sabato 15 settembre 2012

L'ULTIMO RICATTO

L'ULTIMO RICATTO
Paolo Saporiti
- Orange Home Records - 2012
 
Paolo Saporiti è un animale raro. Toccato dal dono della sintesi e capace di mettere in bella scrittura sensazioni e umori in apparenza unicamente umbratili, ma dai risvolti psicologici più profondi, è stato capace finora di realizzare solo dischi qualitativamente superiori alla media. L'esordio con la doppietta indipendente di THE RESTLESS FALL e JUST LET IT HAPPEN..., inframezzata dall'affascinante progetto Don Quiból in compagnia di Christian Alati e Lucio Sagone, sempre e comunque per l'attenta Canebagnato Records ha consegnato all'attenzione dei più attenti un artista schivo eppure diretto; minimale, ma energico e coinvolgente. Appassionato. Con queste premesse è stato abbastanza naturale approdare ad una major come la Universal per il terzo album a suo nome, l'ottimo ALONE, prodotto e realizzato insieme al tessitore di armonie e dissonanze Mauro "Teho" Teardo, dove le atmosfere acustiche che ne hanno caratterizzato fin qui il percorso vanno a sposarsi con una elettronica misurata e per nulla invasiva, sottofondo ideale per i landscapes sospesi tracciati dalla sceneggiatura inizialmente per sola chitarra e voce. Dopo qualche data centellinata nel corso della prima metà dell'anno in compagnia del violoncellista Zeno Gabaglio, l'autunno 2012 vede l'uscita dell'atteso L'ULTIMO RICATTO. Giunge così il momento di affidarsi ad un altro sarto del suono, quel Xabier Iriondo sempre più deus ex machina dell'alternative italiano che fatica ben poco nel trovar la quadratura del cerchio anche con Saporiti, avendoci peraltro lavorato insieme in passato. Lo sferragliamento iniziale di Deep Down The Water già mette in chiaro parecchie cose: il saporito cantautorato folk rock che tanto sarebbe piaciuto a Nick Drake e a Jeff Buckley veste ora sonorità più aspre e spigolose, quasi noir, a tratti cinematografiche, aprendo una porta sull'Infinito, in una ricerca continua di significato che diventa perdita di conoscenza, in un abbandono mistico-religioso totale. Una ridefinizione quasi ontologica della condizione umana, nella lotta quotidiana per la conquista del fuoco. Parlare di concept album forse è eccessivo, ma non sbagliato. Ogni brano pare esser indissolubilmente legato a quello che lo precede e a quello che segue. War (Need To Be Scared) vede lo spirito del cantore di Anaheim aleggiare sull'interprete milanese come forse mai prima d'ora, circondato da melodie celesti che sorreggono il crescendo su cui poggia. I'll Fall Asleep è ipnotica e frastagliata, l'unico modo per raggiungere direttamente una Sweet Liberty impreziosita dal Mahai Metak di iriondesca memoria. Perché siamo vivi. We're The Fuel di noi stessi. Urliamolo, ma sottovoce, tra squilli di inquieti sax e chincaglierie varie. Giocattoli, Toys appunto, rispettivamente a carico di Stefano Ferrian e Cristiano Calcagnile presto raggiunti dal cello di Zabaglio. Ora che in questo viaggio onirico s'è fatta notte possiamo tornare a casa con lo Stolen Fire, tra il frinire dei grilli e il fresco della stagione in corso. Nel paesaggio saturo costruito dalle elettroniche in cui ci muoviamo meglio guardare sempre avanti: Never Look Back, in una corsa frenetica verso il futuro (The Time Is Gone). Poi, allo specchio, ci ritroviamo nel fango, sporchi e soli. In The Mud. Questa l'infelicità suprema, caro Sad Love/Bad Love. La solitudine. In questa landa desolata. Terra bruciata che ancora arde sotto la cenere. (F.)R.I.P.(P.).
 
un link al seguente post è presente qui: https://www.facebook.com/paolo.saporiti

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