09-07-2011
- CESARE MALFATTI live @ Arena Civica -
Milano (MI)
Abbiamo scoperto solo nelle scorse settimane che il sempre prolifico Malfatti si è tuffato a capofitto nell'avventura solista tout court da qualche mese, affidandosi all'amico Alessandro Cremonesi per quanto riguarda la stesura dei testi, ma occupandosi interamente di suoni, atmosfere e strumentazioni utilizzate per realizzare il suo esordio su Adesiva Discografica. Il cd stesso che è uscito difatti a suo nome e che vede la coproduzione di Paolo Iafelice è un bell'esempio di musica artigianale realizzata in totale libertà, senza vincoli di alcun tipo se non quelli riguardanti la propria sensibilità e il proprio percorso artistico che nulla ha da invidiare a chicchessia. Essere sotto le luci accecanti delle major e della grossa distribuzione è da sempre arma a doppio taglio. Rispetto all'amico Mauro Ermanno Giovanardi, invaghitosi dell'interessante offerta della EMI, Cesare preferisce una posizione come sempre più defilata, ancora obliqua, a suo modo epicurea, che gli consenta di muoversi, novello polistrumentista meneghino, secondo i suoi ritmi, tra i mille strumenti musicali a sua completa disposizione e le parole cucitegli addosso, sull'abito migliore, dal già citato Cremonesi.
Certo, un pensiero corre veloce alle modalità che dovranno in un secondo tempo essere scelte per portare on stage brani suadenti e raccolti come Posso Fare A Meno e Ma Perché, battezzando i piccoli locali qua e là rimasti nella Penisola come location ideali per carpirne toni e sfumature. Sorprende dunque un pò vederlo sul grande palco degli Afterhours, amici di vecchio corso, impegnati in un tour estivo che spezzi le fatiche in studio tese alla realizzazione del nuovo attesissimo album, e oggi di scena al Milano Jazzin' Festival. Ad aprire la serata è comunque un terzo musicista, tale Claudio Domestico alias Gnut, amico di Rodrigo D'Erasmo e da lui accompagnato al violino per una esibizione essenziale, ma abbastanza anonima, che scivola comunque rapida a ridosso delle 20:00. A questo punto mentre D'Erasmo resta al suo posto, sale sul palco, munito di leggio e, secondo alcuni, di "breviario", l'ex La Crus, accompagnandosi con una Gibson semiacustica per una versione intima de Il Bilancio in cui le atmosfere delicate, sottolineate dal tono sempre educato di Malfatti, assumono qua una decisa sfumatura folk, resa meno evidente nella ben più ricca registrazione analogica. Purtroppo il chiacchiericcio vagamente diffuso nel parterre disturba assai.
Non mancano gli applausi, ma in alcuni casi paiono dettati più dal rispetto per l'Artista che per l'effettiva attenzione allo stesso. Tant'è. Arrivano due rinforzi. E che rinforzi!?! Giorgio Prette si accomoda alla batteria; Roberto Dell'Era recupera il suo basso e l'inedito quartetto si concede una scoppiettante versione di Andate Via che permette di catturare maggiore attenzione da parte del pubblico liberando il violino di D'Erasmo in una gradita svisata psichedelica. Solo a questo punto viene svelato l'arcano mistero del "breviario": trattasi semplicemente dell'originale packaging manufatto adottato per custodire il suo nuovo parto musicale e fissato al leggio per maggiore comodità, data l'inaspettata brezza che spira sul palco e sull'Arena Civica. L'invito all'acquisto è un piccolo suggerimento che ci sentiamo di accogliere e appoggiare; qualcuno annota l'indirizzo e-mail per contattare il chitarrista e ricevere anche solo informazioni in proposito. Sembra Quasi Felicità, avvolgente e calda come un abbraccio, vede i cori di Dell'Era supportare l'ormai riconoscibilissima voce di Cesare, offrendogli un terzo ottimo biglietto da visita per quanti volessero accostarsi al suo nuovo percorso musicale, tra la paura del futuro e la bellezza dell'hic et nunc.
È l'ukulele a farla da padrone nell'incipit della successiva Soltanto Tu, quarto e ultimo brano di questo brillante showcase; la sezione ritmica interviene poco dopo mentre D'Erasmo, premio Oscar come attore non protagonista di tutta la giornata, sembra davvero a suo agio in questa dimensione cantautorale, ben più di quanto di lì a poco gli toccherà suonando su quello stesso palco con Manuel Agnelli e soci. I suoni escono puliti, distinti, almeno tra le prime file, amalgamandosi in maniera comunque naturale, considerando anche il fatto di come i quattro siano solo alla loro seconda e, per qualche tempo, ultima uscita come ensemble (Malfatti ruota i musicisti che l'accompagnano dal vivo in base alle evenienze delle serate sue e dei suoi compagni). Sicuramente lo spazio dell'Arena Gianni Brera non è, come si ipotizzava all'inizio, il luogo più indicato per questo folk-cantautorale, meditativo e ragionato, a suo modo "da camera", e l'obiettivo può essere ulteriormente messo a fuoco; questo perché il potenziale è alto. Tappe più raccolte che man mano, siamo sicuri, verranno annotate sull'agenda di Malfatti, non potranno che far bene al suo progetto. Non andate via dunque: mi hanno detto che potrebbe essere quasi felicità.
Andrea Barbaglia '11
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