mercoledì 30 marzo 2011
lunedì 28 marzo 2011
Non cancellare il passato, ma saperlo recuperare e rinnovarne le tradizioni è quanto di più auspicabile l'uomo possa fare per mantenersi in contatto con le proprie origini ed essere in grado di fornire nuovi stimoli futuri per sé e i suoi simili. Tutto ciò è stato un lento processo messo ormai in atto da più di una decina di anni presso l'ex cortile interno delle Officine Olivetti, una volta sede della nota azienda italiana e oggi interessante spazio sottratto alle incurie e all'abbandono, destinato a spettacoli artistici di diversa natura volti a valorizzare il territorio eporediese e piemontese tutto. Grande merito per quest'opera a suo modo encomiabile va attribuito all'Associazione Culturale La Terza Isola, alla guida dell'Officina H per il terzo anno consecutivo e multiforme forza promulgatrice in questi anni di asfittiche proposte culturali. A ben guardare, le stesse finalità che auspicavamo per il recupero e la ridefinizione del passato possono tranquillamente essere attribuite per meriti sul campo anche alla band di Novellara, questa sera protagonista assoluta dell'Auditorium e capace di radunare poco meno di un migliaio circa di spettatori per un quasi sold out come spesso è in grado di fare anche in spazi più ampi. Come per ogni tour teatrale che si rispetti la serata si articolerà in due tempi, inframezzati da un quarto d'ora accademico di pausa che consentirà ai musicisti di rifiatare e ai fans, giunti principalmente dal nord ovest, di scambiarsi le prime opinioni in merito alla scaletta dei propri beniamini.
L'attacco è affidato ad un classico di questo tour, infatti l'ariosa La Dimensione abbraccia simbolicamente, grazie alla calda voce di Danilo Sacco, le due ali di folla che siede in platea preparando il terreno al ripescaggio de La Coerenza, accolta da un misto di gioia e stupore e interpretata congiuntamente da Sacco e Massimo Vecchi, da anni grintoso sostituto dell'originaria voce di Francesco Gualerzi che si può ascoltare su QUANDO CI SARAI. I siparietti tra Cico Falzone e l'amico Danilo sono proverbiali; uno di questi precede i ritmi latini di Lo Specchio Ti Riflette che si fa notare per una coda strumentale leggermente allungata anche se la prima canzone memorabile della serata è l'attualissima La Storia, anno di pubblicazione 1977, la quale nell'arrangiamento attuale rivela, grazie a Vecchi, una carica rock solo sfiorata trentaquattro anni prima.
A gentile richiesta del pubblico Sergio Reggioli accenna un brevissimo motivo zigano con il suo violino prima che i sei tornino a fare sul serio con la sempre brillante Due Re Senza Corona, poderosa e affascinante interpretazione di un brano di per sé già molto riuscito e amato. Reggioli al canto fornaciaresco e alla chitarra acustica è successivamente indice che la cover di Zucchero Hey Man è il prossimo brano in scaletta pronto a strappare convinti applausi vista la sentita interpretazione di Danilo Sacco. Mantenendo il violinista all'acustica, torna, dopo qualche tempo, Amore Che Prendi Amore Che Dai, attesissima dalle prime file e come sempre cantata a squarciagola in supporto a Massimo Vecchi mentre Beppe Carletti si concede una fantasia alle tastiere. Dopo una manciata di messaggi letti sul palco, ecco un altro classico che non fa prigionieri: su Dove Si Va la voce di Sacco viene quasi sovrasta dai cori dei novecento paganti mentre nell'altro anthem Pugno Di Sabbia è Falzone a sottolineare con un bel passaggio di chitarra l'acuto del suo frontman. I due hanno poi tutto il palco a loro disposizione nella magica L'Eredità, provata peraltro precedentemente anche in sedi soliste e per la quale l'affiatamento è così elevato che non sfugge agli occhi dei più attenti la sincera stretta di mano tra cantante e chitarrista al termine del brano come a congratularsi per l'ottima esecuzione regalatasi.
