giovedì 8 gennaio 2015

CRONACA E PREGHIERA

CRONACA E PREGHIERA
Cronaca e Preghiera
- autoproduzione - 2014

Da qualche tempo sull'asse Milano-Firenze c'è qualcosa di oscuro e sconosciuto che si muove con sferzante frenesia e sarcasmo. Sono quattro individui che hanno scelto di combinare le proprie esistenze all'interno di un progetto musicale dal più ampio respiro concettuale. I Cronaca e Preghiera nascono solo un paio di anni fa da una idea di Francesco Salvadori e Giuliano Billi, ma in poco tempo trovano nell'irrequieto Ljubo Ungherelli e nella complementare Vanessa "Miss Brady" Billa l'altra metà della storia e gli imprescindibili compagni di viaggio con cui sviluppare canzoni non necessariamente legate al senso tradizionale del termine, ma puntando ugualmente su strutture semplici e riconoscibili che possano aprire all'istante una breccia nelle orecchie dell'ascoltatore. Con una immediatezza e una certa semplicità anche piuttosto minimalista degli arrangiamenti la giovane band ha trovato quasi subito una formula efficace per veicolare i propri gusti musicali senza trascurare le "antiche" passioni soniche di gioventù. I CCCP - Fedeli alla Linea su tutti, ma anche Disciplinatha, Santo Niente e tutto quel post punk oscuro di fine anni '70, tra furore elettrico e un desiderio iconoclasta ancora attuale e vivo; anzi, decisamente rinnovato dalle contingenti condizioni di vita contemporanea. Una impalcatura dalle solide fondamenta dunque, che alla lunga pecca ancora un poco di autonoma personalità, ma che nell'omonimo debut album CRONACA E PREGHIERA lascia scorrere come un fiume nero enormi dosi di linfa vitale anche per l'immediato futuro. Un noir cinematografico all'ombra de La Croce, che in una sorta di dissolvenza incrociata muove da un brano all'altro attraverso sonorità accattivanti, ma ugualmente decadenti, fra psicotica crudezza e lucida perversione. Senza imbarazzi. Una litania industriale post moderna (Se Ho Fame Fumo) di elettronica asciutta, con derive poetiche inconsuete (Sogni Infranti A Paderno Dugnano), stralunate e strazianti, per una riflessione interiore che cerca un isolamento a tenuta stagna dalla nevrosi quotidiana in cui siamo piombati. Dinamica, come il giovane Danilo Fatur che vediamo idealmente dimenarsi al ritmo de Le Cose Sexy; mutevole, al pari della sopravvivenza suburbana vissuta al tempo della crisi con tutte le sue derive sociali, ridicole (Mi Sono Sposata Un Calciatore) e passibili di libertà che sembrano infinite nelle relazioni di coppia post Dolce Vita (Ucciderti A Rate). Lacrime di rabbia e non di commozione, ostentate, come le declamazioni a massimo volume de L'Abominevole Uomo Cupo, nel tentativo di capirsi su cose difficili e complesse come il tempo in cui viviamo. A testa bassa, con tutto lo sporco synth-etico possibile assorbito e rilasciato con intransigente rigore per oltre quaranta minuti di sopravvivenza al e nel quotidiano. Appunti di cronaca; accenni di preghiera.

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