SUPER DELUX
Terrorvision
- Townsend Records - 2011
Da non crederci. Qua in Italia li davamo ormai per finiti, scomparsi, dispersi, annegati tra i fumi dell'alcool di qualche bottiglia di tequila, invecchiata pure male, in seguito alla separazione comunque consensuale avvenuta diversi anni fa. Perché un conto è tornare in pista sporadicamente per una qualche saltuaria apparizione dal vivo come accaduto nell'ultima decade, magari monetizzando a ragione il buon successo ottenuto negli anni '90; un altro è ri-mettersi in gioco, ri-acquistare fiducia in sé stessi, ri-trovare l'alchimia che aveva fatto di due album come HOW TO MAKE FRIENDS AND INFLUENCE PEOPLE e REGULAR URBAN SURVIVORS due gioiellini di crossover senza tempo, ri-entrare in studio e ri-partire da dove si era lasciato tutto. Insomma, mai avremmo pensato di ri-vedere la band di Toby Wright nel corso del 2011 con un album nuovo di pacca a distanza di dieci anni dall'ultimo, discreto, GOOD TO GO. E invece, con un coup de théâtre degno del miglior commediante, eccoli di nuovo in azione: gli strepitosi Terrorvision sono tornati! E in ottima forma. Sarà una frase fatta, ma il tempo, musically speaking, per loro sembra davvero non essere passato, anzi?! Pare di essere tornati indietro di almeno quindici anni, a quel sound scanzonato che decretò la loro lenta, ma inesorabile scalata alle classifiche inglesi. Sì, perché quell'hard rock contaminato da qualsiasi tipo di influenza non venerea, dal pop al metal, dalla dance al punk, al funk e ai cori à-la Beach Boys (ma ve la ricordate Oblivion?) era ed è ancora orgogliosamente made in England. Si parte alla grande con l'accattivante sing-along della chitarrosa Demolition Song, metal punk dal graffiante piglio pop; procediamo mantenendo il tasso di adrenalina altissimo con la sferzante Neighbourhood mentre Hold Tight ci aveva dato giusto qualche istante prima un consiglio spassionato per affrontare meglio la rollercoaster su cui siamo (in)consapevolmente saliti: tenetevi forte! Il singolo Pushover è, come tradizione, ruffiano e geniale quando i quattro "regrediscono" allo stato di pop band per palati fini, con un inusuale hammond a precedere, nell'ordine, il granitico solo di chitarra affidato Mark Yates e la presa per i fondelli di finti individui, alternativi a parole, ma col portafoglio rivolti all'assai più commerciale Music di Madonna et similia. Di altre potenziali hits il cd è pieno. Una potrebbe essere lo scatenato rock'n'roll anni '50 di All The Girls Wanna Dance; non da meno la saggia Friend In Need, con tanto di sferzanti chitarre e compassato ukulele sul finale, e il cantilenante punk contrappuntato da un irresistibile hand clapping presente in This Is Suicide. Il groove pompato dal basso dell'ormai calvo Leigh Marklew trasforma Shiny Things in una Discoteque Wreck parte seconda. Babylon omaggia i Queen di Tie Your Mother Down mentre la party song Rock Radio prova che l'innato humor dei Terrorvision non è stato messo in discussione neanche nel nuovo millennio. Bisogna attendere la conclusiva Run & Hide per rallentare i ritmi, ma sulla distanza il pezzo assume i contorni di una cavalcata rock, di stampo pearljamiano che ci piacerebbe ascoltare in duetto con Mr.Vedder, in cui sono le chitarre ad aver l'ultima parola prima di sfumare nel finale. Che ritorno in grande stile?! Certo, resta il rammarico per l'assenza dello storico Shutty, scoppietante batterista dall'indubbio carisma e imprescindibile motore della band fino all'altro ieri, eppure l'altrettanto scatenato drummer Cameron Greenwood viene promosso a pieni voti. Disco solare, scalpitante, dinamitardo. Ah, occhio alla copertina che avete in mano: la miccia sta per prendere fuoco...BOOM!!! Esplosivi.
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