venerdì 6 maggio 2011

ARIA
Gianna Nannini
- Polydor - 2002

La frequentazione intensa degli ultimi anni con la scrittrice Isabella Santacroce ha portato l'immarcescibile Gianna Nannini alla stesura dei tredici episodi che vanno a comporre il suo vulcanico tredicesimo disco in studio, quattro anni dopo il chitarroso CUORE. Anticipato dal pucciniano singolo omonimo Aria, già presente con qualche leggera modifica nella colonna sonora di Momo Alla Conquista Del Tempo dodici mesi prima, il nuovo lavoro dell'artista senese è un altro passo avanti all'interno della sua vasta e brillante discografia. Più elettronica, affidata al glaciale Christian Lohr, a contaminare le chitarre sempre in bella evidenza; testi post atomici e dal sapore pulp grazie al contributo della già citata Santacroce. In poco meno di un'ora la Nannini sciorina un repertorio che va dall'effettato Volo di apertura, al secondo estratto fieramente rock di Uomini A Metà, le cui aperture ariose del ritornello vengono sostituite dalle frammentate costruzioni elettro-meccaniche, a tratti jungle, di Dj Morphine, secca e disperata caduta negli inferi del cd, fino a raggiungere il trip hop conclusivo di Nuova Era, non così lontana dai primi vagiti musicali di fine anni '70. Su tutto trionfa una volta ancora la voce dell'artista senese, rocker di lusso, dalla mai completamente riconosciuta caratura internazionale, ben più V-E-R-A di tante popstar spacciate per signore della canzone alternativa durate l'istante di uno sbadiglio. Comunicativa nella sognante Sveglia, Gianna tocca altissime vette nell'eccezionale trittico affidato a Immortale, Meravigliosamente Crudele (con un indiavolato mandolino ad opera di Mauro Pagani) e alla spirale ipnotica di Amore Cannibale, perle straordinarie e  vertici di un album davvero hors catégorie che mai si adagia, ma anzi sgomita, vive di slanci sinfonici e conduce l'ascoltatore a spiccare spericolati voli oltre ogni umano ostacolo, frenetici ed estatici. Seppur disseminata di beat e chitarre sferzanti, Mio ha una sezione orchestrale, affidata alla London Session Orchestra condotta da Gavin Friday, che mette i brividi mentre le parole mescolano sensazioni cyborg a sapori sensuali. L'arrangiamento acquatico-digitale di Crimine D'Amore posiziona una volta ancora sotto un cono di luce la voce, a tratti effettata a tratti pulita, inserendo a metà esecuzione un buon assolo di chitarra, necessario e gradito contraltare sonoro che per un istante cattura la nostra attenzione. Una moderna Avventuriera in tenuta quasi jungle è quanto confezionato dall'abito cucito dal solito Lohr e che veste Battiti E Respiri mentre nuovamente orchestra e moderno sound si sposano consapevolmente di fronte a Un Dio Che Cade. Chi si aspettava una copia del precedente e fortunato CUORE, tutto chitarre e  attributi, forse storcerà un pò il naso; chi è avvezzo ad aggiornamenti nel sound per continuare a sperimentare con intelligenza e curiosità senza adagiarsi sui comunque meritati allori, battezzerà ARIA lavoro entusiasmante e ricercato. Dopo aver toccato il cielo, il prossimo passo sarà guardare dentro l'anima.    

Nessun commento:

Posta un commento