lunedì 25 ottobre 2010

24/10/10
RADIOLESA live @ ex convento
Craviano, Govone (CN)

Finalmente! Dopo il rinvio di una settimana causa maltempo, la penultima domenica di ottobre vede l'attuazione della giornata in favore del progetto sostenuto dall'associazione La Collina Degli Elfi dedita all'accoglienza e all'assistenza per bambini in recupero da malattie oncologiche.
In verità è Martino Corti, già supporting act del tour estivo dei Nomadi, ad aprire il pomeriggio con una manciata di brani che vengono graditi dai suoi fan assiepati sulla collinetta alla destra del palco. Invitato all'ultimo, il giovane cantautore milanese fa da apripista all'unica presenza femminile della giornata, quella Irene Fornaciari che oltre a presentare il suo ultimo singolo Messin' With My Head, duetta con Danilo su Il Mondo Piange, brano presentato al Festival di Sanremo dell'anno in corso dalla figlia di Zucchero con il supporto della band di Novellara. Ottima la prova vocale della giovane cantante che, seppur ricorrendo all'uso delle basi per entrambi i brani come precedentemente aveva fatto Corti, ruggisce decisa e brilla di suo grazie alla notevole estensione vocale donatale da Madre Natura.
La già citata presenza di Danilo sul palco permette di far immediatamente un rapido cambio palco per consentire ai restanti Radiolesa, capitanati dall'ottimo Valerio Mr.No Giambelli e completati dalla sezione ritmica affidata ad Adamo Bono e Gianluca Rosso, di salire sul palco.

La partenza è delle migliori con un classico del primo Joe Jackson venato di esplosioni punk: One More Time è il giusto inizio per dar una scossa al pubblico prima di carezzarlo con il mito Tom Petty e la sua I Won't Back Down. È subito tempo di un pezzo originale dei Radiolesa e la scelta ricade su Fino Alla Fine, brano dedicato alla memoria di Eluana Englaro e accolto dal sincero applauso delle circa trecento persone accorse nelle Langhe.


Le successive Save Tonight e Fiume Sand Creek, rispettivamente tormentone del 2001 di Eagle-Eye Cherry e brano simbolo del sodalizio De André-Bubola, hanno il compito di far cantare anche i meno avvezzi alle sonorità southern rock proposte nuovamente da Sacco con un trittico veramente forte composto da Country Gentleman di John Mellencamp, all'epoca della registrazione ancora nominalmente coguaro dell'Indiana, da Free Fallin' e da All The Wrong Reasons ancora cavalli di battaglia di Tom Petty.

L'atteso tributo a Bruce Springsteem è affidato alla celeberrima I'm On Fire tratta dal vendutissimo BORN IN THE U.S.A. e interpretata magistralmente dal quartetto piemontese.

Poi, attenzione, attenzione...sorpresa!! Dopo tutte queste schitarrate di chiara matrice americana, chi si va ad omaggiare con l'inaspettata Chi Non La Pensa Come Noi??? George Brassens!! Chiaramente il meritato tributo va pure all'ottimo Alberto Patrucco che spinto dal suo amore per il grande chansonnier francese ha permesso a quanti non avevano ancora intercettato questo straordinario artista di venirne a contatto attraverso la sua appassionata e meticolosa traduzione.

E pure Danilo deve averci preso talmente tanto gusto se è vero come è vero che, accompagnato dall'acustica di Giambelli, si cimenta pure nella goliardica Don Giovanni. Canzoni che aprono la mente: così le definisce il vocalist di Agliano, e come dargli torto?! Il cerchio si chiude se pensiamo che lo stesso Patrucco, contattato telefonicamente da un astante, era in collegamento telefonico mentre cantante e chitarrista s'apprestavano a terminare l'esecuzione del brano.

Ancora Bubola, con Dove Scendono Le Strade, poi altri due brani propri, la già conosciuta Un Altro Me e la più recente L'Albero Di Giuda che valgono il prezzo del biglietto in attesa di un futuro cd; su quest'ultima canzone, dedicata dai Radiolesa alle tante, troppi morti sul lavoro, Mr.No si cimenta in un assolo di chitarra degno di nota come solo chi ha la Musica con la M maiuscola nel sangue è in grado di esprimere.

Poteva forse mancare un ulteriore tributo a Mr.Petty verso fine concerto? Certo che no, così You Wreck Me tratta dallo splendido WILDFLOWERS permette ad un incontenibile Danilo di scatenare la rabbia e l'energia in corpo. Il gran finale spetta all'attesissima Biko, anticipata da un discorso di Sacco sulla libertà in tutte le sue forme e che avrebbe fatto felice lo stesso Peter Gabriel, e alla classicissima Sweet Home Alabama, vero e proprio must del rock on the road che conserva intattata la sua innata carica e continua a sprigionare energia nonostante i quasi quarant'anni trascorsi dalla sua pubblicazione per merito dei Lynyrd Skynyrd.

Da qui, il passo alla jam session è breve.

Non c'è un attimo di tregua infatti, e mentre chitarra, basso e batteria dei Radiolesa scendono dal palco, ecco comparire l'affabile Cico Falzone che affiancando Danilo Sacco si appresta a sciorinare una manciata di classici dei Nomadi.

Scontata Cammina Cammina, il piatto forte si consuma con L'Eredità e le gucciniane Primavera Di Praga e Il Vecchio E Il Bambino. Ancora spazio alla voce di Martino Corti che raggiunge il solitario duo per Dove Si Va, quindi festa allargata a tutti i protagonisti di giornata, musicisti e non, con l'immancabile Io Vagabondo e i cori del pubblico protagonista al termine dell'esibizione di una pacifica invasione nel backstage per congratularsi con quanti hanno reso possibile questa giornata di solidarietà.

A quando il bis?

Andrea Barbaglia '10
n.b.: il seguente post è visibile pure a questo indirizzo:

venerdì 22 ottobre 2010

CHI NON LA PENSA COME NOI

CHI NON LA PENSA COME NOI
Alberto Patrucco
- EDEL - 2008

Ecco qua il disco che non ti aspetti! Accompagnato da una pletora di ottimi musicisti e guest, con il fido Daniele Caldarini ad occuparsi di arrangiamenti e direzione musicale, Alberto Patrucco pubblica un cd-testimonianza della propria ammirazione verso Georges Brassens che è un vero e proprio gioiellino, dalla prima all'ultima nota. Si parte col botto: Chi Non La Pensa Come Noi è la traduzione di Ceux Qui Ne Pensent Pas Comme Nous, brano postumo dell'artista transalpino che sembra esser stato confezionato su misura per l'artista brianzolo. Proprio il lavoro di ricerca e lo sforzo di renderne il più possibile naturale in italiano le rime francesi attesta l'amore sincero e appassionato da parte di Patrucco e dell'amico Sergio Secondiano Sacchi. Mentre nel brano di apertura troviamo addirittura Lino Patruno, nella disincantata e delicata I Rampanti è il pianoforte di Mimmo Locasciulli a costituire la colonna portante del brano, ottimo terzo dopo l'avvincente Don Giovanni. Quegli Imbecilli Nati In Un Posto, in un tripudio di ottoni, si trasforma in una marcia mantenendo inalterata la feroce critica patriottara. Del 1972 è pure Stanze Per Uno Svaligiatore dove l'autore, accompagnato dalla chitarra del Flaco Biondini e affranto per la visita d'un topo d'appartamento, sarcasticamente ringrazia l'autore del furto per avergli permesso di scrivere la canzone, suggerendogli di saltare nei ricchi affari per poter così godere di stima e rispetto e vivere nel firmamento di ladri così in alto che stan sopra la legge. Mauro Pagani compare al violino in Babbo Natale E La Fanciulla, brano dall'andamento molto simile a La Ballata Dell'Amore Cieco cantata da De André che da Brassens prese ben più di uno spunto agli inizi della propria luminosa carriera. La sanguigna e goliardica Ventinove Volte Su Trenta è un impietoso, quanto veritiero ritratto della quotidiana vicenda amorosa tra uomo e donna. E che dire de Il Vecchio? In punto di morte quale può essere il suo ultimo desiderio? L'assoluzione del prete o la compagnia di compiacenti signorine? Ancora sarcasmo nella brillante All'Ombra Dei Mariti in cui il protagonista, dopo un excursus riguardante la sua improbabile carriera di amante incallito, confessa la propria bontà d'animo che gli impedisce di mollare l'adultera per rispetto e amicizia del di lei marito!?! Capitolo a parte meriterebbe poi la voce di Alberto che con la sua pronuncia "imperfetta" fa il resto: riportare brillantemente alla ribalta un autore imprescindibile con una complicata opera di fedele corrispondenza, attenzione e rispetto per la materia trattata è un regalo pregiato che può solamente far bene a quanti avranno il buongusto di accostarglisi. Grazie! Grazie! Grazie!
 
