giovedì 16 giugno 2011

12-06-2011
- VERDENA live @ Magnolia -
Segrate (MI)

Eccoci così all'ultimo live della giornata e di questo MiAmi 2011 che già solo nel corso di questa domenica ha offerto ben 19 concerti (su un totale di 49 nell'arco di tre giorni) lungo quelle che solitamente sono le ore di una faticosa giornata lavorativa.
Vero, lunedì ci sarà ancora un momento di incontro e poesia grazie alla presenza, fra gli altri, dell'icona Federico Fiumani presso il circolo Arci Bellezza di Milano; tuttavia il clou sta arrivando. Reduci da un tour ricco di sold out, i Verdena bazzicano fin dal pomeriggio gli spazi del Magnolia, ad ascoltare colleghi, confusi tra il pubblico, riconosciuti da pochi a caccia di foto e autografi. Li perdiamo di vista sul far della sera, man mano che gli istanti precedenti alla loro esibizione si avvicina e la concentrazione richiesta aumenta. Ma sappiamo dove e quando li ritroveremo. Il palco principale li attende per le 23. Già durante il live di Cesare Basile di qualche ora prima, in transenna si trovavano ragazzi e ragazze con le t-shirt della band di Albino, decisi a mantenere la posizione fino all'arrivo dell'ora X. Noi si rincula nella pancia del parterre, leggermente spostati sulla sinistra. Apprezziamo i Verdena, ma non siamo fan della prima ora. Negli anni però la loro crescita è stata esponenziale e pure le ultime prove in studio sono lì a dimostrarlo: giusto che davanti ci siano i loro veri cultori; corretto che anche per chi li segue con meno foga ci sia ugualmente posto per goderseli nel miglior modo possibile. Anche questa sera la scaletta pescherà a piene mani nell'ultimo ottimo doppio album WOW?

Beh, data la bontà di uno fra i pochi doppi album italiani convincenti, come potrebbe essere altrimenti? Scendono le luci, sale l'incitamento. Quattro figure salgono sul palco. Niente chitarre, ma ben due tastiere per il primo pezzo: Miglioramento è ugualmente una botta sonora davvero notevole che il pubblico gradisce senza mezzi termini, segno di come le novità del doppio cd siano state ampiamente metabolizzate. E dalle retrovie ecco muovere verso le prime file numerosi ragazzi diretti a rimpolpoare e serrare ulteriormente il già nutrito parterre che è venuto radunandosi negli ultimi minuti precedenti il live. Si procede senza chitarre anche con la successiva Il Nulla Di O., breve e straniante tra continui arpeggi alle tastiere, mentre su Rossella Roll Over è il prezioso quarto uomo Omid Jazi a dare il suo contributo alla sei corde visto che Alberto Ferrari trova anche in questa occasione perfetta collocazione al piano elettrico, defilato sulla sinistra del palco, con una Roberta Sammarelli sempre molto carica cui spetta invece il compito di occupare lo spazio solitamente destinato al frontman.

Ci vuole la sorpresa L'Ora È Buia perché Alberto torni ad imbracciare la sua Gibson ES335 liberando così Roberta ad un potente headbanging giusto qualche istante prima di calmare, ma solo apparentemente, le acque con un classico tratto da IL SUICIDIO DEL SAMURAI, quella Phantastica nervosa e ricca di meravigliosi sbalzi emotivi che, oggi come sempre, viene spinta dalla tonante batteria di Luca e dai cori di tutti quanti. C'è un Cristo che sanguina, ma pochi paiono prestar attenzione. Come per i ManzOni, l'intercambiabilità fra i vari componenti, fatto salva la posizione inamovibile del più giovane dei Ferrari dietro le pelli, regna sovrana da queste parti. Per Badea Blues troviamo così Alberto al basso, Omid alla chitarra e Roberta alle tastiere; a differenza della versione in studio, sembrerà strano vista la differenza di organico, pare di percepire influenze pearljamiane del primissimo periodo, proprio quello di TEN per intenderci, tra i solchi di una Wash più lisergica e quelli di una Black meno visionaria e descrittiva, amalgamate e filtrate dalla stessa malinconia.