Sacco viene ora raggiunto da Carletti e Reggioli per l'intensa Qui che suscita come sempre applausi a scena aperta ben prima del suo termine: il vibrato di Danilo è sincero ed emozionante, il violino di Reggioli toccante e commovente mentre Carletti orchestra il tutto con le note emozionanti del suo pianoforte. Standing ovation. Per movimentare la serata è tempo de Il Vento Del Nord: il nuovo arrangiamento, fresco e latino, consente a Falzone di esibirsi in un pregevole assolo finale di indubbia classe e offre uno scambio di testimone vocale a Danilo, Massimo e Sergio, le tre voci che si alternano difatti su altrettante strofe della canzone. Sono le 21:44. Ecco la pausa. Il ritorno on stage è battezzato da Il Nulla, meno coreografata rispetto a precedenti uscite teatrali, ma sempre di impatto e riarrangiata in chiave acustica con Reggioli ora al flauto, rispetto alle programmazioni e al computer del cd.
Io Voglio Vivere: fortunatamente niente coriandoli oggi anche perché la botta di vita che esplode ogniqualvolta si esegue questo brano, la Io Vagabondo per l'attuale formazione dei Nomadi, arriva comunque prima di affidarsi alle acque chete di Mediterraneo. Capolavoro assoluto l'assolone di Cico su Mamma Giustizia: finalmente liberata, la creatività del chitarrista ha modo di esprimersi senza vincoli nei sei minuti abbondanti lungo cui si articola la canzone: grandissimo. Altro classico proposto con il consueto pathos è Auschwitz seguita dall'omaggio a Marco Pantani de L'Ultima Salita. Un battesimo nomade formato maxi-extra-papale precede la grintosa, eppure un pò troppo logora, Marinaio Di Vent'Anni, sempre accattivante per carità, ma scontata a questo punto dello spettacolo nonostante i ricami finali di Carletti alle tastiere.
Di altra pasta l'ottima L'Uomo Di Monaco con Beppe che passa con disinvoltura alla fisarmonica mentre scorre nelle parole di Augusto Daolio interpretate da Danilo la storia dell'ex SS ormai vecchio e alla fine dei suoi giorni. Secondo e ultima cover estratta da RACCONTIRACCOLTI, Vent'Anni è l'eccezionale apoteosi del concerto grazie al prolungato acuto di Sacco davvero da brividi: il prezzo del biglietto passa anche da queste parti. "Oh, oh, intenditori..." si lascia scappare serafico il cantante piemontese mentre il pubblico gli tributa i giusti onori consapevole che potrebbe in qualunque momento rivaleggiare anche con Massimo Ranieri. E siamo quasi arrivati al termine dell'evento: le gucciniane Canzone Per Un'Amica e Dio È Morto, quest'ultima sempre molto vigorosa con le sue sfumature rock, sono infatti il classico preambolo alla conclusiva e corale Io Vagabondo, non prima certo di aver ringraziato le centinaia di persone accorse e i fans club presenti, da sempre sicura fonte di sostentamento e motore ben oliato della macchina nomade che macina chilometri in lungo e in largo per tutto lo Stivale italiano da quasi quarantotto anni.
Spetta in realtà al Te Deum far calare definitivamente le luci e il sipario sull'ennesima serata di festa che ha saputo catalizzare l'attenzione e la soddisfazione sia dei molti appassionati sia dei semplici curiosi, amici di vecchia data della band, impossibilitati magari a seguirla nei mesi estivi, che si sbracciano per acclamare e salutare i propri beniamini. Non immalinconisce più il clima uggioso che ha accolto tutti e che ci riaccompagna a casa: gli spazi dell'Officina H sono stati e restano una sicurezza di professionalità e calda accoglienza. Guardando l'orizzonte sull'autostrada si scopre con un sorriso sincero quanto la primavera sia ormai alle porte.
