giovedì 24 marzo 2011

EL TOPO GRAND HOTEL
Timoria
- Polydor - 2001

"Regia di Omar Pedrini". Così recita bene in vista la nota in calce sul retro della copertina. Sì perché dopo un primo album utile soprattutto per ricompattarsi, tirare le fila e rimettersi in carreggiata dopo la separazione non proprio consensuale con Francesco Renga ecco l'accellerata improvvisa, lo scarto qualitativo in avanti a testimonianza di come la band sia più compatta che mai, viva e soprattutto ad ottimi livelli. Grazie, appunto, alle intuizioni del leader Pedrini da un lato, e al visionario ritorno di Joe (Part 2), già protagonista dell'ottimo VIAGGIO SENZA VENTO, uno dei must della discografia del gruppo bresciano che a suo tempo ne rivelò le doti artistiche al grande pubblico, dall'altro. Questo volta il concept album vive di una dimensione prettamente onirica e sognante, tra allucinogene tappe del protagonista in Mexico in compagnia degli Articolo 31, fumosi tuffi nel 1971 (Live In Amsterdam), avventurose rapine nei Supermarket e richieste di aiuto per evadere dalla realtà sempre più mediocre e decadente di Mandami Un Messaggio, alla ricerca di un livello superiore di conoscenza. Vincent Gallo Blues e Ferlinghetti Blues sono sentiti omaggi ad alcuni dei mentori che accompagnano in qualità di fonte di ispirazione i Timoria anche nei live, già da qualche anno occasione di concreta interdisciplinalità tra musica, poesia, arti visuali e mimo; la stessa El Topo Grand Hotel, rifugio temporaneo di Joe e virtualmente gestito da Ugo Tognazzi, ospita, è proprio il casi di dire, un altro nume tutelare della band, quell'Alejandro Jodorowsky non nuovo a collaborazioni con musicisti italiani e qui voce recitante alle prese con una propria composizione sull'ottimo drumming di Diego Galeri. Contaminazioni metal si fondono col funk e l'ossessivo ritmo percussivo di Mork, ennesimo personaggio della cultura popolare citato lungo il viaggio e da Joe incontrato nel sempre più vicino A.D.2019; i ritmi in levare incontrano il rock semplice e diretto in Magico e il punk corale ci fa innamorare di Valentine. Destinato a restare nella memoria collettiva l'ottimo primo singolo Sole Spento, perfetta composizione rock in cui Omar e Sasha Torrisi si dividono le parti vocali in un crescendo liberatorio caratterizzato dallo slancio titanico del ritornello che ci proietta fulminei come schegge verso la tanto agognata rivincita sul mondo, ma che non nasconde la paura di fallire nuovamente, quasi si trattasse, novelli Icaro, di un secondo tentativo di raggiungere proprio il sole, ma sempre con ali di cera. Sempre entusiasmante la voce basso di Illorca che ci guida su Cielo Immenso accompagnato alle backing vocals dalle altre voci maschili e da quella sempre preziosa di Lucia Tarì mentre il noto sessionman James Thompson colora l'intensa ballad con il proprio flauto in attesa di far altrettanto, questa volta col sax, sull'ipnotica psichedelia che caratterizza Febbre. Il risveglio dal sogno è per Joe motivo di turbamento e smarrimento mentre la band, affidandosi nuovamente a Carlo Alberto Pellegrini, pare consolarlo con l'intensa Alba Fragile (Ultima Notte Sulla Terra), vertice conclusivo dell'opera. Quel che accade nel 2021 a New Tikal sul pianeta Europa 3 è solo accennato in Cielo Immenso 2: a noi non resta che aspettare che il sogno diventi realtà.

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