il seguente post è presente qui: http://www.albertopatrucco.it/cd_new2014.php

martedì 19 ottobre 2010

DAL LOFAI AL CISEI
Bugo
- Universal - 2002

Eccolo qua il cantautore che vi apre il cuore!! Celebrato come incarnazione quasi perfetta dell'improbabile unione tra Lucio Battisti e Beck, Cristiano Bugatti da San Martino di Trecate diventa grande e muove dalle risaie piemontesi all'ombra della Madonnina. E avrà pure pensato parecchio prima di fare questo passo se nella sua testa è cresciuto il contenuto del Portacenere di cui si fa menzione nell'opener di questo album. Il cambio di città ha comportato pure il cambio di etichetta, la major Universal, dopo gli anni Snowdonia e Wallace Records, con (o senza) Il Cuore Nel Culo. Sarà una mossa felice per il conseguimento della maggiore età artistica? Chissà!? Per ora la festosa Piede Sulla Merda, coi contrappunti wah-wah del bluesman Joe Valeriano, sembra indicare che, nonostante tutto, la strada percorsa è quella giusta e che la successiva manciata di brani della prima metà del cd si conferma di pregevole fattura grazie anche al lavoro in cabina di regia di Fabio Magistrali. Surreale la sfilata di moda de La Mia Fiamma così come il poco raffinato menù di Pasta Al Burro che con la sua strofa rappata pare rendere sarcastico omaggio a formazioni hip hop in voga, ma assolutamente prive di contenuti. Il singolone che "entrerà nelle case degli italiani" è Casalingo, inno pop-olare in cui vengono a galla rimandi garage rock e anni '80, accattivante davvero solo dopo qualche ascolto.
La seconda parte del disco forse non è così a fuoco (lento) come la prima, ma Bugo si rende protagonista di un altro episodio ruspante destinato a restare: Io Mi Rompo I Coglioni con la sua indolenza e immediatezza agreste, davvero in your face, non lascia spazio a significati secondi, seppellendo in tre minuti dozzine di canzoni di finta rabbia e protesta con sincero disincanto e trasparente lucidità. Ancora rimandi ai R.U.N.I. in Milano Tranquillità e stranianti immagini nella rallentatissima Nero Arcobaleno. Alla fine ci si ritrova tutti alla cassa; che sia per acquistare il cd o per attenderne il capitolo successivo poco importa. Sento già qualcuno dietro me che urla Fai La Fila!

lunedì 18 ottobre 2010

L'AMORE ALTROVE

L'AMORE ALTROVE
Gianluca Massaroni
- RADIORAMA - 2009

Solitamente ci si lamenta, a ragione, ma spesso con un atteggiamento approssimativo e populista davvero irritante, con i big della musica italiana per non investire sui giovani, per non promuoverli e, di contro, per pensare solamente a sé stessi e ai propri interessi. Bene: chi avrebbe mai detto che invece addirittura Eros Ramazzotti attraverso la sua etichetta discografica mandasse in stampa l'album d'esordio di un ottimo cantautore "sghembo" come Massaroni?!? Il pianoforte della strumentale 18 Agosto è il viatico per la nostalgica Non Più Di Te E Di Me che con il suo accompagnamento orchestrale ci catapulta in territori senza tempo cosicché in un battibaleno, carezzati dalle note , ci ritroviamo sorprendentemente già a metà disco senza rendercene conto per via della leggerezza e della fluidità compositiva che paiono prerogative innate del brillante vogherese. Confesso Che Ho Paura, prendendo spunto dal libro di Pablo Neruda Confesso Che Ho Vissuto, è uno di questi tanti brani ben realizzati che tra echi di Battisti, di Gaetano e dell'amatissimo Ciampi affiorano qua e là lungo tutto il percorso. Chimera è morandiana solo nel titolo: un rock tenue impreziosito nuovamente dagli archi diretti da Nick Ingman ci racconta di piacevoli e inattesi incontri al semaforo rosso. L'attenzione per le piccole cose è tutta riversata in Moncolocale Rosso con la linea vocale delle strofa degna del miglior Capossela laddove si fa più melodica nell'ottimo ritornello. Altri due numeri importanti risultano essere il pop rock di La Città Si Sveglierà e il contaminato giro di fisarmonica di Sali E Tabacchi che avrebbero tutte le carte in regola per arrivare al grande pubblico. Giunti al divertissement di Dobbiamo Smettere Di Fumare notiamo che È Quasi Natale e ci si trova come per incanto affaccendati nei propri pensieri in mezzo al via vai di chi si affanna alla ricerca degli ultimi regali da acquistare tra le luminarie di Pavia. Forse ha ragione il buon Gianluca quando afferma "il quotidiano è poetico; le canzoni a volte".

lunedì 11 ottobre 2010

UNO
Marlene Kuntz
- EMI/VIRGIN - 2007

Avevamo lasciato Cristiano Godano alla recherche della Bellezza e ce lo ritroviamo a un paio d'anni di distanza da BIANCO SPORCO con un primo traguardo raggiunto: l'approdo al cantautorato, seppure di chiara matrice rock, compiuto dalla band sonica per eccellenza in ambito italiano. Mai in carriera il combo piemontese si era espresso nel brano di apertura su toni così pacati come in Canto, canzone di rara raffinatezza che fa il paio con la successiva Musa, magnifica ed estatica composizione impreziosita dal pianoforte dell'amico Paolo Conte. È la Musica al servizio della Parola cantata e scritta quanto osserviamo in questo lavoro forse destinato a restare un unicum per la band cuneese. Lo stesso booklet raccoglie interventi di scrittori e artisti a mò di commenti introduttivi e, contemporaneamente, di chiose finali per ogni singolo brano quasi a suggellare l'unione tra Scrittura e Suono. Stefano Benni, Vladimir Nabakov, Carlo Lucarelli, Tiziano Scarpa, Enrico Brizzi, Babsi Jones, lo stesso Conte: tutti hanno lasciato una frase, una riflessione, uno spunto scritto per la canzone toccata a ciascuno in sorte. Eppure la claustrofobia di certi episodi passati non è del tutto smarrita, ma anzi viene sviluppata nella narrazione della riuscita 111, ordinaria storia di sentimentali miserie umane. Salmodiante in Fantasmi, la voce di Godano rallenta ulteriormente in La Ballata Dell'Ignavo mentre si fa leggera nella sincopata e bucolica Abbracciami il cui inciso in inglese serve ad esprimere sinteticamente il dialogo dei due amanti. Poi una serie di episodi più pop che con il loro sapore agrodolce di "non finito" ci conducono in realtà alle ultime due perle del cd: Stato D'Animo è un misto di inquietudini e disperazione, con il decisivo apporto di electronics del fido Gianni Maroccolo a rarefare l'atmosfera di per sé già angosciosa. La corale e conclusiva Uno ha sì un ineluttabile spirito ferrettiano che le chitarre alimentano, ma è al tempo stesso un sentito omaggio al poeta russo Vladimir Nabakov, citazioni e rimandi del quale sono disseminati nel disincantato e amaro testo.

domenica 10 ottobre 2010

THE BEST OF
Nobraino
- MEDIANE - 2006

Scelta quantomai coraggiosa quella di intitolare il proprio primo cd THE BEST OF!?! Eppure non si tratta né di un azzardo né di spavalderia o presunzione: ciò che Kruger, Nestor, Bartok e Vix racchiudono in questa loro fatica è solamente il coronamento in bella scrittura dell'ottimo lavoro svolto in questi primi anni di vita artistica. E il viaggio parte da lontano: in un battibaleno ci troviamo prima catapultati agli inizi del '900, emigranti in cerca di fortuna negli U.S.A. a fianco del trombettista di Partì Per L'America ad "inseguir la linea che divide le tonalità", poi abbiamo la buona (s)ventura di conoscere la giovane Cecilia e quell'uomo d'onore che è suo padre, tra inseguimenti e sparatorie varie. Un attimo di requie? Macché! Con il suo riff indolente Piena Gioventù è quanto di più indicato per mantenere viva l'attenzione dell'ascoltatore, appassionarsi alla band e lanciarsi nelle danze che procedono spedite nell'ascolto delle vicende di una palazzina italiana come tante narrate in Domenical Cliché. La summa della poetica dei Nobraino è probabilmente nella successiva I Signori Della Corte: un gioiellino di narrazione ed eleganza musicale che cresce ad ogni ascolto. Via via, i brani si succedono incalzanti tra personaggi buffi, ma determinati (Nano E Calvo), giovani donzelle (Marylou), amori perduti (Il Giro Del Mondo), spose fedifraghe e mamme apprensive (il disincantato blues de Le Leggi del Mercato Universale). Ancora un' ultima accellerazione a tutto gas sulla Spider Italiana, rossa, del '69, prima del valzer conclusivo di Zumpappà: le radici romagnole sono ben piantate per quella che può considerarsi degna, ma inaspettata conclusione di un'opera prima entusiasmante e giustamente premiata dalla critica di settore. Del resto Kruger ci aveva avvertito che "l'unico modo per fare è fare sul serio" e questo è solamente l'inizio.