Andrea Barbaglia '11
un ringraziamento per la professionalità e la cordialità dimostrate all'amica Chiara Feliciotti e all'associazione La Terza Isola tutta.
il seguente post è raggiungibile qui: http://www.danilosacco.com/1/news_1842475.html mentre un link è visibile qui: http://www.facebook.com/pages/OH-Officina-H-Ivrea/158562731113 e qui: http://it-it.facebook.com/people/La-Terza-Isola/100000395493535
domenica 27 marzo 2011

Strade più conosciute vengono battute con City Lights, brillante rock song dagli accattivanti cori e dall'interessante intreccio di chitarre. Altra sorpresa e novità: il rock-soul di Poly Gonn poggia sul basso di Pete, per l'occasione venato di accattivante funk, nell'attesa di eseguire l'ancora inedita, ma già conosciuta Chase The Night. La scelta di The Only Place I Can Look Is Down mira a continuare su alti ritmi adrenalinici conditi pure da un piccolo assolo di Mike, anche se è già tempo di un altro brano fresco di pubblicazione come Finding Out, l'episodio musicalmente più elaborato e spiazzante della serata, con un paio di cambi di tempo interessanti, ma che pare destinato a non trovare posto costante nelle scalette dei prossimi anni a venire. Come riprendere in mano il pubblico di casa? Bastano due altri classicissimi della band londinese quali Hold On, davvero accattivante e catchy, e Free To Do What You Want, suonata senza soluzione di continuità con il brano precedente, accompagnati dagli spettatori che tengono il tempo con continui ondeggiamenti di capo sulla falsariga di quanto Mike sta continuando a fare da una cinquantina di minuti abbondanti. L'attuale singolo Nowhere To Run è ben fatto e si inserisce senza troppe difficoltà nella scaletta in quanto essenzialmente si tratta del pezzo più old style del nuovo corso a quattro seppur con i dovuti accorgimenti.
Saltata a piè pari la programmata Headlights (On), For Now e l'attesissima If You Leave Today chiudono l'energetico show dei quattro lasciando Mike letteralmente in una camicia di sudore per tutta la carica messa on stage nel tentativo di interagire costantemente col pubblico il quale, dopo un'iniziale titubanza, non si era lasciato sfuggire la possibilità di farsi coinvolgere. Il ritorno sul palco è così d'obbligo. "Do you want one more song?" Lies and Indictments/Sun's Going Down è la prima scelta operata per poi darle un seguito con la contemporanea Back And Forth, quasi a significare di come l'album di esordio sia comunque sempre fucina di ottimi pezzi e luogo presso cui inconsciamente rifugiarsi per ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo. Avanti dunque ancora per una manciata di minuti a tutta velocità poi il tempo scade, l'ora legale incombe e per i tre fratelli e il loro drummer non resta altro che raccogliere gli ultimi meritati applausi di una serata piacevolmente su di giri grazie alla loro verve e al loro naturale affiatamento sul palco. Attendiamo solo il nuovo album per sapere se le nuove influenze saranno state messe definitivamente a fuoco e se dunque il futuro ci riserverà altri live carichi e concentrati come solo loro sanno regalare.
