lunedì 11 ottobre 2010

UNO
Marlene Kuntz
- EMI/VIRGIN - 2007

Avevamo lasciato Cristiano Godano alla recherche della Bellezza e ce lo ritroviamo a un paio d'anni di distanza da BIANCO SPORCO con un primo traguardo raggiunto: l'approdo al cantautorato, seppure di chiara matrice rock, compiuto dalla band sonica per eccellenza in ambito italiano. Mai in carriera il combo piemontese si era espresso nel brano di apertura su toni così pacati come in Canto, canzone di rara raffinatezza che fa il paio con la successiva Musa, magnifica ed estatica composizione impreziosita dal pianoforte dell'amico Paolo Conte. È la Musica al servizio della Parola cantata e scritta quanto osserviamo in questo lavoro forse destinato a restare un unicum per la band cuneese. Lo stesso booklet raccoglie interventi di scrittori e artisti a mò di commenti introduttivi e, contemporaneamente, di chiose finali per ogni singolo brano quasi a suggellare l'unione tra Scrittura e Suono. Stefano Benni, Vladimir Nabakov, Carlo Lucarelli, Tiziano Scarpa, Enrico Brizzi, Babsi Jones, lo stesso Conte: tutti hanno lasciato una frase, una riflessione, uno spunto scritto per la canzone toccata a ciascuno in sorte. Eppure la claustrofobia di certi episodi passati non è del tutto smarrita, ma anzi viene sviluppata nella narrazione della riuscita 111, ordinaria storia di sentimentali miserie umane. Salmodiante in Fantasmi, la voce di Godano rallenta ulteriormente in La Ballata Dell'Ignavo mentre si fa leggera nella sincopata e bucolica Abbracciami il cui inciso in inglese serve ad esprimere sinteticamente il dialogo dei due amanti. Poi una serie di episodi più pop che con il loro sapore agrodolce di "non finito" ci conducono in realtà alle ultime due perle del cd: Stato D'Animo è un misto di inquietudini e disperazione, con il decisivo apporto di electronics del fido Gianni Maroccolo a rarefare l'atmosfera di per sé già angosciosa. La corale e conclusiva Uno ha sì un ineluttabile spirito ferrettiano che le chitarre alimentano, ma è al tempo stesso un sentito omaggio al poeta russo Vladimir Nabakov, citazioni e rimandi del quale sono disseminati nel disincantato e amaro testo.

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