sabato 9 ottobre 2010

GRAN MASTER MOGOL
Amari
- Riotmaker - 2005

Amari?!? Mai sentiti prima??? Non c'è problema, non siete gli unici: basterà semplicemente avere il buon gusto e la pazienza di ascoltare anche solo tre volte di fila la stupenda Bolognina Revolution e, tra un loop e un synth, pure voi avrete libero accesso al colorato e variegato mondo anni '80 degli Amari. Dal quale non riuscirete più a fuggire. Prodotto e promosso dalla piccola, ma battagliera Riotmaker con sede in Friuli, l'elettro-hip-rap-hop-funk-rock-alt-pop degli stregoni Dariella, Pasta e Cero è una ventata di novità e freschezza nel proliferante, ma al contempo asfittico panorama indie italiano. Ogni canzone "rischia" di essere il perfetto singolo scala classifiche; l'inaspettato asso pigliatutto messo in tavola dagli outsider di turno. E non a caso. Oltre all'opener di cui abbiam parlato poc'anzi, forti di liriche semplici, ma mai scontate, anzi combinate in un gioco ad incastro dai risultati formidabili, anche l'immediatezza di Conoscere Gente Sul Treno e la brillante ritmicità di Campo Minato sono luccicanti biglietti da visita supportati per di più da videoclip promozionali ad alto tasso di viralità, caratterizzati infatti da soluzioni semplici, ma assolutamente efficaci che ben si sposano con l'apparente leggerezza dei testi e delle musiche. Analizzando meglio tutto il cd, ci si accorgerà che gli uomini carsici hanno fatto però molto di più, riuscendo a sintetizzare al meglio ogni minima sollecitazione ricevuta dall'ambiente circostante. Pubblico e privato. Sociologiche, le immagini narrate nel testo di Tremendamenti Belli, dopo un'intro tra funk e dance con una gradita spruzzata di rock, regalano sfrontatezza e una apparente immobile accettazione della condizione sociale dei trentenni italiani. Il grande lavoro nella strumentale Un Altro Basso Di Polvere consente di svilupparsi in maniera più acida ed elettronica partendo dall'iniziale giro armonico preso in prestito da una nota canzone dei Righeira. La voce effettata di Love Management ammicca spudorata mentre Il Vento Del 15 Gennaio è talmente ruffiana da stamparsi in testa in modo pressoché definitivo. Rock contaminato ne La Prima Volta e sintetiche destrutturazioni funk per l'Arte Bruciante. Ancora due intermezzi strumentali con Staccaboh e Ho Trovato Il Cuore D'Oro poi tutti a caccia de L'Avvoltoio Delle 3, accattivante ritornello di melodica tranquillità tagliato dalle ritmiche hip hop delle strofe. In chiusura gli Amari (no, quello che canta non è Samuel dei Subsonica!?) ci avvertono di come, dopo aver scrutato per bene la volta celeste, Venere Non Torna e sia così necessario fare un ulteriore passo avanti. Restando in attesa. Dopo un buio sonoro di circa un minuto si fa strada infatti una eterea ghost track cantata in inglese quasi a volor anticipare scelte stilistiche che verranno abbracciate nei lavori a venire. Una domanda a questo punto sorge spontanea: qualcuno sa indicarci dove sia possibile acquistare la tessera del "club di chi ammira il cielo"?

mercoledì 6 ottobre 2010

PANIC
Death SS
- LUCIFER RISING - 2000

Panico, nella duplice accezione di ansia e di quanto può riferirsi al dio Pan: una commistione di significato destinata a farsi luce lungo tutto questo lavoro in studio di Steve Sylvester e della sua band. "Come in the house of the cyber god": la lineare, ma adrenalinica Hi-Tech Jesus è il miglior biglietto da visita per capire questi Death SS. Pochi del resto i punti deboli per un album che forse ha fatto storcere qualche naso ai fan più puristi della prima ora, ma che ha sicuramente avvicinato nuovi proseliti. E inanellato nuove collaborazioni. Su tutte quella con Alejandro Jodorowsky, cineasta, poeta e scrittore, autore di pellicole divenute cult come El Topo, La Montagna Sacra e Santa Sangre. E proprio alcuni versi recitati dall'artista cileno completano quelli degli occultisti Anton LaVey e Aleister Crowley e del poeta William Burroughs per l'introduttiva Paraphenalia. Ancora testi occulti e sonorità lugubri in Lady Of Babylon e The Equinox Of The Gods, ipnotiche seduzioni che ammaliano l'ascoltatore fin dalle prime note. Un suono di tastiere malato e urticante eseguito dall'indispensabile Oleg Smirnoff introduce successivamente Ishtar, la mitologica dea mesopotamica della guerra e dell'amore che Sylvester rievoca in attesa di risfoderare gli artigli con Emil Bandera su The Cannibal Queen, altra figura femminile dalla forza distruttrice. La pruriginosa Tallow Doll ci avviluppa in un vortice di emozioni e sego prima di introdurci al cospetto di Hermaphrodite, scritta con l'ex Limbo Gianluca Becuzzi. La cover degli inglesi Agony Bag, Rabies Is A Killer, scorre veloce e rabbiosa mentre il gorgo panico della title track ci spinge in un baratro da cui riemergiamo grazie nuovamente al Maestro Jodorovsky che con Auto Sacramental ci ricorda cos'è lo spettacolo del teatro panico accomiatandosi (temporaneamente?). Ora abbiamo tutte le carte magicke in regola per ricominciare:..Let The Sabbath Begin!

martedì 5 ottobre 2010

LO SENTI IL PROFUMO?

Grenouille, Grenouille, Grenouille!
È vero: il nuovo album deve ancora uscire e l'ep che lo precede non ha placato la sete d'attesa per il sequel di SALTANDO DENTRO AL FUOCO, vera sorpresa in ambito indie qualche anno fa. Un disco d’esordio tra sonorità seventies e post-grunge; un rock metropolitano che più garage di così si muore. Un’attitudine rock al punto giusto e nessuna posa patinata per quello che è uno dei gruppi più in voga della scena indie brianzolo-milanese.
Ci piacciono, ci piacciono, ci piacciono! Conosciamoli un pò meglio.

Chi sono i Grenouille e chi è Grenouille?
Marco: I Grenouille sono Giuseppe alla chitarra, Marco alla voce e alla chitarra, Andre alla batteria, Davide al basso e Alessandro, il nostro fonico di fiducia. Grenouille è invece il protagonista di un romanzo dello scrittore tedesco Süskind intitolato Il Profumo, un figlio di nessuno che ha una particolare dote, quella di riconoscere e ricreare gli odori e i profumi. Abbiamo scelto questo nome perché secondo noi il personaggio ha tanto dell'artista maledetto; nel libro infatti ha la particolarità di essere ossessionato dalla sua passione di ricreare le fragranze. È un pò come l’artista che cerca di creare qualcosa con la sua arte e ne viene ossessionato. Se si legge il libro compare ben in evidenza questo lato malato. Grenouille potrebbe perciò essere benissimo un'icona rock, ma al tempo stesso volevamo trovare qualcosa che rispecchiasse anche la voglia di dire le cose in una certa maniera, in un modo crudo. Quel personaggio è l'artista maledetto, è la persona ossessionata dalla propria arte: tutto ciò rendeva bene il modo diretto di esprimere i concetti.

Siete anche voi dunque "artisti malati"?
Marco: Sì, soprattutto lui!! (risate, indicando Giuseppe - ndr)
Giuseppe: Ce la giochiamo ad armi pari!

Vi siete trovati facilmente allora?!
Giuseppe: Abbastanza, sì, sì! E da un pò di tempo. Devi infatti sapere che con Marco abbiamo iniziato a suonare sempre come Grenouille da circa otto anni, agli inizi del 2000. Man mano si sono aggiunti altri componenti e questa formazione si è stabilizzata nel febbraio del 2007 con l’ingresso di Andre alla batteria.

