mercoledì 10 agosto 2011

AND HELL WILL FOLLOW ME
A Pale Horse Named Death
- Steamhammer - 2011

Sal Abruscato è un nome di peso in ambito metal. La lunga militanza con i Type O Negative del compianto Peter Steele ne ha fatto figura cardine al pari dei suoi altrettanto storici compagni di band Kenny Hickey e Josh Silver, andando a completare il quartetto che registrò il monumentale BLOODY KISSES dopo il sorprendente esordio SLOW, DEEP AND HARD. Raggiunto il consenso popolare della comunità metal attraverso imprescindibili episodi come Christian Woman e Black No.1 (Little Miss Scare-All), è a questo punto che Sal lascia le pelli del combo di Brooklyn all'amico Johnny Kelly  prima di ributtarsi a capofitto nel mondo della musica con gli altrettanto seminali Life of Agony del carismatico frontman Keith Caputo. Seguono due album. Poi è di nuovo tempo per un abbandono. Non solo dalla band, ma dal music business tutto finché, all'alba del nuovo millennio, eccolo ritornare in compagnia di Matt Brown e Billy Kelly con i Supermassiv, trio dal destino segnato dopo l'improvvisa scomparsa nel sonno dello sfortunato Kelly. Dopo uno stint coi riformati Life of Agony, peraltro in essere a tutt'oggi, è nel corso del 2010 che giunge l'annuncio da parte di Abruscato di un nuovo progetto: l'inquietante moniker A Pale Horse Named Death sancisce la rinascita artistica del batterista che, in compagnia del fido Brown, diventa polistrumentista a tutto tondo cimentandosi pure nell'inedito ruolo di frontman. Una resurrezione dopo l'ennesimo lutto: la perdita di Steele è infatti datata 10 aprile di quello stesso anno. Due mesi prima il debutto live con una formazione necessariamente allargata a cinque componenti, tra cui il già citato Johnny Kelly alla batteria, rispetto al duo presente di fatto su cd. Già perché Abruscato e Brown allo Zoot Studios di New York suonano, registrano, producono e mixano tutto quanto è udibile in AND HELL WILL FOLLOW ME avvalendosi esclusivamente di qualche assolo di chitarra affidato a Bobby Hambel dei Biohazard e con la partecipazione in Die Alone del sax tenore di Ulrich Krieger. Qua e là giusto qualche coro affidato a Keith Caputo. Si entra così in un mondo spettrale e limaccioso, come già la cover e tutto l'artwork affidato all'ottimo Sam Shearon ci raccontano anche visivamente, dove suoni sinistri e liriche devastate dal dolore e da un senso di ineluttabile impotenza regnano sovrani. As Black As My Heart, To Die In Your Arms, Devil In The Closet, When Crows Descend Upon You sono un ottimo paradigma in tal senso e ne riflettono il claustrofobico mood. Anche le accellerazioni tossiche di Heroin Train o la psicotica Bath In My Blood (Schizophrenia In Me) non garantiscono una redenzione, ma anzi spingono ulteriormente sul crinale della lucida follia omicida di Serial Killer mentre l'aria sulfurea si fa sempre più irrespirabile (Meet The Wolf). È un incubo (Bad Dream) che affiora nella mente dell'ascoltatore e trova sfogo concreto nella portentosa amalgama di Type O Negative ed Alice In Chains che Pill Head e Cracks In The Walls  cristallizzano, lasciando ricadere sul nostro capo una ulteriore colata nero pece di doom metal. Vertice assoluto e climax la conclusiva Die Alone. A cavallo del pallido destriero allevato in gran segreto da Abruscato percorriamo strade infernali e sentieri impervi. Ovunque sono ceneri. Eppure, come tradizione vuole, proprio da quelle l'araba fenice è tornata a librarsi in volo. Una volta ancora. Ancora più in alto.

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