giovedì 27 novembre 2014

PIETRAIA

PIETRAIA
Kabikoff
- Sinusite Records - 2014

Qui ci sono sette anni di pura energia repressa, lasciata pericolosamente (e volutamente) fermentare nel corso di una attesa troppo lunga. Poche storie: per quanto ci riguarda PIETRAIA è l'ultimo grande album di inediti targato 2014. In Italia e all'estero. Il corrosivo crossover dalle mille sfaccettature che già come Museo Kabikoff la band del tenace Alberto N.A. Turra - unico sopravvissuto della line up originale - aveva proposto grazie alla camaleontica performer Chiara Castelli, è mutato una volta ancora. In primis, Kia non fa più parte della partita dopo aver deciso di percorrere altre strade musicali legate a un suono profondamente elettronico, ma pur sempre umanamente sostenibile, in cui l'analogico si sposa alla perfezione con l'ingegnosità sua e del polistrumentista Kole Laca; seconda di poi, l'ingresso in pianta stabile del nuovo cantante Kino Deregibus ha contribuito a irrobustire - se mai ce ne fosse stato bisogno - l'attitudine in your face da sempre peculiarità del combo milanese. Una vena hardcore capace di iniettare nella proposta musicale della band, sempre almeno due passi avanti rispetto alle mode del momento, un dinamismo e una rabbiosa potenza dinamitarda abili nello sgretolare e mandare in frantumi ogni certezza fino ad oggi accumulata. Una sassata violentissima in piena fronte, capace di farci sanguinare copiosamente. E di lasciarci una cicatrice perenne; monito e avvertimento. Una esistenza quella dei Kabikoff che è valvola di sfogo per il talento del già citato Turra e dell'affiatata sezione ritmica composta da William Nicastro (Rezophonic, Max Zanotti) e Sergio Quagliarella (Mamud Band); una entità compatta, come un pugno chiuso, in grado di archiviare difficoltà personali e nascondere miserie esterne, abile nell'approcciarsi a un melting rock meticcio e aggressivo al punto giusto. Ci pensa Pupilla a rendere evidente tutto quanto, nella sua scattante e muscolare guerra di nervi che ci salva dall'abisso dell'appiattimento culturale insinuatosi fra la gente. Si ridefiniscono i contorni, quasi fosse un nuovo entusiasmante esordio, con un approccio strumentale eloquente, enfatizzato dall'irruenza di Kino, "controllatamente" allo sbando, controversa e salvifica. Fobie (Polpa), incubi (inQura), ansie, angosce: non mancano motivi per sprigionare una energia esplosiva proveniente direttamente dai bassifondi della società, ma più ancora da quelli dell'anima. La visceralità -core che a suon di metal, funk, prog, punk e molto altro ancora si fa largo tra le nove canzoni di PIETRAIA manifesta un disagio e una verve ugualmente simbiotiche, efficaci per far emergere in tutta la sua prorompente e spigolosa espressività l'insofferenza posta come condizione sine qua non per far compiere al rock la sua missione primaria: quella di agitare e scuotere le coscienze. Una lezione difficile da portare a termine, che non necessariamente i grandi, ma solo chi ci crede davvero è in grado di realizzare nel miglior modo possibile; un compito non meritevole di restare chiuso in un museo, ma che chiede piuttosto di essere affrancato da dogmi e sicurezze, dando il là ad una forma d'arte che non è celebrazione, ma vita. Anzi, che è celebrazione di vita. Insomma Kabikoff, bentornati!

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