Quindi in meno di due anni siete arrivati all’esordio discografico di SALTANDO DENTRO AL FUOCO?
Giuseppe: A dir il vero ce lo portavamo dietro già da un pò; le idee e i pezzi erano già in fase di rielaborazione da prima. Abbiamo finalizzato tutto nell'ultimo anno, questo sì. Alcuni pezzi sono idee che Marco usava per il suo vecchio gruppo, altri sono idee mie mai utilizzate precedentemente: abbiamo messo insieme tutto e abbiamo cominciato a scrivere i primi 4-5 pezzi in questa maniera mentre gli ultimi 3-4 quando è arrivato Andre; tempo un mese ed abbiamo finito l'album.

Avete avuto difficoltà a trovare qualcuno che vi producesse e distribuisse il cd dato il periodo critico della discografia non solo italiana?
Giuseppe: Guarda, noi all'inizio quando abbiamo fatto il disco abbiamo cercato anche all'esterno; alla fine un gruppo di persone a noi molto vicino ha creato un'etichetta apposta. L'hanno creata per far uscire il nostro cd e quello di un gruppo di nostri amici, gli Aim.
Marco: Sono amici nostri nel senso che è gente con cui usciamo, con cui andavamo a provare insieme; alla fine l'etichetta ce la siamo creata perché comunque il disco l'abbiamo anche mandato a chi si occupa di produrre piuttosto che di distribuire, ma la risposta era sempre "ah, minchia ragazzi il disco è bellissimo, però noi non produciamo gente sconosciuta", quindi dopo circa un anno con risposte di questo tipo ci siamo detti "vaffanculo, ce lo produciamo e ce lo distribuiamo noi"! E a quanto pare sta andando abbastanza bene.


Legato a tutte queste noie organizzative magari s'aggiunge anche la difficoltà nel suonare dal vivo; anche dalle vostre parti in Brianza c'è questa difficoltà tutta italiana oppure avete avuto qualche facilitazione nel trovare palchi su cui suonare?
Giuseppe: Noi siamo fortunati perché abbiamo dei ragazzi che stanno lavorando tutti i giorni tempestando di e-mail e di chiamate i locali per cercare ogni data possibile. Il percorso nostro è stato quello di suonare ovunque, anche nei posti più piccoli e fuori mano facendo magari una ventina di date "brutte" per averne una "bella". Se non hai conoscenze funziona più o meno così all’inizio. La difficoltà non è trovare le date, ma è trovare l'ambiente, l'atmosfera giusta; noi abbiamo la fortuna ancora più grande di avere Alessandro come fonico che ci segue in tutte le date ed è una garanzia perché per esprimere bene la propria musica è fondamentale il suono, il fatto che si senta bene. In ogni caso la scena milanese sta perdendo i locali e la voglia di live. Credo sia un pò la ripercussione del fatto che i gruppi facciano fatica ad uscire.
Marco: Secondo me la crisi discografica dovrebbe far capire che, e l'ho sentito dire spesso, bisognerebbe investire sui live. Questo momento di stallo, se si vuole salvare la musica, dovrebbe finire nel senso che la gente dovrebbe capire che conviene/bisogna investire sugli eventi, quindi sui locali, quindi sui live, quindi su tutti quei gruppi che hanno qualcosa da dire anche a livello di messaggi e di aggregazione; non voglio dire come una volta perché non voglio fare il nostalgico, però se non si punta su questo oramai i dischi non si vendono più quindi o si muore o…

Il contatto per suonare a Le Piccole Iene come l'avete avuto?
Giuseppe: Grazie ai ragazzi del nostro booking. Per dirla tutta conoscevamo già il locale e ne avevamo sentito parlare ulteriormente in occasione della vittoria al Meeting delle Etichette Indipendenti come miglior live club italiano per il 2008. In precedenza io e Marco avevamo addirittura suonato come duo acustico nel 2007 ad Arona presso il ristorante che gestivano allora gli attuali titolari de Le Piccole Iene. Ci siamo conosciuti su myspace: loro ci hanno invitato perché gli era piaciuta Saltando Dentro Al Fuoco, noi ben sapendo che essendo un ristorante non si poteva far particolarmente casino abbiam preso la chitarra acustica e abbiamo trascorso una serata tra amici, mangiando peraltro da dio...
Marco: Per me è stato un gesto notevole perché quando qualcuno ti chiama dopo aver sentito un tuo brano on-line apprezzandolo è una soddisfazione che non ha prezzo. Purtroppo di norma non succede così: oggi come oggi bisogna chiamare continuamente i locali piuttosto che mandare loro e-mail come dicevamo prima e sperare di trovare un buco libero in cui suonare. Da lì, se tutto va bene e se si è piaciuti, si può sperare ed ipotizzare un passaparola tra i locali così da cominciare a girarli per una serie di date. Ascolta, possiamo far dire qualcosa a Davide? Ma qualunque cosa, eh?!

Ben volentieri!
Davide: Ciao! (risate generali - ndr)


Beh, un buon inizio, non c’è che dire. Parliamo allora di SALTANDO DENTRO AL FUOCO, non solo il brano che vi ha fatto suonare ad Arona, ma di tutto il cd omonimo.
Davide: Ehh…è bellissimo! Ci sarebbe tanto da dire su quest'album; innanzitutto abbiamo investito molto tempo nel costruirlo. A livello pratico, a livello di realizzazione siamo stati in studio in realtà un mese divertendoci un sacco e passando una settimana tutti insieme, impegni di lavoro permettendo, sotto la supervisione di Peppo. Lo abbiamo registrato a Bergamo al SuonoVivo. Penso sia stato un bel traguardo per tutti noi, in particolar modo per Marco che credo sia quello che ha messo più di suo sia a livello di tematiche sia di spunti per gli arrangiamenti i quali voleva rispecchiassero il più possibile ciò che andava interpretando. Che altro dire? Abbiamo fumato un sacco di sigarette e bevuto tanto buon vino!

Confermi?
Marco: Sì; ciò che volevamo tirar fuori da questo album era cantare i pezzi in italiano: incredibile (risate - ndr)!! C’è stata da parte mia una grossa ricerca dal punto di vista della scrittura, ricerca che è durata un paio d'anni. Quello che volevamo fare era una band di rock in italiano che però non fosse noiosa o mielosa, che non parlasse sempre delle stesse cose; volevo riprendere un pò il concetto punk degli anni '70, parlando di tematiche vicine alla gente o quantomeno non di cose come l'amore di cui sempre si parla, cercando di fare qualcosa più vicino al sociale. Spero di esserci riuscito. Una certa semplicità che c'è anche negli arrangiamenti è figlia di questa volontà.

Possiamo parlare di disco metropolitano?
Marco: Secondo me possiamo farlo anche se non viviamo a Milano, ma a nord di Monza, dove la metropolitana non arriva, però è una definizione corretta. Il discorso è questo: io sono convinto che l'ambiente in cui vivi ti influenza e ciò che ho voluto ad ogni costo fare nel disco è stato parlare della realtà che ci circonda, qualunque essa sia. Si può parlare di disco metropolitano perché è sì introspettivo, ma parla pure di ciò che sta intorno a noi, che poi sia Milano o la Brianza poco importa; l'importante era evitare di farsi solo seghe mentali.

Dai brani ascoltabili su internet ci si può fare un'idea di un sound vicino a Ministri e a Requiem For Paola P.: spiriti affini?
Marco: Requiem For Paola P. li conosciamo solo di nome; riguardo ai Ministri sì, ce lo dicono spesso. A me era piaciuto parecchio il loro primo cd anche se secondo me stanno peggiorando, qua lo dico e qua lo sottolineo (risate - ndr)… Però da che cosa, dalla voce, non so?

Dall'attitudine..
Giuseppe: Forse c'è un'attitudine molto grezza, molto live; loro per di più sono un trio quindi tutto ciò si sente anche maggiormente. Magari venendo dalla stessa zona il paragone arriva in ultima analisi più velocemente.

Cosa ci dobbiamo aspettare da una serata Grenouille?
Marco: Questa sera abbiamo una chitarra in meno perché mi sono rotto la mano quindi sarà qualcosa di un pò più scarno e punk. Solitamente si hanno i Grenouille: tanto bordello e neanche un pezzo lento!!