giovedì 24 marzo 2011
mercoledì 23 marzo 2011
Meno elettronica e più punk nel nuovo capitolo dell'avventura discografica di Francesco Cieri da Aosta. A ben quattro anni dal precedente lavoro per la Mescal di Valerio Soave, fucina di musicisti e band che hanno contraddistinto il panorama rock italiano a cavallo tra gli anni '90 e il nuovo millennio, l'arlekkino della Vallée torna con un dirompente sequel che pur non ricalcando nelle forme il suo predecessore ne rinnova la vitalità e la sostanza. In questo posto adesso è infatti Tutto Nuovo grida orgoglioso nella potente opener dall'impatto hard rock filtrato dalle adeguate manipolazioni sonore ad opera di Madaski e dal N.A.M.B. Davide Tomat, entrambi qui presenti in cabina di regia e, a volte, pure sul palco durante i live (come non ricordare l'ottima performance a Sala Biellese nell'estate 2005 durante il Libera Festival?). Esterno è ha tutta la carica punk del '77, ma più ragionata; Solo Romy è punk n' fun fuori controllo, venato da striature dark, come del resto la vita della protagonista. Riflessioni amare, "in your face" e fuori dal mondo nella successiva Fuori Città, episodio intrigante, dalle tastiere lunari che regalano sensazioni campestri nonostante la ruvidezza degli strumenti elettrici. Un umore ancora più ombroso è presente nella splendida Tornando Da Un Sogno, un must che potrebbe tranquillamente reggersi su chitarra e voce, sintomo evidente della facilità di scrittura testuale e musicale di Francesco, capace poi in un secondo tempo di rivestire le sue idee base con sonorità forse non all'avanguardia, ma certamente al passo coi tempi senza perdere, cosa essenziale, in efficacia e comunicazione. Un approccio ancora più diretto, malato e personale nell'intensa Maledentro, autolesionistico misto di rabbia e resa di fronte alla consapevolezza dei propri limiti personali e di quelli imposti dalla società. Violenta critica al mondo giornalistico-televisivo nella skeggia impazzita di In-Successo (Nel Successo), attacco senza filtri o censura rivolto a prezzolati articolisti, condotto a suon di sfrontatissime chitarre, condensato in soli centocinque secondi: record! Eppure "sarò il migliore" pur essendo un perdente, anzi il Perdente Nr.1: ne La Lista Della Spesa difatti troviamo tutti gli ingredienti per emergere, nel privato e nel pubblico sparandoci in cuore una dose di Amore, unico metadone puro e naturale in grado di garantirci adrenalina come si respira in questo esaltante pezzo dai sapori glam metal. In Sopportarsi emerge prepotentemente l'attitudine industrial à la Marilyn Manson che qualcuno aveva già ravvisato un pò a sproposito nei coretti femminili dell'apprezzato singolo Ulteriormente: qua però siamo dalle parti di HOLY WOOD e non di mOBSCENE, dunque nell'oscurità della Valle della Morte e non durante i frizzi e i lazzi della Belle Époque del Grotesque. Una volta ancora mai standard.
martedì 22 marzo 2011
PIÙ SIMILE A ME
lunedì 21 marzo 2011
Imponenti e quadrati. Descrittivi e fascinosi. Dopo l'apertura math-rock, contaminata da una psichedelia a 360° ad opera dei promettenti Verbal, spiazzante opening band della serata, Emidio Clementi, Egle Sommacal, Vittoria Burattini e Stefano Pilia prendono posizione dietro ai loro strumenti.
Quindi è il turno di Fausto, sicuramente il brano che ha saputo riaccendere le luci della ribalta sui quattro navigati musicisti in questo scorcio di nuovo millennio, ma che paradossalmente risulterà un pò sottotono in questa ottima serata, complice forse una sorta di impasto nel mix che lascia "sotto" gli strumenti di Egle e Stefano precludendone la naturale carica sonica, mentre un grintoso Clementi tuttavia ruggisce sicuro nel microfono. Via Vasco Da Gama è quel lucido viatico tanto atteso per la vorticosa e conclusiva In Un Mondo Dopo il Mondo, autentico tour de force per gli strumenti a corde, indispensabili attrezzi da lavoro tesi a ricostruire un ambiente altro. Si ascolta e apprezza così il lavoro strutturale di Egle che cede a Stefano le svisate rock, siano esse riconducibili poi al più classico suono di chitarra o alle sperimentazioni eseguite con l'archetto. A questo punto si avverte una prima quadratura del cerchio operata da quell'infallibile metronomo umano che diventa Vittoria quando è seduta dietro le pelli della batteria: tutto è compiuto.
