lunedì 23 febbraio 2015

BISOGNAVA DIRLO A TUO PADRE CHE A FARE UN FIGLIO CON UNO SCHIZOFRENICO AVREMMO CREATO TUTTA QUESTA SOFFERENZA

BISOGNAVA DIRLO A TUO PADRE CHE A FARE UN FIGLIO CON UNO SCHIZOFRENICO AVREMMO CREATO TUTTA QUESTA SOFFERENZA
Paolo Saporiti
- Orange home Records - 2015

Paolo Saporiti è un pazzo. Un pazzo furioso, lucido intellettuale e fine osservatore del mondo. Canta l'isolamento, la tensione, i tormenti. Nella loro fase più acuta essi diventano epidemia. Siamo tutti a conoscenza dei rischi che ci circondano eppure solo lui sembra farsene carico. Non per arginarla, ma per permettere che essa si diffonda salvifica. Non un assistente paramedico dunque, ma un assistente. Punto. Non un dottore, ma un paziente in costante cura e ricerca, portatore sano di una verità che non ha vincoli e men che meno regole. Un testimone scomodo a sé stesso, condannato alla perenne difesa di un frammento di mondo che guida il proprio destino sempre troppo rognoso per essere semplice transazione verso altro. Un ladro di sensazioni, ma anche megafono umano per radicalizzazioni emotive rubate durante il giorno e impossibili da smaltire prima di coricarsi a letto. Volevate conoscere un motivo credibile, sincero e concreto per cui comporre e realizzare canzoni? Beh, eccovelo. Amante dei paradossi e delle sfide, Saporiti nel doppio ep BISOGNAVA DIRLO A TUO PADRE CHE A FARE UN FIGLIO CON UNO SCHIZOFRENICO AVREMMO CREATO TUTTA QUESTA SOFFERENZA lascia emergere prepotentemente tutta l'irrequietezza per una condizione genetica sempre aperta al conflitto, che qui si prodiga nonostante l'apparente valenza di segno opposto in una accorata difesa della famiglia - la propria - realizzata per lo più in controtendenza, come invettiva e rabbioso attacco frontale che non teme conseguenze anche se sferrato contro un archetipo di vita a tratti sacro, memore di come pure la bestemmia sia in realtà lode a Dio. E allora giù a frantumare il cuore e a spaccare gli atomi dell'anima, a sbilanciare di emotività un vivere altrimenti quotidianamente atrofizzato nella consuetudine, per scardinare tutte le convenzioni e i conformismi che hanno fagocitato in elucubrazioni sociologiche quel bisogno di appartenenza rassicurante che proprio la nostra prima forma di socialità concede. Sei sono i segreti d'ufficio che, attraverso il lavoro di condivisione concettual-sonora operato nei due capitoli rispettivamente da Raffaele Abbate e Xabier Iriondo, diventano combustione per una poetica talmente esplicita da risultare ossessivamente pericolosa e urticante. La tensione catturata dall'esploratore sonoro italo-basco che osa in Io Non Resisto consegna all'ascoltatore brandelli di vita reale mai mercificati, esposti nella loro drammatica concretezza e oscenità, solo in parte mitigata dagli arrangiamenti meno arditi, ma non certo confidenziali, di Abbate nel suo doppio speculare, ricollocando in un naturale alveo di sperimentazione l'iniziale dispersione melodica. Frammentazioni, frastagliature, squarci per le quali Figlio Di Madre Incompleta filtra umori e sfuma inquietudini, lucida pianificazione all'infezione, rallentata sull'orizzonte degli eventi fino a ridursi ad una immobilità attiva. La filastrocca A Modo Mio, abbandonata a sé stessa, è ripetutamente nenia ossessiva e instabile, esempio concreto del caos dei pensieri che si affastellano nella mente e spossante confidenza a cuore aperto dall'impatto emotivo lancinante. La voce segue solo ciò che l’orecchio può effettivamente sentire. In Costante Naufragio prima carezza e culla; poi tra cornamuse, liquidità di elettronica analogica e percussiva melodia selvaggia conficca una lama affilata nel bisogno primario di amore, a trafiggere ogni possibilità di sogno, consapevolezza nuova di perdita dell'innocenza. Hotel Supramonte evoca bombardamenti interiori che esplodono nel silenzio di una crocifissione laica senza aneliti salvifici, furto artistico dal sapore agrodolce; Per L'Amore Di Una Madre ne cancella ogni proposito bellicoso. Anticamera della nostra stessa età adulta la nuova opus di Saporiti è urgenza allo stato puro, vitale esplosione di claustrofobia che la gabbia toracica non può contenere, consolidamento di una statura artistica per l'unico vero cantautore italiano capace di competere fuori dai ristretti confini di casa nostra. Una bomba ad orologeria esplosa in un silenzio assordante.

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