Andrea Barbaglia '10

fotografie recuperate in internet

giovedì 30 settembre 2010

APRES MIDI - SOLO PIANO

APRES MIDI - SOLO PIANO
Tony Pagliuca
- FAMILYARTI - 2010

Una copertina di questo tipo non tradisce le attese: se c'è un quadro di Walter Mac Mazzieri il pensiero non può che correre veloce al pianeta Le Orme, senz'ombra di dubbio. Sotto la supervisione di Gianpiero Reverberi una manciata di brani dello storico combo prog viene reincarnata al pianoforte dal solo tastierista, colui il quale attraverso gli stessi ne plasmò a suo tempo il suono. Che sorpresa?!?
Gioco Di Bimba così spoglia ed essenziale è quasi irriconoscibile e gotica: a tratti pare addirittura estrapolata da quel WELCOME TO MY NIGHTMARE di alicecooperiana memoria. Verità Nascoste svela nuove realtà anche all'orecchio meno attento mentre Aspettando L'Alba mantiene intatta tutta la sua onoricità. Minimalista Immagini. Sembrerà strano, ma la più "simile" all'originale risulta l'allora new wave Venerdì che ora, spogliata da synth e programmazioni di inizio anni '80 rivela tutta la sua attualissima vena melodica. Altro up tempo dell'album è la sempre coivolgente Se Io Lavoro che seppur priva del testo, come del resto tutti gli altri episodi del cd, non tradisce le aspettative.
La sola Aliante è stata registrata dal vivo a Firenze nel 2009: nell'arco di tre anni vengono invece registrati a Mestre dal tastierista abruzzese i restanti brani scritti dall'accoppiata Pagliuca-Tagliapietra, grazie anche alla crescente insistenza dei suoi estimatori. E per ricompensarli non poteva così mancare la rilettura dei capolavori di COLLAGE: dopo la toccante Era Inverno, in chiusura troviamo difatti senza soluzione di continuità Cemento Armato, Sguardo Verso Il Cielo e la stessa Collage. Che armonia!?!
E non finisce qui. Notizia di queste settimane è l'ufficializzazione della tanto attesa reunion tra Tony, Aldo Tagliapietra e addirittura Tolo Marton nel progetto in cui inizialmente si faceva ancora riferimento al nome della band madre, ma per il quale, a causa di beghe contrattuali, verrà vietato l'uso del monicker originario facendo ripiegare i tre su un ben più diretto ed esemplificativo...Aldo Tagliapietra, Tony Pagliuca, Tolo Marton! Tour e disco sono già in agenda. Michi, torna sui tuoi passi: ora manchi solo tu.

mercoledì 29 settembre 2010

LA RUOTA
Enrico Ruggeri
- UNIVERSAL - 2010


"Ognuno di noi è un centro di ruota e il mondo gira lento intorno a noi". A un solo anno dall'imponente operazione discografica di ALL IN, ben 3 cd composti da duetti, cover e una colonna sonora per film, gli introduttivi 45" de La Ruota sono solo il preambolo di un riuscito concept album sulle dinamiche del tempo che vede in apertura una quaterna di brani decisamente ben riusciti: il primo è la conosciutissima La Notte Delle Fate che nonostante l'incomprensibile eliminazione al Festival di Sanremo possiede tutte le caratteristiche per diventare un nuovo classico nel repertorio live del cantautore milanese. Vivi, scelta come secondo singolo a furor di fanclub, procede nell'indagine conoscitiva del tempo che scorre mentre l'accoppiata Ruggeri-Mirò è artefice della splendida L'Attore, un crescente rock acceso dalle trame tastieristiche di Giovanni Boscariol e già scelto come opener per le date teatrali della passata primavera. Cosa resta dopo la morte di un soldato? Soltanto Il Mio Onore, canzone estremamente impegnata con un nuovo importante stacco di Boscariol. Con La Ragazza Del Treno si torna a climi più sereni e spensierati mentre accompagniamo la protagonista del viaggio dal suo amato compagno. Altro trittico di valore dopo l'energica, ma poco dinamica Io Conosco Il Rock'N'Roll: Padre E Figli, sentita meditazione sul mutare dei ruoli impreziosita dagli archi dell'EdoDea Ensamble, La Mia Religione, con l'ottimo Schiavone in evidenza, e L'Ordine Naturale, scarica di adrenalina e ritmo dalla prima all'ultima nota mentre Ruggeri ci canta di quanto l'incognita della vita vada di pari passo con il destino e le sue imperscrutabili leggi. Tutto su ottimi livelli, ma lo zenit dell'album è individuabile nell'ultimo brano, quella Vorrei che con solo pianoforte e archi affronta con infinita classe e misura una tematica difficile, ma inevitabile come è l'esperienza della morte. Poi "un taglio di luce annuncia un'altra estate"..

in loving memory of my piccolo amico Birbo.
Grazie di tutto.
Hai svolto il tuo difficile compito nel miglior modo possibile.
We miss you so much.

martedì 21 settembre 2010

È GIA' DOMENICA
Statuto
- SONY BMG - 2010

A detta della band, il lavoro migliore di sempre! In effetti tra ospiti inaspettati (Enrico Ruggeri, autore dell'appassionato testo di Controcalcio; Ron nel duetto sulla "sua" Una Città Per Cantare) e amici di vecchia data (Rudi Zerbi nell'intro di Amici (Davvero)) il gruppo Mod più longevo e fresco d'Italia ha piazzato la classica zampata. Anche in classifica, avendo infatti raggiunto la ragguardevole 35esima piazza senza disporre di quel battage pubblicitario spesso appannaggio di compagni di scuderia meno capaci. Forti di tutta la loro esperienza, oSKAr e soci realizzano un avvincente lavoro che raggiunge vette emotivamente toccanti con due brani dedicati ad altrettanti ragazzi finiti sulle pagine di cronaca perché scomparsi in contesti stridenti rispetto alla loro passione per il calcio: Gabriele Sandri (È Già Domenica) e Matteo Bagnaresi (Un Ragazzo Come Me). Il contributo musicale di Mr.No è evidente soprattutto nella prima canzone, ballad rock di matrice americana, e nella ska-tenata Io Salgo. Ancora calcio, questa volta col Subbuteo di Un Elegante Gioco Da Salotto e un attacco frontale alla cocaina con Pupazzo Di Neve. Beffardi in Canterai (Canterò) che, prendendo spunto dal regolamento del Festival di Sanremo, porta ad ironizzare sulla proposta di rendere obbligatorio l'insegnamento del dialetto a scuola, toccano l'amore nella spensierata Bella Come Il Sole e con la più profonda Per Non Fare Male. Nuovo manifesto Mod è poi Rabbia E Stile, da anni regola di vita. Menzione particolare per i fiati sparsi ovunque e arrangiati da Claudio Deola con lo stesso oSKAr. Qualche pecca? "Ovviamente" una, quella costante: la loro fede granata! Ma se così non fosse saremmo probabilmente qui a parlare di qualcos'altro. E allora teniamoceli davvero stretti per quello che sono e rappresentano: lunga vita Statuto!
ENDGAME
Megadeth
- ROADRUNNER - 2009


Dopo le già più che convincenti prove di THE SYSTEM HAS FAILED e UNITED ABOMINATIONS, Mr. Dave Mustaine torna alla carica coi suoi Megadeth. Nuovo cambio di line-up: fuori Glen Drover e dentro il già noto axeman Chris Broderick, autentico portento della chitarra. E proprio la sfida incrociata tra il MegaDave e il nuovo acquisto apre le vorticose danze del cd: Dialectic Chaos è un entusiasmante duello di oltre due minuti fatto a suon di scale e controscale tanto per mettere in chiaro di che pasta sono fatti i Megadeth a 26 anni dalla loro fondazione. La cavalcata strumentale non si esaurisce, ma anzi confluisce direttamente nell'altrettanto speed This Day We Fight!, altro clamoroso brano feroce e debordante. La delicata tematica della sparatoria di North Hollywood affrontata in 44 Minutes consente un rallentamento, ma già con la bruciante 1,320' si torna a correre su pericolosi binari che s'incendiano ulteriormente sul finale grazie a un nuovo duello tra i due chitarristi. Dopo un break centrale in cui compaiono la youthanasica Bite The Hand e il rimarcabile basso del sempre precisissimo James LoMenzo su Bodies, ecco la politicizzata title track Endgame e l'epicità quieta, ma lugubre di The Hardest Part Of Letting Go...Sealed with a Kiss. Poi è ancora una corsa contro il tempo, fulminante e a tutta velocità. L'attacco di Headcrusher , primo singolo prescelto, è infatti da paura: violentissima la batteria di Shawn Drover mentre cascate di notte cadono a pioggia dalle dita di Mustaine e Broderick per quello che risulta il brano più brutale e devastante del cd. E il finale? Ispirate al credo guerriero dello scrittore Sun Tzu, cui viene attribuito L'Arte Della Guerra, How The Story Ends e il secondo singolo The Right To Go Insane non fanno prigionieri: in particolar modo quest'ultima regala l'ennesimo duello chitarristico nel suo minuto finale cosicché il cd possa terminare come aveva iniziato. Fine dei giochi.

