22-06-2011
- MARLENE KUNTZ live @ Magnolia -
Segrate (MI)
Diciamoci la verità: RICOVERI VIRTUALI E SEXY SOLITUDINI non è piaciuto. Almeno a noi. Destinato forse a scomparire presto nel dimenticatoio della geografia discografica della band cuneese, non tanto per i brani in sé e per sé, né per le sempre indovinate e ricercate liriche ad opera di Cristiano Godano, ma piuttosto per le soluzioni scelte a livello di produzione, piena, arrotondata, pop, aspettiamo il trio Godano-Tesio-Bergia al varco live, occasione che tante soddisfazioni ha dato dal 1989 ad oggi. È da tempo che la volontà di rivederli si scontra con l'impossibilità di farlo e sappiamo di aver perso almeno un paio di tour notevoli, come quello successivo all'uscita dell'allora vituperato UNO, tra i migliori album invece della band, e del quale avremmo saputo sicuramente apprezzare dalla prima all'ultima nota. Sed tempus fugit. Ormai siamo nel 2011, con il nuovo tour estivo alle porte; anzi, in partenza proprio quest'oggi. E noi? Noi siamo con loro. Raggiunte prima fila e transenna con disinvoltura dopo le performance introduttive di Manuel Lieta e degli Encode, attendiamo con vera trepidazione l'entrata in scena della band piemontese mentre accanto ci si posizionano fans, se non della prima, quantomeno della seconda ora, così come nuove leve che domandano informazioni su di loro. Non dobbiamo pazientare molto perché inizino le danze.
Una classica introduzione strumentale, con Godano intento ad armeggiare sulle corde della Stratocaster con una bacchetta della batteria, precede la nuova Oasi, per un'apertura tutto sommato soft, ragionata, ben presto compensata dall'inusuale scelta di affidarsi a Due Sogni, fluttuante e carnale, tratta da quel CHE COSA VEDI di undici anni prima, con Davide Arneodo ad alternarsi tra tastiere e violino, e, qualche minuto dopo alla sempre aggressiva A Fior Di Pelle. Non scopriamo certo questa sera la potente quadratura ritmica di Luca Bergia, piuttosto fa piacere constatare come il buon Lagash, oggi come oggi, sia perfettamente inserito nel sound Marlene, con le sue plettrate tonde libere di amalgamarsi con le rasoiate delle chitarre, mai dome e sempre nervose. Gli applausi continuano anche più fragorosi per la storica Retrattile, tra i must cantati a squarciagola quasi fossimo stati catapultati all'improvviso nel glorioso 1996, e per Cara È La Fine, inconsapevole (?) fonte d'ispirazione, almeno così crediamo, per i giovani Verdena, con la Les Paul di Riccardo Tesio e la Firebird di Godano ad alzare un muro di suono invalicabile.
Le morbide atmosfere di Infinità giungono così al momento giusto per carezzare le orecchie e cullare i più romantici, dolce porto sicuro per capitani allo sbando quando, parafrasando il poeta, il naufragar diventa dolce in questo mare. Un altro approdo, meno accogliente e più effimero, compare comunque di lì a poco: è il moderno Ricovero Virtuale costruito per l'occasione dal quintetto e impreziosito dal gran lavoro di Arneodo che tra violino, per la verità coperto dagli altri strumenti come per gran parte del concerto, cori, mandobird e tastiere non ha un attimo di respiro mentre Godano si rivela protagonista di una prova maiuscola, andando ad irrobustire il brano di apertura dell'ultimo cd con una magistrale interpretazione. La stessa che peraltro scorgiamo per la successiva Paolo Anima Salva, perla cantautorale che si riallaccia all'esperienza di UNO e ci traghetta proprio verso i lidi dell'affascinante Fantasmi, tra i migliori nuovi classici della band. Ora all'acustica, Godano movimenta un brano già di per sé in crescendo, con le percussioni di Arneodo e la batteria di Bergia a scandire il tempo marziale attraverso cui si sviluppa. Pornorima cambia le carte in tavola a 360°, a partire da quell'ironico testo cantato in falsetto, e già metabolizzato su cd, che tuttavia acquista in sede live una carica ben più elettrizzante, a tratti erotica; l'intelligente critica alla superficialità dei farisei dell'indie rock che ostentano senza dignità alcuna la loro vacuità diventa così trampolino di lancio per uno dei classici della band.
