martedì 20 gennaio 2015

FINALMENTE A CASA

FINALMENTE A CASA
AIM
- autoproduzione - 2015

Che il passaggio all'italiano sortisca sempre cambiamenti per qualunque band italica nata, cresciuta e stabilizzatasi in un alveo linguistico anglo-americano è cosa abbastanza comune e risaputa. La difficoltà maggiore è quella di mantenere il più possibile inalterata l'essenza che l'aveva contraddistinta e fatta riconoscere dal pubblico fino a quel momento. In alcuni casi è non soltanto un passaggio obbligato, ma una vera e propria opportunità che se colta al volo porta principalmente benefici (Afterhours); in altri rischia invece di far precipitare le cose e affossare quanto di buono realizzato (Senzabenza); in altri casi ancora, una lama a doppio taglio, voluta, rincorsa oppure soltanto suggerita, ma gestita in maniera altalenante (Linea 77) con il rischio di far seguire a lavori riusciti e convincenti album eufemisticamente sottotono quando non imbarazzanti. Insomma, con la lingua di Dante non ci si può improvvisare provetti oratori da un giorno all'altro né credere che sia facile diventarlo solo perché si è della stessa madrelingua. Il trio brianzolo degli AIM (vi ricordate i gemelli Camisasca al Tambourine di Seregno? Li avete incontrati ora al Circolo di Mariano Comense?) lo ha sempre saputo e prima di inanellare infatti nove brani filati senza far ricorso al prezioso schermo linguistico proveniente dalla terra d'Albione ha dovuto (e saputo) intraprendere un lungo viaggio, cominciato, guarda caso, con il precedente WE ARE SAILING in compagnia del ministro Federico Dragogna e approdato FINALMENTE A CASA con la complicità dell'amico Fabrizio Pollio a distanza di ben quattro anni da quel primo tentativo. Li ricordavamo - specie in sede live - tumultuosi, aggressivi, melodicamente spartani e coinvolgenti; li ritroviamo, fin dalle prime note della title track, sempre ad alto voltaggio, ma anche molto più proiettati verso una sorta di post rock sognante, dilatato e altamente condizionato dalla necessità di comunicare la propria visione del mondo attraverso la propria lingua madre. L'irruenza dei giorni passati non è andata perduta dunque, ma si è affievolita un certa vigoria in molti di quelli che potremmo considerare gli episodi chiave del nuovo lavoro. Vittoria ad esempio è lascivamente perfetta, ha la stoffa per diventare un brano imprescindibile nelle prossime scalette, ma fa a pugni con il repertorio "classico" cantato - e urlato - da Marco Fiorello. Anche la successiva Dormo In Te svela nuovi lati della band, che meritano senza dubbio di essere approfonditi nel loro sincero ed emotivo intimismo. E che dire della programmatica Mi Vuoi Migliore? Introdotta da un riff di chitarra semplice ed evocativo insieme, si sviluppa epica, con passione, come se gli AIM si trovassero in mare aperto a lottare con le onde per mantenere sicura la rotta, mescolando gli antichi fasti alla recente svolta, portando con sé aspettative e ricordi. Quando il tentativo di riportare in vita un passato che non si può e non si deve cancellare si fa più impellente non tutto è ancora a fuoco (Nel Nuovo Giorno) e convincente (Dove È Ancora Più Profondo); eppure, saltando dentro al fuoco, bastano davvero pochi, vorticosi istanti nella lavatrice per poter urlare con convinzione Voglio Il Mio Tempo, potente rivendicazione di stile e personalità. Cano ergo sum.  

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