lunedì 20 settembre 2010

18/09/10
- DENTE live @ Villa Erba -
Cernobbio (CO)

Non pensiate che Dente possa prendere sotto gamba un impegno live. L'occasione di rivederlo dopo qualche tempo avviene al Music On Air di Cernobbio, kermesse di tre giorni organizzata da Davide Van De Sfroos in cui momenti di incontro con musicisti, artisti e esperti del settore si alternano a concerti e esibizioni live nella splendida cornice di Villa Erba, già residenza a suo tempo di Luchino Visconti.
Il cantautore di Fidenza è inserito nel cast del secondo giorno, in apertura alle esibizioni dei Calibro 35 e dell'headliner Morgan, per l'occasione accompagnato dall'Ensemble Symphony Orchestra di Massa Carrara diretta dal Maestro Carlo Carcano. Il maltempo ha precluso la possibilità di suonare all'esterno, nel parco della Villa, così gli appuntamenti con la musica dal vivo vengono dirottati all'interno dell'avveneristico padiglione centrale.
Ci aggiriamo in zona palco quando la giovane Jessica Brando sta concludendo la sua esibizione e nel parterre vediamo stazionare per brevi istanti lo stesso Dente con i suoi musicisti. Dopo aver salutato Enrico Gabrielli, anche lui girovagante per il MOA, prendiamo posizione tra un discreto numero di aficionados denteschi e attendiamo l'opening act della serata.
"Gud ivining!": eccolo, senza bisogno di grandi introduzioni Sempre Uguale A Mai apre la scaletta (ridotta) di questa sera. Brillante come sempre, in un battibaleno viene presentata la successiva canzone che, ci illustra Dente, parla del fantomatico "..incidente nucleare di Cernobbio". In realtà Quel Mazzolino rassicura: l'unico incidente in cui ci si può imbattere è l'alcool test del protagonista della canzone?!

Queste sono Le Cose Che Contano.

"Bene, la prossima è una canzone eseguita direttamente da qui e che parla del salone dell'auto di Cernobbio": il pubblico capisce e gradisce il leit motiv della serata e Dente pesca A Me Piace Lei che ovviamente parla di tutto all'infuori di vetture e spider! Un drink e Sole, accellerata rispetto all'originale in studio e con Nicola Faimali a farla da padrone col suo basso, è caratterizzata da una pausa nel mezzo della sua esecuzione quasi a lasciar in sospeso "quel disco che piace anche a me". Seppur poco dopo ci troviamo catapultati ad apprezzare "la comodità del dormire in macchina" con Canzone Di Non Amore, un'altra breve pausa in mezzo al brano è compensata dalla ripetizione quasi a loop di "ti prego torna, ti prego torna, ti prego torna, ti prego torna, ti prego torna.." prima che il pubblico femminile sovrasti la voce di Dente con la liberatoria strofa successiva "..da dove sei venuta!!". L'amaro e rabbioso sarcasmo nei confronti dell'ipotetica ex di Buon Appetito, brano che incassa gli applausi più convinti della serata, è il preludio alla celeberrima Vieni A Vivere che, introdotta dalle note del Sig.Solo al piano, ci indica come la serata per Dente stia volgendo al termine.

Ancora non lo sappiamo, ma c'è tempo per altri due brani. Immancabile è Beato Me, direttamente dalla compilation IL PAESE È REALE, su cui qualcuno accenna qualche passo di danza mentre Gianluca Gambini si prodiga in rullate e ne irrobustisce il finale di comune accordo coi compagni di palco.
"Buona notte, buon proseguimento , non ce la faccio più" ..ah,ah!! Che personaggio: grande Dente!?! La Cena D'Addio conclude la serata col buon Giuseppepeveriperbrevitàdettodente che incita più volte il pubblico a ballare.

Tuttavia siamo davvero all'ultimo pezzo perché il tempo stringe e i Calibro 35 scalpitano. Applausi e richieste di bis che purtroppo non possono essere soddisfatte. Smessi i panni di buffone di corte, Dente resta nel backstage e lo troveremo nelle ore successive spettatore attento e assorto in zona scaletta laterale sotto al palco con il fido Gambini durante il concerto di Morgan.
A questo punto attendiamo che metta in pratica anche i nuovi insegnamenti appresi. Bravò!

Andrea Barbaglia '10

venerdì 17 settembre 2010

RAISING SAND
Robert Plant/Alison Krauss
- ROUNDER - 2007

Un trionfo di pubblico e critica. È il caso di questo splendido album che vede il vecchio leone Robert Plant e l'accattivante superstar bluegrass Alison Krauss interpretare tredici brani tratti da un catalogo musicale talmente variegato da risultare omogeneo. Indubbio merito va tributato al rinomato produttore T-Bone Burnett, non nuovo a operazioni di questo tipo, ottima guida e sicuro collante in cabina di regia. Attraverso brani volutamente scarnificati, ma sempre a fuoco, è Gone Gone Gone (Done Moved On) degli Everly Brothers la miccia che accende questa bomba: brio e ottime linee vocali garantiscono un'interpretazione sentita per il singolo più accattivante del lotto. Tolta Rich Woman, dal neanche tanto mascherato incedere rockabilly, non bisogna tuttavia aspettarsi un lavoro frenetico, ma piuttosto delicato e fine. Magica Through The Morning, Through The Night. Agreste Sister Rosetta Goes Before Us. Spettrale Polly Come Home. Dolce Killing The Blues. E ancora: sorprendente la page/plantiana Please Read The Letter, disperata, anche più del suo autore Tom Waits, Trampled Rose, nostalgica Stick With Me Baby, zeppeliniana Nothin', unico episodio in cui Plant relega la Krauss al violino e ai cori. Mai fuori posto Robert e Alison si accomiatano con la conclusiva Your Long Journey, perfetta sintesi dell'intera performance. Alla luce di tutto questo anche i cinque Grammy Awards vinti sono inspiegabilmente pochi.

giovedì 16 settembre 2010

TREDICI POSE, CINQUE VOCI
La compilazione del post precedente mi ha spinto a rispolverare una passata intervista ai Deasonika effettuata l'anno scorso durante le prove del loro concerto tenuto presso Le Piccole Iene. Da poco uscito TREDICIPOSE la band si apprestava a concludere il tour promozionale con la nuova formazione.
Mi ero accordato per un’intervista col buon Francesco Tumminelli e mi ritrovavo sui divanetti con la band quasi al gran completo! Il solo Stefano infatti si trovava sul palco a lavorare sodo mentre gli altri si “sottraevano” temporaneamente ai loro doveri col soundcheck, per di più accompagnati da Gianluca Morelli degli Emoglobe.
Perché???
Leggetelo qui di seguito.


TREDICIPOSE è il primo album dopo quasi tre anni di silenzio
Max:
È stata molto attesa da parte della band perché avevamo voglia di tornare a sonorità che avevamo temporaneamente abbandonato per il disco elettroacustico e siamo tornati a sonorità che ci contraddistinguono di più; anche il mondo acustico, a dir il vero, appartiene ai Deasonika, però preferiamo queste sonorità più rock.


Il cd è uscito da due mesi; come è stato accolto da fans e critica?
Max:
I fans sono stati molto contenti, il feedback è positivo e i live di presentazione sono stati sopra le nostre stesse aspettative. Continuiamo perciò sulle ali di questo entusiasmo.

Nel frattempo l’organico della band è leggermente cambiato. Marco Trentacoste difatti pur accompagnandovi nel lavoro in studio non farà più parte dei live act: ha avuto nuove “Vibrazioni”?
(risate) Max:
Marco in questo album si è occupato prevalentemente del missaggio. Le chitarre sono per la maggior parte suonate da Francesco e in parte da me; siamo tornati un pò alla vecchia concezione della band. Siamo rimasti in quattro, ma si è unito Gionata Bettini alle programmazioni e ai noises, prima nei live e adesso ufficialmente come membro della band.

Perché proprio Gionata?
Max:
Innanzitutto perché è una gran persona; lo conoscevamo perché avevamo già collaborato per il disco di Nina e aveva registrato delle acustiche in DEASONIKA. Lui suona anche con gli Emoglobe che ci sono vicini non solo per quanto riguarda alcune sonorità, ma anche a livello umano: la scelta è stata perciò pilotata dagli eventi!


Come ti trovi e come vivi questa ennesima esperienza musicale che ti vede protagonista coi Deasonika?
Gionata: Beh, il progetto Emoglobe rimane e rimarrà sempre parte mia nel senso che l’entrata nei Deasonika non ha niente a che fare con loro.
La chiamata di Max & C. è stata invece una sorpresa ed un onore perché io solo due anni fa li vedevo da spettatore all’Alcatraz mentre quando abbiamo presentato l’album il 15 novembre scorso è stata un’emozione fortissima poter esser lì a condividere il palco con loro.