Ape Regina avanza come sempre tonante, maestosa e regale, tra immaginarie ali di folla adoranti che ne declamano vizi e virtù, inebriate dal nettare rilasciato dalla creatura richiamata in vita nei quasi 10 minuti che la riguardano, tra distorsioni soniche, pause vibranti e massicci suoni percussivi. Sferraglianti svisate metalliche annunciano invece l'altrettanto attesa Sonica mentre in Notte è il basso di un sempre più accomodante Lagash a farla da padrone, consentendo a tutta prima che il violino di Arneodo non venga nuovamente "mangiato" dagli altri strumenti, e che, in seconda battuta, si dia ampio respiro al dialogo fra le chitarre. Qua ha termine la prima parte del live, dopo un'ora e un quarto di concerto, tra le urla ampiamente diffuse di chi vorrebbe ascoltare già a questo punto della serata Nuotando Nell'Aria. Marlene così torna on stage. La prima parte de La Canzone Che Scrivo Per Te vede il solo Godano alla voce, armato di acustica e supportato dai cori del pubblico; poco alla volta ecco entrare violino, basso, Tesio e Bergia a dar man forte per quello che oltre ad essere stato un riuscito duetto tra la band e la frontwoman degli Skunk Anansie, la sempre entusiasmante Skin, si conferma emozionante love song senza tempo. A proposito di evergreen ecco Musa: le prime note di piano, anche senza il tocco di Paolo Conte, sono inconfondibili e un pò sorprende che, dopo le dozzinali critiche ai tempi della sua uscita, quanti stasera si trovano sotto il palco la cantino al pari dei successi fino a questo momento già ascoltati.
Rapido cambio di chitarra per Godano e quello che è uno dei pezzi più emozionanti e old school di RICOVERI VIRTUALI E SEXY SOLITUDINI fa capolino anche questa sera: Vivo, con il sempre delicato tema riguardante i pro e i contro dell'accanimento terapeutico, ci rimanda fin dai primi ascolti su cd alla storica One dei Metallica, non certo nelle sonorità, ma per quel filo rosso che unisce due storie tremende, così distanti eppure, in ultima analisi, tanto speculari. Brividi dunque. E a proposito di miserie umane ecco la catartica riflessione sui dolori sentimentali di Uno, confessione di un Amore troppo grande per poter (r)esistere. "Grazie a tutti! Grazie amici! Grazie! Buona serata, grazie!" L'affetto caloroso dei fans viene ripagato dal secondo ritorno sul palco di Marlene che a questo punto spara una doppietta tratta dall'ultimo cd. La denuncia de L'Artista e il moto perpetuo de Io E Me (grande Lagash!) rivelano un'attitudine e suoni rock maledettamente aggressivi che in studio sono stati un pò penalizzati dalla produzione tonda di Howie B; trovare il giusto abito nella dimensione live è tuttavia la migliore delle operazioni che una canzone possa subire, scrollandosi di dosso polvere e plasticità come se si stesse... Nuotando Nell'Aria. Ultimo brano di queste due ore meneghine senza cedimenti, il secondo estratto di CATARTICA è uno dei tanti motivi che cementa una volta ancora l'indissolubile legame tra la band piemontese e i suoi ammiratori, spesso critici, ma sempre pronti a sostenerla macinando chilometri, acquistando cd e affollando concerti. Altri probabilmente detengono l'effimero scettro di numeri uno; ...ma, ma, Marlene è la migliore.
Andrea Barbaglia '11
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