Piano elettrico per Omid, chitarra per Alberto, basso per Roberta, Luca sempre un metro dietro tutti; Nuova Luce e il contaminato afflato prog di Lui Gareggia si rivelano utili per preparare il terreno a Caños, primo atteso estratto dall'ottimo REQUIEM, accolta da un boato liberatorio presto incanalato nel prevedibile coro che l'accompagna. Anche Logorrea procede rock e cattiva in questa direzione, metà esatta della setlist odierna di un impressionante concerto che si sta rivelando minuto dopo minuto, canzone dopo canzone, un autentico successo, tra schiaffi psichedelici, gusto per le sfuriate soniche e costruzioni melodiche sempre precise e di forte impatto. Ottimo l'audio, gestito dal fido Brujo in cabina di regia, coinvolgenti le canzoni proposte. Il killer riff di Muori Delay, seppur leggermente anticipato rispetto alla sezione ritmica, è l'ennesimo momento di esaltazione collettiva, nel parterre ovviamente, ma pure sul palco; Alberto e Roberta letteralmente scatenati con in mano i propri strumenti "naturali" trovano in Luca l'aggressiva e naturale controparte, perennemente intenta a schiantare tamburi e grancassa. Altri due momenti di diversa natura tratti da WOW: la pastorale Tu E Me viene eseguita all'acustica con i suoi tanti rimandi ad atmosfere care a John Paul Jones poi il drumming serrato di Canzone Ostinata rilancia un rock psichedelico che non disdegna di omaggiare nell'uso della voce i Beach Boys di Brian Wilson. Da qui in poi, fatta eccezione per È Solo Lunedì che deve ancora assurgere a quel ruolo avendone tranquillamente le caratteristiche, è una sequenza di hit (sì, perché anche il rock di questo scorcio di millennio ne ha!) ed entusiasmanti nuove proposte, immediate ed orecchiabili pur non poggiando sulla classica alternanza strofa-ritornello.

Si parte con il giorno delle streghe di Angie, incontriamo Razzi, Arpia, Inferno E Fiamme, meditiamo sull'ampio respiro della solare Scegli Me, osserviamo impazzire tutti quanti (pure i due Ferrari che, al termine del pezzo in questione, si manderanno per un istante a quel paese con la grazia che solo i fratelli possono avere) per la comparsata dello storico Valvonauta, veniamo travolti dal ruggito grunge della macchinosa Don Calisto e saltelliamo sospinti dall'accattivante ritmo british, con tanto di urletti wilsoniani, di Loniterp, cui si affiancano atmosfere ben più stranianti à-la, sì, a-là Verdena, marchio di fabbrica, che piaccia o no, ormai consolidato e DOCG. Ottima sequenza, non c'è che dire. La pausa a questo punto è doverosa. Ma non dobbiamo attendere molto affinché dal palco i quattro tornino a deliziare le centinaia di persone accorse (sì, è il buon Fabrizio Lavoro ad esserci passato davanti). È l'ultimo sforzo. Elefante è una mazzata; roboante, vorticosa e avvolgente, vede la band macinare ancora chilometri di decibel, triturarli e darli in pasto ai fan. Poi la quiete e un bel Sorriso In Spiaggia, anzi due, con un pianoforte molto Queen che consegna agli annali del MiAmi 85 minuti intensi, senza cali di tensione ed attenzione; volti stremati e felici ovunque, anche in pista con il dj set (... Mistero di Enrico Ruggeri!?!). La Musica è passata di qui. Il tour dei Verdena anche a casa vostra.

Andrea Barbaglia '11 

Nessun commento:

Posta un commento