mercoledì 2 marzo 2011

PACIFICO
Pacifico
- Carosello - 2002

La genesi di questo gioiellino di pop italiano è nota, ma ripassiamola brevemente: Gino De Crescenzo, non ancora "in arte Pacifico", realizza un demo per proporsi come autore. Il lavoro in questione viene ascoltato da Paolo Iafelice che gli suggerisce di cantare i brani in prima persona. Siamo nel 2001. Un pò controvoglia Gino accetta e... è subito successo! Il cd, praticamente senza molti accorgimenti rispetto all'originale demo, inizia ad inanellare una serie di premi come se niente fosse: dal Tenco al Grinzane Cavour, dal P.I.M. a molti altri riconoscimenti della critica lasciando un pò sorpreso lo stesso cantautore milanese che nel frattempo ha assunto lo pseudonimo di Pacifico e guadagnato la stima di molti colleghi. Su tutti quella del buon Samuele Bersani che lo omaggia con una cover di Le Mie Parole, uno dei vertici del cd qui analizzato nella ristampa del 2002. Sì perché il successo è inaspettato, le copie stampate vanno a ruba e la domanda è superiore all'offerta: la nuova distribuzione della Carosello garantisce maggiore visibilità rispetto alla lungimirante Ponderosa. Abbiamo così la possibilità di ascoltare due inediti (la movimentata, ma minimalista Il Ballo e il melodico recitato de Il Presente) oltre agli 11 brani originali. Si parte con le venature rock dell'autobiografica Pacifico subito smorzate dai grassi fiati de Il Faraone, ipnotica nel suo incedere pop. Solare e con un delizioso chitarrino killer, Il Postino ha la peculiarità di mettere di buon umore fin dalle prime note nonostante la storia raccontata abbia un retrogusto malinconico. Le Mie Parole, Fine, Fine e Gli Occhi Al Cielo sono un trittico irripetibile e unico: non una parola o una nota fuori posto per tre brani che avrebbero fatto la fortuna di chiunque. Meritatamente. Le programmazioni di Max Costa sorreggono Technosoap, originale chill out contaminato; i drum patterns di Luca Cersosimo fanno altrettanto con la divertente Senza Te poco prima che Pacifico torni a deliziarci con la splendida Lo Sai Che Siamo Uguali, molto più rock e dall'ampio respiro pop grazie anche al contributo di Leif Searcy alla batteria e di Alberto Tafuri alle tastiere. Da Lontano abbiamo assistito alla genesi dell'album; da vicino ne abbiamo compreso la bellezza.

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