martedì 11 novembre 2014

DON'T TAKE IT PERSONALLY

DON'T TAKE IT PERSONALLY
Niagara
- Monotreme Records - 2014

Quando il disincanto è alle porte e lo sguardo sul mondo contemporaneo si ingrigisce non resta che trovare rifugio altrove. I Niagara non ne fanno una questione di stato, non impongono diktat né si ergono a profeti di una felicità definitiva, ma si tuffano semplicemente a capofitto in un universo caleidoscopico e multisfaccettato che possa in primis rispondere alle proprie esigenze esistenziali. Davide Tomat e Gabriele Ottino, un passato comune nei N.A.M.B. e un presente fatto di costante sinergia creativa, rilasciano il secondo lavoro del loro nuovo progetto con questo in mente: concretizzare l'infinita vibrazione sonora racchiusa dentro sé in un tentativo di superamento del formato elettronico così come oggi viene inteso, ampiamente diffuso e, in sempre più numerosi casi, purtroppo banalizzato. Con una preparazione interdisciplinare di alto livello il duo piemontese rielabora trame melodiche e scelte tecnologiche in favore di un substrato compositivo profondamente acustico (Laes sopra tutti) - solo in un secondo tempo rivisitato (Else, il singolo Currybox, il rallentato crescendo di sospesa glacialità prodotto da Popeye) e corretto da strumenti analogicamente elettronici - che sappia restituire l'umanità ai macchinari usati in sala di incisione e riproposti con naturale disinvoltura in sede live. L'equilibrio tra uomo e macchina non è mai messo in pericolo. Quando il vibrato pulsare di JohnBarrett rilascia le sue prime oniriche frequenze e ci introduce nella dimensione atemporale di DON'T TAKE IT PERSONALLY risulta infatti chiaro come il personale tentativo di ricerca stilistica cominciato con il precedente OTTO confluisca oggi in una varietà di temi capace di autorigenerarsi e spaziare dalla fascinosa operosità sintetica su cui poggia FatKaoss alla torbida fluidità trip hop della quale è imbevuta Speak&Spell. Ciò che ne deriva è un diffuso senso di sognante abbandono in cui la nostra coscienza viene proiettata, cullata da una minimale, seppur enfatica, immediatezza che raggiunge l'apice nella conclusiva Bloom senza mai risultare stucchevole o artificiale. Parlare di innovativa forma di easy listening forse è ancora prematuro, ma tra le righe è piuttosto facile scorgere a orecchio una deliziosa forma d'arte capace di ridefinire l'essenza del genere per porsi come possibile futuro termine di paragone. Estroso, ma non eccentrico. Sofisticato, ma mai pretenzioso. La deriva cinematografica del cd è poi l'asso nella manica del dinamico duo Tomat-Ottino che come in una vagheggiata nuova età dell'oro lima, filtra, taglia e cuce landscapes sonori autosostenibili e assimilabili a una presa di coscienza che è manifesto del proprio sentire. Il coraggio di immaginare un progetto dal taglio internazionale partendo una volta ancora dal collettivo Superbudda di Torino merita perciò attenzione e supporto. Nuovi disciplinati strumenti per correggere le miopie uditive del Millennio sono in fase di studio nel laboratorio sabaudo; tecnici preparati vi lavorano alacremente coinvolgendoci a briglia sciolta.

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