mercoledì 29 gennaio 2014

TUTTOBRUCIA

TUTTOBRUCIA
Monica P
- TF Records - 2014

Raccontano un mondo fatto di passioni e oscure intime tensioni le dieci storie a cuore aperto che compongono TUTTOBRUCIA il secondo album di Monica Postiglione, cantautrice rock di stanza a Torino, ma nomade occidentale per gusto e interessi. Esperienze di vita uniche e personalissime, primitive nel loro inevitabile accadimento, in cui il protagonista spende tutto sé stesso per vivere ogni istante come se fosse l'ultimo, come se non ci dovesse essere mai più un domani. Dopo un già promettente esordio discografico caratterizzato da sonorità robuste ed abrasive, tutto sommato inconsuete per il classico cantautorato italiano, il nuovo lavoro di Monica gratta con le unghie la superficie di A VOLTE CAPITA e ne approfondisce la già rimarchevole fragilità umana attraverso un processo di analisi che, abbassati i toni e asciugati i suoni, apre a una ulteriore crescita compositiva. Viaggia magari su più basse frequenze rispetto al suo predecessore, ma è un disco molto istintivo questo secondo estratto sulla ruota sabauda; in tal senso si sposano molto bene gli arrangiamenti internazionali dei nostri Sacri Cuori, patrimonio di eccellenza di una Italia, di una Romagna operaia tutta da tutelare, reduci da un never-ending tour come neanche il Boss, protagonisti socio-musicali dell'esperienza cinematografica Zoran, il mio nipote scemo e qui rispettosi nell'approcciarsi alla scrittura personalissima di Monica senza mai allontanarsi dal ruolo di abili sarti del suono. C'è il loro zampino nel minimalismo ad occhi chiusi di Dove Sei e Nuda Nel Buio; c'è la loro sensibilità, il loro gusto (Mai Più), la loro capacità di trovare il suono giusto al momento giusto tanto nell'incedere rituale e sciamanico di Mentre Balli, orchestrato al chiaro di luna nella notte dei tempi dall'ancestralità percussiva di Diego Sapignoli davanti ad un piccolo falò, quanto nell'elettronica analogica capace di donare un substrato ipnotico simil funk a Io Sono Qui con il piano elettrico in bella evidenza. E ci sono i loro buoni uffici nella chiamata dei (super)ospiti che benedicono con la loro presenza il percorso artistico della Postiglione. Su tutti Hugo Race in duetto, per la prima volta in italiano, proprio con lei nello spettrale singolo Come Un Cane, nera storia di mortificazione e depressione, evocata, maledetta, ma comunque affrontata con l'ostinazione della ragione, capace di sorreggerci attraverso tutti i gradi di dolore. E JD Foster in cabina di regia, già apprezzato accanto a Calexico, Marc Ribot e al Vinicio Capossela più cupo di DA SOLO. Gli anfratti freddi e bui della title track rivelano inattesi scorci pop, ma le atmosfere sabbatico-rarefatte di Lasciami Entrare sono il cinematografico lungo addio in progressione che chiude ogni altro discorso mentre una nebbia fine e sottile sale lenta, ci avvolge, si insinua nei pensieri e obnubila la mente. Disco intimo, minimale, per certi aspetti confidenziale nella sua matura e totale apertura al mondo, TUTTOBRUCIA vagheggia un anelito di normalità in questo continuo stato di confusione e nevrosi che opprime il nostro vivere contemporaneo. Non una sola nuova lacrima andrà versata; quelle piante in tempi antichi evaporeranno con il primo sole del mattino.
 
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