sabato 19 marzo 2011

giovedì 17 marzo 2011
Ma, una manciata di minuti dopo, eccola di nuovo, questa volta direttamente nel foyer a chiacchierare allegramente con gli astanti, poi al merchandising ad autografare e vendere cd e t-shirt, infine a ringraziare nuovamente gli organizzatori per la calorosa accoglienza. Un'artista a tutto tondo insomma, solare e positiva a cui facilmente ci si affeziona e non solo per la giunonica bellezza: la naturale bravura con cui affronta registri diversi senza difficoltà alcuna merita assoluta attenzione e massimo rispetto. Sappiamo che la incontreremo presto.
martedì 15 marzo 2011
lunedì 14 marzo 2011






giovedì 10 marzo 2011
NECROLOGICA
martedì 8 marzo 2011
Un tocco di grazia, una ventata di freschezza, un raggio di sole: così si presenta il primo cd ufficiale dei Naif. Sì perché ancora a metà del 2000 fortunatamente qualcuno in grado di scrivere melodie, musiche e testi che abbiano qualcosa da dire c'è. E arriva dalla "periferia nord" dello Stivale: da quella Valle d'Aosta così spesso fuori dai giri commerciali che contano, ma che forse anche per questo motivo si conserva pura e incontaminata. Nello spirito: perché invece, mu-si-cal-ly spea-ki-ng, Christine, la cantante della band, passa con disinvoltura dall'italiano, al francese, e la band con lei si destreggia tra pop, funk, musica colta e popolare, attingendo al vasto repertorio che Italia e Francia portano con sé e rinnovandolo secondo la propria sensibilità. Molto elevata, viene da dire, se i risultati sono episodi incantevoli come Perlina, la canzone che tanti autori pagherebbero oro per aver scritto e per la quale cantanti più affermate avrebbero fatto carte false pur di poter esibire nel proprio repertorio. Alta qualità pure in Anime Gemelle e con Senza Lei, struggente melodia di pianoforte per un amore interrotto, scritta da Christine in compagnia del batterista Momo ed impreziosita da flauto, arpa e violoncello suonati dai compagni di band Fede e Ste: qua la voce di Naif/Christine cerca e raggiunge alte note, lei che virtuosa dello strumento non è, in grado di emozionare l'ascoltatore anche più distratto. Forse che non vogliamo parlare de Le Saut De L'Épouse? Elegante, raffinata e cadenzata, dà grande libertà ad arpa e archi i quali, prendendoci per mano, ci conducono in un mondo fatato, da sogno, quasi fossero gli strumenti migliori per prolungare l'atmosfera sognante ascoltata poco prima ne La Notte il cui wurlitzer ci aveva per di più già deliziato nell'intensa e funk Dimmi Che Avrai Cura Di Me. A dir il vero l'arrangiamento classico per violino e archi è essenziale perché il brano possa diventare dopo pochi ascolti uno degli episodi chiave dell'album al pari dello scatenato scioglilingua dai colori pastello di Voglio, decisa dichiarazioni d'intenti a tempo di sax dei quattro ragazzi. Divertente il funkettone acustico di Banana, rilassato e a tratti sussurrato da una manciata di amici ospitati alle percussioni e alle voci "faunistiche" di contorno, così come la sbarazzina Comme Ci Comme Ça!. Ma a stupire ancora è la performance della bionda vocalist che si supera nei vocalizzi celtici de Il Cantico Della Luna accompagnata solamente da un'arpa magica e trobadorica. Un disco di questo pregio e passato colpevolmente in sordina sui media necessita al contrario una adeguata e più ampia diffusione, capace come sembra di poter tranquillamente varcare i confini d'Oltralpe e là insediarsi; condividere, fare A Metà con quanti vorranno farsi contaminare è perciò il minimo che oggi ci viene richiesto. Ora però si sta facendo tardi, a minuit il faut rever et maintenant tu dors. Je reste ici... Bonne Nuit. Bisous.
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