In merito all’entrata di Gionata nei Deasonika interviene a questo punto della conversazione Gianluca Morelli che degli Emoglobe è voce e bassista.

Gianluca: Gionata è un musicista che lavora con molti ed è bravo davvero con tutti. Siamo tutti contenti per lui. In questo momento noi come Emoglobe stiamo lavorando alla preproduzione del nostro secondo album.
Per adesso siamo ancora in giro a suonare continuando a promuovere il nostro esordio del 2008; abbiamo una data il 7 febbraio a Como e dovevamo suonare a marzo al Cox 18 di Milano che in questi giorni è però in fase di sgombero. Speriamo riescano a risolvere tutti i problemi perché è un altro bel posto dove suonare.

Vista la comunanza di sonorità e l’amicizia che vi lega c’è comunque un po’ di sana invidia nei confronti di Max e soci per dove sono già arrivati?
Gianluca:
Beh, parlerei di “invidia” in senso buono; fra amici c’è sempre tanta affinità a livello umano e, come dicevi tu, a livello artistico. Diciamo che ci consideriamo i loro corrispettivi italiani in lingua inglese, i loro fratelli minori anche se l’età è più o meno la stessa. Stasera suono due pezzi al piano e Thank You, il pezzo che su TREDICIPOSE canto insieme a Max.

Quindi si tratta di una collaborazione estemporanea dal vivo; non t’è venuta voglia di poter suonare con loro in maniera più stabile?
Gianluca: Se dovessero chiamarmi, per loro, ci sarò sempre, primo perché io mi diverto e secondo perché loro sono proprio in gamba. In queste condizioni suonare insieme diventa sempre un grosso piacere.

Ed un piacere è anche andare ai live dei Deasonika per la presentazione di Tredicipose. Avete infatti scelto un metodo promozionale particolare per quest’ultimo capitolo discografico: regalate una copia del cd a chi verrà vedere il concerto.
Max: Sì. Alla prima data abbiam deciso di regalarne 500, alla seconda anche; alla terza 100, non perché Le Piccole Iene siano meno importanti di Milano, tutt’altro, ma perché erano finite le copie preventivate per la promozione!!
Noi abbiamo deciso di proseguire in questo modo per tutte le altre date perché pensiamo che la divulgazione della musica oggi in Italia non sia democratica non solo nei live, ma soprattutto nei negozi perché se entro in uno di questi trovo, per fare un esempio, una copia del cd dei Marta Sui Tubi e una cinquantina di quello di Tiziano Ferro o di Laura Pausini.
Senza voler fare la guerra a nessuno, come si può tuttavia cercare di diminuire questo gap di esposizione? Ebbene, noi decidiamo di portare la nostra musica a tutte le persone che ci vengono a vedere e che quindi avranno in omaggio il nostro disco. Con questo non diventiamo né ricchi né poveri; abbiamo soltanto più gente che ascolta una band di un mondo che purtroppo non è unito, cosa che ci dispiace molto. Se il mondo indipendente italiano fosse unito e coeso verso una determinata direzione non ci sarebbero i problemi che ci sono.

Un tentativo di unire e dar spazio al mondo indipendente italiano era stato fatto qualche anno fa con il Tora!Tora!; proprio in una di quelle occasioni, era il 2004, ebbi modo di ascoltarvi per la prima volta con un gruppo di amici che come me restarono favorevolmente impressionati dalla vostra performance.
Max:
Sicuramente il Tora!Tora! era un progetto live molto interessante purtroppo esauritosi. C’eravamo trovati “di corsa” perché in cinque minuti dovevi arrivare, avevi il cambio palco, dovevi suonare, non è che te la godi poi molto visto che si tratta di una singola data… Se però ci fosse un maggior numero di festival di questo tipo e una maggiore esposizione la gente conoscerebbe di più il mondo indipendente mentre di questi eventi ce ne sono veramente pochi e molto saltuari.
Ogni tanto parliamo con dei nostri amici, con Cristina e Maus dei Lacuna Coil e ci raccontano di realtà che sono troppo esageratamente diverse. Va bene un gap, perché l’Italia e l’Europa sono una cosa e gli Stati Uniti un’altra, però non così enorme! Il dislivello è eccessivo. Quindi c’è qualcosa che non va; non credo che di là siano marziani. Forse siamo noi un pò più indietro. E quindi stiamo cercando di lottare con tutti i mezzi che abbiamo.
Se il fatto di regalare i dischi può interessare a qualcuno noi diciamo sempre “se c’è qualche band che vuole fare la stessa cosa, ci contatti!” Creiamo un nucleo da cui partire! Non so: al concerto dei Deasonika puoi trovare il disco nostro e quello degli Emoglobe, perché gli Emoglobe partecipano a questa iniziativa. Se anziché due band ce ne fossero venti, i giornali comincerebbero a parlarne. Per adesso siamo da soli e non siamo così esageratamente conosciuti per smuovere i grandi poteri.


Un altro evento che ha visto uniti diversi musicisti è il progetto Rezophonic voluto da Mario Riso, prodotto da Marco, a cui tu hai partecipato cantando in tre brani.
Max:
Dunque, L’Uomo Di Plastica e Spasimo sono stati scritti appositamente per questa occasione e non durante la lavorazione del cd dei Deasonika uscito in questi mesi. Non Ho Più Niente Da Dire invece era addirittura un brano scritto a suo tempo con i Malfunk che non era stato inserito nel loro ultimo album e perciò s’è pensato di utilizzarlo in Rezophonic.
Lì conoscevamo già determinate persone e abbiamo avuto la possibilità di lavorare insieme ad altre non trovando sostanziali differenze: siamo tutti musicisti, ognuno con la propria storia, la propria realtà musicale e questo ci fa pensare maggiormente a quanto poco basterebbe per migliorare la situazione di cui parlavamo prima.

Nell’ultimo periodo avete anche dovuto trovare un sostituto temporaneo per Stefano alla batteria..
Max: Per problemi logistici abbiamo avuto Eugenio Ventimiglia che ci ha dato una mano in sostituzione di Stefano; capiterà magari ancora o chissà? Magari usciremo con due batterie, due bassi!! (risate)


E perché no?!? I Cop Shoot Cop anni fa uscivano con due bassi! A proposito, com’è stata la lavorazione dell’ultimo lavoro dal punto di vista del bassista?
Walter: Molto entusiasmante anche perché il basso è stato spinto molto avanti; non che negli album passati non lo fosse, ma qui essendo appunto leggermente cambiata la line-up s’è fatto anche questo in funzione dei live. Visto che le sonorità sono leggermente variate il basso “sprinta” un po’ di più sopperendo all’assenza della chitarra di Marco.

Prima abbiamo parlato di festival alternativi. Siamo a metà gennaio e ci stiamo avvicinando a quello che tradizionalmente è il periodo di un altro tipo di festival, quello di Sanremo. Voi ci siete stati nel 2006; quest’anno ci vanno gli Afterhours che con voi hanno condiviso l’esperienza del Tora!Tora!..Che ricordo avete e quale opinione vi siete fatti di questa manifestazione?
Walter: È stata un’esperienza molto bella innanzitutto perché si tratta di poter suonare con un’orchestra vera e propria con arrangiamenti ad hoc.
Poterci andare poi con un pezzo come Non Dimentico Più, in puro stile Deasonika, ha permesso di amplificarne la visibilità. Ci fosse stata una seconda serata sarebbe stato ancora meglio.
Sugli Afterhours dico “sentiamo il pezzo”: potrebbero anche essere arrivati i tempi maturi per aprire a questo genere. Forse un’apertura in questo senso potrebbe servire a rivitalizzare Sanremo stesso.

