giovedì 3 novembre 2011

WILL RAP OVER HARD ROCK FOR FOOD
Chuck Mosley and VUA
- Reversed Image Unlimited - 2009

Nell'anno dell'attesa reunion dei Faith No More con tanto di tour mondiale annesso, ecco tornare alla ribalta pure quel Chuck Mosley, primo frontman riconosciuto della band, che fu fonte di ispirazione per lo stesso Mike Patton, di lì a qualche anno suo successore, agli inizi della sua brillante carriera, e che mai ha smesso in questi anni di scrivere musica seppur lontano dai riflettori del music business. Presente sul debut album WE CARE A LOT e sul successivo INTRODUCE YOURSELF, Mosley riunisce attorno a sé una band tutta nuova, i Vanduls Ugainst Alliteracy guidati dal drumming potente dell'ex Damn Yankees nonché attuale Lynyrd Skynyrd Michael Cartellone, e una manciata di ospiti più o meno noti che lo aiutano a rimettersi in carreggiata dopo la poco fortunata esperienza con i Cement e l'oblio degli ultimi quindici anni. Il singolo scelto per presentare questa sua fatica solista si intitola The Enabler e schiera Jonathan Davis, direttamente dai Korn, e il virtuoso John 5 alle sei corde per un brano tutto sommato lineare, ma, viste le persone coinvolte, dalle forti e dichiarate tinte nu metal, con una ragguardevole dose di elettronica proveniente dalle tastiere del produttore Michael Seifert (qualcuno ricorda i Bone Thugs-n-Harmony?). La commistione di generi pare sia la caratteristica che accomuna pure le altre nove tracce del cd, altrimenti così diverse fra loro: dall'estatico omaggio ai dEUS riletti attraverso il metal cantrelliano di Tractor, alla folk ballad Nameless in compagnia della misconosciuta compagna di etichetta Leah Lou, passando per le atmosfere claustrofobiche di Pile Driver e attraverso il pop punk della giovanilistica Punk Rock Movie che, al contrario, non avrebbe sfigurato all'interno di una colonna sonora di un qualsivoglia telefilm americano anni '90 tanto in voga anche da noi. In questa ricca tavolozza di colori c'è spazio per l'ennesima rivisitazione della classica We Care A Lot, dal divertito testo, una volta ancora modificato in base alle esigenze del momento, e che si segnala per il graditissimo cameo dell'ex compagno di band Roddy Buttom alle tastiere. Sophie è una quieta pausa per sole chitarre acustiche e voce da crooner dopo il tentativo, per la verità poco riuscito, di spingere nuovamente sull'accelleratore con il punk californiano di King Arthur's Cousin Ted, abortito rapidamente dopo pochi secondi. Le atmosfere pacate dei Collective Soul ravvisabili in Come Around crescono lentamente fino a sfociare nella cavalcata metal grunge à-la Soundgarden. Ain't gonna stop what I started! ripete Chuck; noi vogliamo credergli anche alla luce della conclusiva Bob Forest, una riuscita ballad hard rock, dominata dalla sua voce a tratti ossessiva, e ricca di assoli confezionati da Seinfert in compagnia dell'altro chitarrista Tim Parnin, che rivela un finale strumentale quasi ambient tutt'altro che scontato. Un buon modo per Mosley di introdur-sè stesso nel nuovo Millennio. Avanti così.

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