giovedì 3 luglio 2014

VIA CRUCIS

VIA CRUCIS
Karenina
- autoproduzione - 2014

Buone notizie da Bergamo e dintorni. Tornano i Karenina con un album che supera di slancio i precedenti lavori proposti nel recente passato dopo l'abbandono dell'antico moniker Triste Colore Rosa. VIA CRUCIS è difatti il disco che mancava, quello meritevole di attenzione, senza dubbio il più completo e maturo, forse paradossalmente il più rischioso nella fin qui breve avventura discografica dei Nostri. Mandata a memoria la lezione degli Amor Fou, veicolata da una altrettanto efficace capacità di narrazione metropolitana, ma supportata da una maggior violenza sonora che qua e là riprende i Negramaro degli esordi, la tensione emotiva che pervade i solchi del vinile nelle nostre mani emerge in tutta la sua dinamica ed esplosiva concatenazione di eventi. Quella che ha portato ad avere in meno di un decennio un paese in recessione, con il 41% dei giovani disoccupati e un confusionario malcontento generale figlio di scelte sbagliate e diffuse incapacità gestionali. Questo è l'humus, il contesto in cui si consumano disturbanti e sanguinari fatti di cronaca provinciale (20 Novembre 2010, 26 febbraio 2011) dati smodatamente in pasto - proprio per lo sconcertante relativismo di cui sopra - a becere cagne del teleschermo che latrano concupiscenti tra una telepromozione e l'ennesimo ammiccamento senza vergogna. Si impone una riflessione. E una nuova esposizione. Se necessario addirittura il silenzio. Così deve aver pensato il quintetto di Francesco Bresciani che, partendo da tutto questo sistema feroce e disumano, è riuscito poco per volta a isolarsi dallo stagnante frastuono mediatico, continuativo ed esasperato, per mettere in musica un non facile spaccato di ordinaria follia. Con una presa di coscienza sociale che fa di VIA CRUCIS un album politico - niente affatto partitico - nella sua sensibilità più popolare, lontano da pretenziose mire giustizialiste, ma ampiamente "dentro" la vicenda raccontata con discrezione e rispetto. Romanzata come si conviene, tra rabbia e candore adolescenziale. Spiace che per trattare argomenti difficili ci si debba muovere una volta ancora autonomamente, ma a quanto pare anche solo evocare con un racconto la figura di una ragazzina massacrata suo malgrado a pochi metri da casa spaventa pure chi non ha responsabilità oggettive nei crimini eppure teme di dispiacere un'opinione pubblica abulica rilasciando un elaborato artistico che si avvale delle trovate grafico-espressive di Roberto Pesenti. Se non altro ciò che si perde a livello di mezzi e risorse promozionali si guadagna in termini di libertà, espressive e gestionali. Così i Karenina fanno di necessità virtù anche da un punto di vista commerciale decidendo di supportare le undici stazioni del disco con una formula certamente ragionata anche quando audace: quella del download gratuito su tutti i propri spazi web, con la vendita del vinile (con cd-r allegato) relegata ai soli concerti. Scelta controcorrente che meriterebbe non solo il plauso del pubblico, ma anche il suo sostegno concreto perché la visione globale offerta attraverso il rinnovamento di consolidate formule rock e un tormento narrativo da concept album è testimonianza di una vivace attività culturale non così scontata al giorno d'oggi. Una goccia di spazio infinito a portata di mano.

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