venerdì 28 novembre 2014

RADICI

RADICI
Francobeat
- Brutture Moderne - 2014

È un nuovo orizzonte di bellezza altra quello contemplato dal flusso disordinato di pensieri e racconti generati, raccolti e donato ai posteri da RADICI. Il suggestivo progetto musicale patrocinato dall'intervento di un inizialmente disorientato Franco Naddei, figura di spicco per tutto il circuito musicale romagnolo, nasce in realtà dalla folle intuizione di Elisa Zerbini, educatrice presso la residenza per disabili mentali "Le Radici" di San Savino, piccolo borgo malatestiano sulle colline riminesi non troppo distante da San Marino. Dopo aver colto il potenziale espressivo e immaginifico espresso con una naturalezza fuori dal comune dagli ospiti della struttura in cui lavora, la giovane operatrice approccia il lungimirante musicista e propone una collaborazione che sia in grado di coniugare passione e spontaneità, meraviglia e stupore. "Avevo di fronte un patrimonio poetico da cui volevo essere invaso - racconta Naddei - Volevo mettermi in bocca quelle parole, quelle immagini surreali, taglienti, amaramente gioiose, scritte da gente pronta a barattare in qualsiasi momento una strofa felice per una sigaretta." Concetti, ragionamenti, discorsi che hanno il loro caleidoscopico senso d'essere nella continua rifrazione imposta dalla malattia mentale. Una esposizione che da semplice flusso costante diventa poi motore unico di mondi apparentemente solitari, chiusi e finiti in sé, risoluti come un punto, ma che all'improvviso deviano ed entrano in contatto fra loro, spesso cozzando l'un l'altro, fino a sprigionare una energia complessa e affascinante nella sua irripetibilità. Stimolo e terapia. Mai distanza. Laddove poi il linguaggio si rivela insufficiente per esprimere un campo della vita mentale che esula dalle potenzialità della parola ecco intervenire proprio la musica; sia essa il folk sghembo di Belluno oppure il cantautorato fiabesco de Il Principe E La Donzella che non disdegna incursioni nelle cantilenanti filastrock-e esistenziali esemplificate dall'intensità agrodolce di Io Ero Bellissima. Attraverso la sua peculiare capacità di esprimere l'inafferrabile essa supera la difficoltà della differenza, annulla i muri di silenzio e rivela l'insondabile. Una prerogativa che mette i brividi quando indirizzata verso la lucidità sgangherata di Pillole; che non è scostante disagio, ma specchio di una condizione umana talmente chiara e trasparente da risultare radicalmente espressiva e unica nella sua purezza priva di sovrastrutture e maschere. Così, se per noi Le Mie Meraviglie risultano essere anomalie dell'esistenza per gli ospiti sono il carburante essenziale da cui trarre naturale energia vitale tanto per la mente quanto per il corpo. E allora per una volta il mondo cambia marcia, va al rovescio, si capovolge e gira al contrario mentre gli ultimi davvero diventano primi e si assaporano piccole gioie quotidiane nei ritmi da disco-balera di È Bella La Pioggia. Un universo in cui Francobeat si è immerso candidamente: non più Piccolo Principe esploratore, ma essere umano inter pares, diverso fra i diversi, uguale fra gli uguali. Nel disarmante brain storming di irrazionale logicità creativa, reminiscenza di quella temporalità che esiste solo per chi non ha ricordi.

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