domenica 16 ottobre 2011

ATTACK!
Don Turbolento
- autoproduzione - 2011

Chemical Brothers, Beastie Boys, The Music, Stylophonic, Planet Funk; con un occhio (e due orecchie) ai sempre seminali Kraftwerk e CAN. Se anche solo una di queste band rientra nei vostri ascolti più o meno abituali, beh, si presti assoluta attenzione al nuovo album dei Don Turbolento: un vorticoso turbinio di funk, synth e punk, condensato e centrifugato, spingendo sempre sull'accelleratore del pop! Per tutti gli altri che non ne hanno mai sentito parlare, è giunto il momento di allargare i propri orizzonti. È difficile restare immobili e indifferenti durante l'ascolto di questo ATTACK!. C'è elettronica, e non potrebbe essere altrimenti, ma anche parecchia musica suonata che, dal vivo, per non perdere un solo grammo di potenza nel corso del tour 2012, consentirà ad un terzo elemento, ancora sconosciuto, di affiancare sul palco Dario Bertolotti e Giovanni Battagliola, titolari del progetto Don Turbolento ormai da oltre sei anni. Qui, anche più di quanto ascoltato nel debutto omonimo di tre anni fa che già aveva ricevuto parecchi elogi, assistiamo ad una decisa sferzata di energia con sperimentazioni analogiche finora poco sfruttate. Esemplari in tal senso le derive free di What I CAN, nel cui titolo già si prende atto dell'omaggio rivolto alla band di Damo Suzuki, con il quale il duo italiano ebbe un proficuo scambio musicale giusto prima di mettersi al lavoro per le sessions di ATTACK!, e nuovamente mutuate nella acid dance di Tanzen Dusseldorf. Il sound futuristico di Evil Heaven riporta alla mente gli Air di quella pietra miliare che fu MOON SAFARI, consentendo di rallentare per qualche minuto i ritmi altrimenti sempre travolgenti e offrendo un rilassante esempio di space pop. I Public Image Ltd. cantati dai Dog Eat Dog, opportunamente contaminati da tastiere distorte, fanno capolino in Don T. La liquida This Time potrebbe tranquillamente trovare spazio nei CONTATTI di Bugo così come su un qualunque dancefloor nonostante l'estremizzazione del sound nel finale. Lo stesso che già avevamo ascoltato in Attack!, forse il brano più dirompente del cd, tra Atari Teenage Riot e influenze digitali piegate alla sensibilità italica. E non finisce qui: l'ascolto di Desert Line e Mean It rivelano ancora sorprese. La prima è una sognante dream song con influenze new age in cui il cameo vocale di Max Collini, direttamente dagli OfflagaDiscoPax, contribuisce non poco a spalancare nuovi papabili orizzonti. La seconda chiude invece in bellezza questa corsa sviluppatasi nel cuore della notte, espandendo il proprio spettro sonoro come una luce, un bagliore, una scintilla nell'oscurità delle tenebre, quelle che avvolgono i migliori club europei e d'Oltreoceano. Non sono alieni; semplicemente, vivono la felice condizione di portatori sani di intelligente curiosità e meticolosa applicazione agli strumenti. In questo modo reinventarsi non è un obbligo, diventa un piacevole dovere.

Nessun commento:

Posta un commento