flying)  piace molto l'atmosfera di cupezza che il cantato di Valente sa conferire nei momenti migliori del cd, corrompendo e sporcando gli spiritelli umbratili che sembrano di continuo essere evocati dalle ipnotiche note lambite dalla Carazzai. La sensazione che Lume (la band e il cd) sia però un progetto estemporaneo è costante; che possa esaurirsi nell'arco di un disco o due oppure che tenda ad evolversi per divenire altro ancora poco importa. Detto questo è altrettanto vero che avendo la possibilità, e soprattutto la volontà, di dar vita a un progetto parallelo fatto anche per premiare la costanza di un'amicizia di lunga data è quanto di più duraturo possa esistere. Del resto ciascuno mostra quello che è anche dagli amici che ha.

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