sabato 29 gennaio 2011

28-01-11
- RADIOLESA live @ Il Maltese -
Cassinasco (AT)

Primo appuntamento dell'anno per l'avventura extra Nomadi di Danilo Sacco che sfoga la propria passione per il rock più immediato e sanguigno in compagnia dello storico compagno di suonate Adamo Bono, del prezioso axe man nonché uomo dei cori Valerio Giambelli e dell'instancabile Gianluca Rosso alla batteria.
La scaletta anche questa sera propone un repertorio di cover che spaziano dall'immancabile Tom Petty, con o senza gli Heartbreakers, a Joe Jackson, passando per Bruce Springsteen e Lynyrd Skynyrd, via via fino ad una manciata di brani propri, rodati in sede live da parecchio tempo in attesa di una futura uscita su cd: "musica per vecchie cariatidi" ci scherza su Sacco spalleggiato dai compagni.

L'attacco è affidato alla one hit wonder Eagle-Eye Cherry che con la sua Save Tonight, una quindicina di anni fa circa imperversò su radio e tv di tutto il globo quasi a voler significare di come la buona musica potrebbe tranquillamente raggiungere anche le giovani generazioni se adeguatamente promossa. Dal connubio tra Tom Petty e l'ex Electric Light Orchestra Jeff Lynne viene ripescata I Won't Back Down, classico mid tempo declinato anche questa sera da Mr.Giambelli le cui trame chitarristiche non avrebbero sfigurato sull'originale e che in questa sede si compenetrano in maniera quasi del tutto naturale con quello di un altro gigante della Musica, quel Massimo Bubola di cui viene riletta e proposta Fiume Sand Creek in maniera del tutto fedele, fatta eccezione per il graditissimo assolo finale. Dopo aver minacciato un improbabile spogliarello per il pubblico femminile, il quartetto ripropone il punk estremamente raffinato di Joe Jackson, omaggiandolo con una One More Time decisamente più robusta rispetto all'originale presente su LOOK SHARP!, esordio discografico del musicista inglese, seguita dalla critica sociale di Country Gentleman dal repertorio di John Mellencamp.

L'attacco di All The Wrong Reasons è inconfondibile e ormai non necessita neppure di presentazione, cosa che invece accade quando si tratta di eseguire Dove Scendono Le Strade: la musica di Bubola completata dalle parole dei fratelli Severini dei The Gang e a loro regalata, pur raggiungendo vette poetiche cui solo i grandissimi possono aspirare ha avuto decisamente meno fortuna rispetto a tanti altri episodi. La scelta dei Blind Faith di Steve Winwood non può sorprendere: ciò che lascia a bocca aperta è l'assolone di slow hand Giambelli che su Can't Find My Way Home non fa rimpiangere la mancanza di Eric Clapton. Un momento di riposo per il drummer Rosso e I'm On Fire viene così sorretta dal convinto clap clap del pubblico. Ancora il Cougar Mellencamp: Small Town e le sue storie di sano provincialismo ben si sposano con le origini di quanti, sul palco e non, antepongono la felicità del vivere quotidiano alla asperità della vita. E finalmente ecco gli attesissimi pezzi dei Radiolesa: poggiando su un rock pacificato che con moderazione spinge sull'accelleratore nel finale, Fino Alla Fine parte dal dramma di Eluana Englaro per allargare la riflessione ad un piano universale secondo cui tutti hanno sì diritto di vivere così come di morire, ma pur sempre con dignità. Un Altro Me è decisamente più sostenuta, sferzante nelle schitarrate che Sacco e Giambelli assestano lungo i quattro minuti di durata mentre Gianluca Rosso fa quadrato con Adamo Bono, irrobustendo la sezione ritmica per questa arrabbiata denuncia sociale riguardante le morti bianche.

E proprio l'accomodante bassista ha il suo bel da fare pure nella successiva You Wreck Me che mantendo i toni sostenuti di questa parte di concerto lascia sfogare Danilo e Gianluca nell'ennesimo tributo al rocker di Gainesville prima di farsi cullare dalla magica seppur amara Free Fallin'. Si gioca in casa per cui il finale è quanto di più adatto alla festa: l'immortale Sweet Home Alabama mixata peraltro all'altrettanto classica No Woman No Cry è preceduta da On The Road Again, standard dei Canned Heat entrato nella memoria collettiva. Siamo in dirittura d'arrivo e l'attesa Biko spazza via ogni dubbio sulla bontà di questo progetto se mai ce ne fosse ancora bisogno: la concentrazione del vocalist nello scandire le parole che furono di Peter Gabriel è totale, l'affiatamento tra i musicisti pure anche al termine delle due ore tirate, ma al contempo vissute senza ansie o pressioni particolari. L'unica pecca è da segnalarsi nell'impianto audio del locale; nella fattispecie una cassa alla destra del palco fa i capricci, sparisce, ricompare, non riuscendo probabilmente a reggere l'importante urto sonoro dei baldi giovani. Attendiamo il cd in studio ora. Dai ragazzi, questo è l'anno buono!!

Andrea Barbaglia '11
il seguente post è visibile pure a questo indirizzo: http://www.danilosacco.com/1/news_1842475.html

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