Max: Secondo me la musica si divide in due: musica fatta bene e musica fatta male. La musica deve emozionare, punto e basta. Sanremo non cambierà da qui a marzo perché è un festival televisivo prima che musicale e si daranno sempre priorità ad aspetti che con la musica non vanno d’accordo, relegandola in secondo piano. E arrivare in secondo piano da un mondo in cui la musica dev’essere predominante come quella del rock indipendente di cui parlavamo prima, beh…
Più che altro un aspetto mediatico può far parlare dell’ingresso di nuove sonorità.
Ci sarebbe la possibilità di realizzare altri tipi di festival, anche televisivi: perché non realizzare un altro tipo di iniziativa con un’altra realtà musicale? Un altro programma, affiancandoli.
Il mondo musicale è vario, ho la possibilità di vedere un altro tipo di festival con personaggi che non potrei mai vedere a Sanremo: perché all’estero questo succede e in Italia no? Probabilmente perché non siamo ancora abituati a fare due passi invece di uno.
Secondo noi l’unica salvezza per un certo tipo di musica è il live. Ecco perché invitiamo le persone a venire ai live, ecco perché abbiamo deciso di regalare il cd acquistando il biglietto, ecc… Perché lo ascolti e lo porti a casa. Se non ti piace quello che vedi lo regali; se ti piace ti avvicini. Se al nostro concerto ho la possibilità di regalare anche un altro cd, non so quello degli Emoglobe perché fan parte di questa iniziativa, tu ti ascolti anche gli Emoglobe e magari diventa la band della tua vita. La non democraticità di questa operazione è pericolosa: io non devo conoscere tutte le band che fanno musica, ma devo sapere di aver la possibilità di mettermi in gioco.

E voi l’avete fatto su più fronti. TREDICIPOSE difatti è un titolo decisamente cinematografico e non a caso; oltre all’edizione normale in cd ce n’è un’altra contenente il dvd di uno short film intitolato dovunqueadesso. Quando avete deciso di curarne la colonna sonora?
Francesco: Il contatto ce l’ha passato la nostra fotografa, nonché curatrice dell’artwork del disco, Alice Pedroletti che aveva un amico di nome Mauro intento a produrre un cortometraggio per la regia di Simone Covini. Loro stavano cercando una band che sottolineasse alcune scene da un punto di vista musicale. Alice ha fatto il nostro nome e così siamo stati interpellati.
Dopo aver assistito alle riprese, spinti dalla bontà dell’opera, abbiamo deciso di musicarla, in parte attraverso brani già presenti sul disco e in parte con nove brani originali scritti appositamente per il girato.

Ho anche letto che dovrebbe uscire un video-cd di questo album: per ogni brano della tracklist avete intenzione di realizzare un video.
Francesco: Vorremmo fare qualcosa sulla falsariga di ciò che è successo per Gregorian. Quando l’estate scorsa siamo stati al Borgo della Musica di Providenti, località splendida vicino a Campobasso, per provare il tour nuovo, Alice ha realizzato il video per questa canzone e da lì è nata l’idea molto interessante di far una cosa analoga con tutti i restanti brani del disco coinvolgendo registi amici oppure quanti vogliono misurarsi con una prova di regia mettendo in corrispondenza la storia musicale del brano con delle immagini.

Non resta che chiedervi come affronterete il tour nei prossimi mesi.
Max: La formazione sarà quella attuale con me alla chitarra e voce, Francesco alla chitarra, Walter al basso, Stefano alla batteria e Gionata ai synth. Quella a Le Piccole Iene è una delle ultime tappe del primo blocco promozionale. Faremo un po’ di pausa per poi a marzo riprendere con un tour che verrà pubblicizzato sul sito e sulle varie testate.

Avremo modo di vederci ancora!
Max: Bene: speriamo di divertirci tutti!

Andrea Barbaglia ‘10

nb: si ringrazia per le fotografie pubblicate l'amica Valentina Aponte

mercoledì 15 settembre 2010

TREDICIPOSE
Deasonika
- EDEL - 2008


Sottovalutati, troppo sottovalutati. Eppure i Deasonika possono vantare una line-up di tutto rispetto: il vocalist Max Zanotti, Marchino Trentacoste e Francesco Tumminelli alle chitarre ed agli effetti, più la potente sezione ritmica affidata al corposo basso dell'ottimo Walter Clemente e a Stefano Facchi dietro le pelli. Questo più che essere "solamente" il loro terzo album in studio è un vero e proprio progetto multiforme. Si parte dal singolo apripista, questa volta individuato in Viole che con il suo ossessivo riff di chitarra accompagna il malinconico testo di Zanotti. Song X esplode rabbiosa tra chitarre dilatate e melodia pop. Col suo lento incedere La Stanza Brucia ci trasporta al contrario in una dimensione parallela, onirica e oscura. Kurt Cobain (La Mia Faccia A Metà) vede Zanotti percorrere i passi del miglior Chris Cornell come pure Thank You seppur coadiuvato nello screaming dall'Emoglobe Gianluca Morelli. Apice di questo percorso è la maestosa Gregorian: grunge, rock, elettronica confluiscono in un ibrido da brividi metallici e crepitii elettrici mentre l'omaggio a Baudelaire della conclusiva Le Rebelle aggiunge un ulteriore tocco di classe. La produzione affidata a Trentacoste fa il resto.
Ma non è finita. In allegato al cd viene infatti distribuito un dvd contenente un corto noir di Simone Cavini, dovunqueadesso: Photograph?, All The Other Guys e le già citate Gregorian e Viole ne completano la darkeggiante ed efficace colonna sonora affidata ai cinque ragazzi lombardi. Forse (inspiegabilmente) già fuori catalogo, TREDICIPOSE è la vetta creativa del progetto Deasonika destinato purtroppo a disgregarsi a cavallo tra 2009 e 2010. Accaparratevene una copia.
FRESCOBALDO NEL RECINTO
Tricarico
- Universal - 2004


Album interlocutorio, ma non per demeriti propri: solamente, nella discografia, ha il pregio/difetto di collocarsi tra l'omonimo cd di debutto dello stralunato cantautore milanese e il successivo GIGLIO uscito sull'onda dell'abbuffata sanremese di Una Vita Tranquilla. Un passo indietro o un passo in avanti? Semplicemente un cd variegato, strampalato, intimista, amaro e divertito al tempo stesso. Quindi poetico. La cifra stilistica è subito evidente nell'opener Animali dove strofe onomatopeiche ("u...u...u c'è la scimmia nel deserto che fa gr...gr...gr...c'è la tigre nella giungla che fa i...i...i...l'elefante in un laghetto che fa o...") sono preambolo a un ritornello dolceamaro ("qui c'è un segreto...la vita eterna e chi lo vuole deve pagare") su un soffice tappeto sonoro fatto di tastiere e chitarre acustiche. Vocalizzi sgraziati aprono Ragazza Little, storia di una ragazza che ormai avanti con gli anni ricorda quando ai dì della festa solea farsi bella alla ricerca del proprio principe azzurro, ma che per diffuso autolesionismo femminile si lascia scappare l'uomo della sua vita. Immagini di animali fantastici dai colori pastello popolano il singolo Cavallino, mentre temibili Formiche punk che si mangian tutto quanto attentano addirittura alla vita di Francesco!! Se l'incubo non si materializza è solamente perché in Cielo Rosa l'amore per una donna culla il cantautore in una dolce ninna nanna sottolineata da viole e violini. Giunti a Sommergibile Blu veniamo proiettati in un mondo sommerso, più cerebrale che fisico, dal quale l'autore pare non voler fuggire, ma anzi nel quale sembra rintanarsi. Un passo avanti di certo, ma meno immediato di quanto ci si poteva aspettare dopo Io Sono Francesco.
SAFARI BEACH (TUCASA MICASA) Mau Mau
- Mescal - 2000

"Parto solo perché ho bisogno di stare con me": programmatici i Mau Mau del nuovo millennio. Da sempre viaggiatori instancabili di territori e musiche, il combo di Luca Morino e Fabio Barovero mescola in questo cd suoni elettronici, grooves, programmazioni, ritmi latini e sudamericani, suoni acustici e non, plasmando una patchanka musicale multietnica e multicolore nella miglior tradizione maulera.
Ritmi caldi dunque, che si diffondono lungo tutti i 46' di durata: Due Cuori, con la partecipazione di Bruno Sergent Garcia, Una Lunga Estate Calda, Gwami Moloko sono ottimi esempi in tal senso. Ma non si pensi che l'impegno sociale sia messo in secondo piano: la stessa Gwami Moloko, nonostante i ritmi tropicali, è una critica a una certa pratica di viaggi organizzati, così come del resto la prostituzione minorile e lo sfruttamento sessuale vengono affrontati nell'ottima Venus Nabalera. L'inquinamento del pianeta è poi la tematica di Basura; il tutto espresso attraverso più linguaggi, dall'inglese al francese passando per l'africano e lo spagnolo, mezzi giusti per veicolare il proprio disagio.

E mentre Micasa Tucasa mescola italiano e spagnolo, è con la lingua natia che Morino canta l'amore: Solo Tu ci rende per un istante unici esseri del Creato su questa terra, totalmente immersi nel contemplare il ricordo dell'amata sotto un cielo stellato, su una spiaggia così come in terra di Langa. "(...)le rêve est tellement reel que j'ai peur de ne pas dormir, ne pas dormir du tout"