martedì 18 novembre 2014

PIENA

PIENA
Tommaso Tanzini
Stop Making Sensible Records - 2014

Ore 10:30 del mattino di una giornata novembrina. Il freddo è particolarmente pungente oggi. La brina imperla ancora la monovolume nella corte mentre la strada digrada leggera verso la pianura, curva dopo curva. Hanno detto che c'è stata l'alluvione giù da basso. Qui siamo stati dei miracolati a sentire quanto raccontano riguardo ciò che è avvenuto tra Firenze e Pontedera. Ma anche il Casentino e la Maremma con Grosseto in testa non se la passano affatto bene. Ci sono state vittime in numero imprecisato. Hanno visto decine, centinaia di volontari scendere nelle strade per dare una mano e due braccia al fine di mettere in salvo il recuperabile e recuperare il salvabile. Li hanno chiamati angeli del fango; sono in prevalenza giovani, liceali e universitari, mobilitatisi per una causa comune che non ha né colore né bandiera. Sono in tanti; operativi lì, in quell'autunno del 1966, testa china e fiato corto. Faticano per liberare dall'acqua abitazioni e palazzi mentre il fango solidifica nei campi e incrosta strade, libri, vite. Come quella di Tommaso Tanzini, giovane pisano classe 1986 che di quel disastro idrogeologico consumatosi quattro lustri prima il suo concepimento non fu testimone diretto e nemmeno conseguenza consolatoria. Eppure nel suo esordio discografico, dopo l'esperienza chiusa anzitempo con i Criminal Jokers e quella sempre attiva con l'orchestra afro-beat Sonalastrana, c'è la stessa precarietà delle cose emersa prepotentemente dalle acque dell'Arno, per una volta causa di lutti e non più custode di storia. PIENA è il disco di un'anima inquieta infatti, dove l'ascolto e la composizione di ogni singola musica non hanno nulla a che spartire con la velocità di questi anni di consumistica liquidità artistica. È il rifugio per i propri pensieri e lo zibaldone di visioni personalissime sulla realtà che li circonda nonché sul proprio io in cui trovano fertile terreno decine di sollecitazioni e impulsi. Anche quando indolentemente invase da frustrazioni e pigrizie militanti. Lo testimoniano già le prime note de L'Immagine, opener in cui la distorsione di una fede testimoniata male dal suo ministro e interpretata anche peggio spalanca le porte del proprio mondo senza mai inventare spazi nuovi, ma semplicemente occupando quelli preesistenti. Che poi - a ben guardare - il tutto non si conclude in un semplice e improduttivo ripiegamento interiore; la ricerca di dialogo, la tensione allo scambio reciproco, lo sguardo rivolto all'esterno sono infatti una costante che si ripresenta lungo tutto il percorso sonoro tracciato dall'album e non solo nella successiva La Tua Tranquillità, sintomo evidente di una urgenza viva e in continuo movimento che, come un fiume per l'appunto in piena, inarrestabile e travolgente, ricerca uno sbocco naturale dove riversare tutta la propria energia. Un diario di bordo che si identifica perciò in un faticoso percorso umano scandito a più riprese da molte mirate parole e pochi funzionali suoni elettroacustici, motivo di sospensione e riflessiva poetica. Una educazione sentimentale in ultima analisi, che rifugge la solitudine, esorcizza il dolore e fissa una rarefatta immagine di sé, incerta, ma volenterosa storia di insondabile malinconia in cui specchiarsi.

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